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L'indomani dell'indagine
Terremoto politico a Paternò per l’inchiesta “Athena”. Pd Sicilia: «Spaccato preoccupante»
La procura etnea si prepara a presentare ricorso al Riesame
Il coinvolgimento del sindaco di Paternò Nino Naso e dell’assessore Turi Comis, insieme all’ex consigliere comunale ed ex assessore Piero Cirino (con gli incarichi svolti nella passata legislatura, la prima di Nino Naso), nell’operazione antimafia “Athena”, a Paternò, hanno scatenato un terremoto politico.Nonostante il primo cittadino e l’assessore Comis non abbiano ricevuto nessun provvedimento da parte del Gip del Tribunale etneo, che ha ritenuto la loro posizione, per la configurazione del reato di voto di scambio politico-mafioso, non penalmente rilevante, perché, le prove non sono sufficienti e mancano indizi di reato; per il Gip manca la dimostrazione dell’effettiva esistenza di una “negoziazione elettorale contra legem”, gli effetti e gli echi dell’indagine si sono fatti subito sentire. Dal Pd Sicilia: «Spaccato preoccupante».
La dichiarazione
«Sono estraneo a tutta questa vicenda. Sono sbalordito rispetto a quello che sta succedendo – ha dichiarato il sindaco Nino Naso, commentando la notizia -. Non so nulla. Sono fuori da tutto questo. Confido pienamente nel lavoro della Magistratura. Quanto accaduto è qualcosa che mi lascia profondamente amareggiato. Io non ho mai avuto incontri con nessuno e non ho mai avuto rapporti con nessun esponente della criminalità organizzata. Non so nulla di quanto mi si voleva contestare.. Apprendo, sempre attraverso gli organi di stampa, che il Giudice per le Indagini Preliminari ha rigettato la richiesta di misura cautelare avanzata dalla Procura. Confido, pertanto, che questa vicenda possa a breve concludersi e, nelle more, mi permetto di invitare le opposizioni -ed anche la stampa- ad un maggiore rispetto, del provvedimento emesso dal Gip, il quale esclude responsabilità penali a mio carico».
L’indagine
Al centro dell’indagine finisce una intercettazione effettuata nel corso di un brevissimo incontro tra Cirino, il sindaco Naso e il capo clan dei Laudani, Vincenzo Morabito, avvenuta il 14 aprile del 2021. Nel corso dell’incontro, avvenuto nel magazzino di Cirino, Morabito, in tono ossequioso ha chiesto al sindaco, se era possibile inserire due persone, all’interno della Dusty, ditta che in città si occupa di raccolta e smaltimento rifiuti. Il sindaco non si è pronunciato in maniera categoricamente positiva, evidenziando il caos del momento. Ma due personen(secondo i magistrati proprio quelli indicati da Morabito) il 22 e il 29 luglio sono state assunte alla Dusty, con contratto a tempo determinato.
Coinvolto anche un assessore
Respinge ogni accusa anche l’assessore Turi Comis che evidenzia: «Non ho fatto nulla, sono sereno e tranquillo. La Magistratura farà il suo lavoro. Quando gestivo la sala da barba entravano tanti clienti e con tutti parlavo, anche scherzando, anche nel periodo della campagna elettorale. Vorrei capire come si può montare un caso così senza nulla – dice ancora Comis -. Ci voglio fatti e riscontri reali. Io esco solo con la mia famiglia, non frequento locali pubblici e persone, difficilmente parlo al telefono. Sono estraneo a tutto. Ripeto per indagare qualcuno non occorrono chiacchiere da barberia, ma fatti. Mi dispiace se questa vicenda possa incidere negativamente sulla mia città, mi dispiace per eventuali giudizi negativi. Chi mi conosce e sa chi sono, non ne avrà dubbi sulla mia persona. Se la mia colpa è aver fatto per 30 anni il barbiere e conoscere tante persone, vuol dire che siamo tutti soggetti a rischio».
Per quanto riguarda l’assessore Comis, gli investigatori avrebbero intercettato discussioni, all’interno della barberia dell’Amministratore, tra lui e l’esponente della criminalità organizzata Natale Benvenga, con quest’ultimo che si dichiarava apertamente sostenitore di Comis per la campagna elettoraleIntanto, sul caso, decisa la reazione dei partiti locali del Pd e di Fdi che chiedono chiarimenti ai due Amministratori. La vicenda, comunque, per i due amministratori potrebbe non essere completamente conclusa visto che la Procura etnea si prepara a presentare ricorso per il riesame, contro il rigetto della richiesta di ordinanza di custodia cautelare del gip.