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Da Siracusa a Gela ecco il nuovo Piano sugli ospedali in Sicilia tra le “pressioni” su Schifani
Assicurati i fondi per le due città siciliane in cui sorgeranno nuove strutture ospedaliere. Cautela sull'Ismett
Non colpi di forbice scriteriati, o magari condizionati da una visione “palermocentrica” della sanità siciliana. Ma «una precisa scelta politica» che «garantisce tutti territori» in una logica di attenta «valutazione» dei costi degli investimenti, privilegiando quelli che rispondono al «potenziamento del sistema sanitario pubblico», quello cioè più prossimo ai cittadini. Il governo di Renato Schifani ha le idee chiare. E non tutte corrispondono a quelle di chi l’ha preceduto. Così, ieri mattina, a Palazzo d’Orléans non è passato inosservato l’approfondimento del nostro giornale sulle infrastrutture sanitarie in cui si dimostra che la coperta del Fsc è troppo corta per poter avvolgere la più volte evocata «continuità» con le scelte di Nello Musumeci, piuttosto chiaro nel rivendicarle in un’intervista.
Fondi per Siracusa e GelaSì, ma adesso Schifani che fa? Un buon digestivo per smaltire quelli che dal suo entourage definiscono «colpi bassi nascosti da un finto profilo istituzionale». E poi continua sulla sua strada. Con degli input ben precisi all’assessora Giovanna Volo e a Salvatore Iacolino, dirigente generale della Pianificazione strategica, in assoluto la persona più fidata per il governatore in materia di sanità, ma anche a Vincenzo Falgares, capo della Programmazione. Così, ad esempio, c’è una linea già tracciata sui fondi della Coesione. Vero è che i 250 milioni assegnati all’area tematica “Sociale e salute” non bastano per finanziare i due interventi (222,8 milioni per l’Ismett 2 di Carini e 130 milioni per il nuovo ospedale di Gela) sui quali il precedente governo aveva deliberato impegni di spesa a valere sul Fsc 2021/27. I soldi per la struttura gelese ci saranno, rispettando quasi per intero l’importo dell’investimento previsto.
Così come per il nuovo ospedale di Siracusa. Sul quale, proprio ieri, la Presidenza «smentisce le voci infondate e strumentali diffuse in questi giorni circa la mancata costruzione». Proprio negli stessi minuti in cui il ministro Musumeci, in visita ad Augusta, risponde così ai cronisti: «Tutti sanno che io da presidente della Regione mi sono battuto per avere a Siracusa un nuovo ospedale. Quello che è accaduto dopo non chiedetelo a me perché rischierei di addentrarmi su un terreno scivoloso e polemico». In questo caso non c’entra il Fsc: è agli atti una precedente copertura con i fondi nazionali del cosiddetto “articolo 21” (200 milioni), che andrebbe confermato, ma bisogna trovare altri 147 milioni per coprire i maggiori costi dell’opera. Il sindaco Francesco Italia continua a dirsi fiducioso: «Mi hanno dato delle garanzie alle quali non ho alcun motivo di non credere». E infatti è stato rassicurato dal deputato regionale forzista Riccardo Gennuso, in assoluto il siracusano più vicino a Schifani: «Ci sono altri fondi nazionali». Lunedì mattina il governatore a Siracusa illustrerà l’exit strategy.
«Cautela» su Ismett 2Ma torniamo al plafond della Coesione. Se dei 250 milioni per la sanità almeno un centinaio dovessero essere stanziati per l’atteso nuovo ospedale di Gela, resterebbe ben poco per il progetto-simbolo della sanità nella scorsa legislatura: l’Ismett 2. E il punto di caduta non è che ci sarebbe soltanto una parte dei quasi 223 milioni promessi ai partner privati – gli americani di Upmc e la fondazione Ri.Med. – ma anche che mancano altri 176 milioni già definanziati nella riprogrammazione del Dupiss (Documento unitario di programmazione degli investimenti sanitari in Sicilia).E qui si capisce il senso della «rivalutazione» in corso nel governo regionale. Schifani, pur infastidito dalle «pressioni di esponenti politici, talvolta anche sopra le righe» di cui riferiscono i suoi, sul tema Ismett resta laico. E, soprattutto, professa «cautela». Certo, sul suo tavolo ci sono le polemiche dimissioni del cardiochirurgo Giovanni Ruvolo, marito della deputata forzista Margherita La Rocca, dal cda di Ri.Med., l’altro braccio scientifico del polo in costruzione a Carini, con una lettera in cui si ricordano, al netto dei veleni politici, anche gli inviti dei vertici della fondazione a cui il governatore non avrebbe risposto. Schifani, di qui a breve, andrà a visitare il cantiere del centro di ricerca biomedica, così come non c’è alcuna preclusione a incontrare i soci di Pittsburgh. Partendo però da una riflessione di fondo sui costi dell’operazione. I benefici di Ismett 2 e centro di ricerca biomedica Ri.Med., in uno studio del Battelle Memorial Institute più volte citato dall’ex assessore Ruggero Razza, sarebbero di 513 milioni (fra impatto diretto, indotto e tributi regionali e statali), con una stima di 4.156 posti di lavoro.
L’investimento complessivo della Regione per l’Ismett 2, però, si attesta sui 380 milioni, che gli americani – come apprende La Sicilia da fonti romane – potrebbero anche in gran parte reperire dalla quota nazionale del Fsc. Interlocuzioni, in questo senso, ci sarebbero state anche con i ministri Raffaele Fitto (Sud) e Orazio Schillaci (Salute), con più di uno spiraglio positivo, considerando che il Polo mediterraneo della ricerca di Carini potrebbe rientrare, come rivelato dallo stesso Musumeci, nel Piano Mattei allo studio di Palazzo Chigi.Se fosse così, le casse della Regione respirerebbero. Anche perché, agli eventuali costi dell’infrastruttura bisogna aggiungere i costi della convenzione con Ismett, pari a circa 117 milioni per una struttura d’eccellenza mondiale che oggi a Palermo, oltre alle attività di formazione e ricerca di alto livello, garantisce appena 114 posti-letto senza un pronto soccorso. Di quanto dovrebbe lievitare il contributo regionale per gli altri 136 in programma nel nuovo sito di Carini, per i quali sarebbe comunque necessaria una deroga del ministero?
Investimenti sul pubblicoL’interrogativo dei vertici della sanità siciliana ci apre un altro sentiero. Forse il più importante, fra quelli del new deal. Sta infatti per concludersi il lavoro del tavolo tecnico sulla «rimodulazione della rete ospedaliera siciliana». Fra un paio di settimane una bozza sarà in teoria pronta per un confronto in commissione Salute dell’Ars. Ed è in questo piano del governo Schifani che si ritroveranno alcune delle scelte compiute in materia di edilizia sanitaria.A partire, ad esempio, dalle risorse – in tutto 1,1 miliardi – già riprogrammate per cinque progetti a Palermo. Quello a cui Palazzo d’Orléans tiene di più è il polo pediatrico d’eccellenza (nella foto grande fra le due pagine). Nel nuovo sito di Fondo Matacca, nei pressi del Cervello, con 200 posti-letto previsti, troveranno spazio tutte le specializzazioni pediatriche, compresa la cardiochirurgia oggetto della collaborazione fra Arnas Civico e il gruppo San Donato. Il tutto, in prospettiva, potrebbe diventare compatibile con il mantenimento di un’altra cardiochirurgia pediatrica di livello: quella di Taormina. Dopo la recente missione romana del dirigente Iacolino, su mandato di Schifani e Volo, il reparto del San Vincenzo ha ottenuto dal ministero della Salute la deroga per restare in funzione fino al prossimo 31 luglio, in attesa che al Civico di Palermo «si entri a regime».
Ma l’idea di cui si ragiona nella nuova rete ospedaliera è la coesistenza delle due cardiochirurgie, una come unità complessa e l’altra dipartimentale semplice. Per il nuovo popolo pediatrico di Palermo, l’ex Cemi il cui cantiere è fermo dal 2017, sono previsti in tutto 172 milioni d’investimento, gli ultimi 118 dei quali frutto di una riprogrammazione della giunta regionale, su proposta dell’assessora Volo, dei fondi nazionali dell’edilizia sanitaria previsti dal già citato articolo 20 della legge 67/1988.Dal medesimo plafond arriveranno i soldi per il massiccio investimento sulla sanità pubblica a Palermo. Fondato sulla premessa, citata nella delibera di riprogrammazione di 958 milioni del Dupiss da parte della giunta regionale, che «nell’area metropolitana di Palermo i presidi ospedalieri hanno mantenuto il sito e l’impianto originario». Quindi troveranno una nuova “casa” il Civico (l’attuale immobile risale agli Anni 30, ora ci sono 364 milioni previsti per demolirlo in parte e rifunzionalizzare il resto) e il Policlinico (struttura del secondo dopoguerra, il progetto prevede un nuovo sito nell’area del campus universitario di via delle Scienze con 348 milioni stanziati), mentre verrà realizzato il nuovo polo onco-ematologico Palermo Nord dove oggi sorge il Cervello con una spesa prevista di 240 milioni; altri 6 milioni, in aggiunta ai 20 già assegnati, serviranno a riqualificare l’ospedale Ingrassia.
Schifani, dunque, punta tutte le fiches del Dupiss sulla propria città. In considerazione del fatto che la Sicilia orientale, e Catania in particolare, è stata destinataria nell’ultimo ventennio di centinaia di milioni per nuovi ospedali. Ma anche avendo contezza che sugli 800 milioni di Pnrr per la sanità siciliana, programmati dal precedente governo regionale, fra ospedali e case di comunità, spoke e attrezzature, gli investimenti sono sbilanciati sulla parte orientale dell’Isola.Certo, ci sarà rivedere il rapporto privilegiato con Ismett e magari qualche rinuncia da fare su alcuni dei 42 interventi previsti nel recente passato. «Ma bisognerà spiegarlo alle comunità interessate, non a me», la felpata fatwa lanciata da Musumeci.m.barresi@lasicilia.it