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IL PROVVEDIMENTO DELLA DISCORDIA

Migranti, anche dalla Cassazione dubbi sul decreto Cutro: e sulla garanzia finanziaria interroga la Corte Ue

La decisione della Suprema Corte dopo i ricorsi del Viminale sulle mancate convalide dei trattenimenti

Di Redazione |

Le Sezione Unite Civili della Cassazione, in tema di migranti provenienti da Paesi sicuri e accogliendo la richiesta del Pg, ha emesso due ordinanze interlocutorie con le quali chiede alla Corte di Giustizia Europea di pronunciarsi in via d’urgenza sulla garanzia finanziaria di circa 5mila euro che un richiedente asilo deve versare per evitare di essere trattenuto in un centro alla frontiera in attesa dell’esito dell’iter della domanda di protezione. Le Sezioni unite erano chiamate a vagliare 10 ricorsi del Ministero dell’Interno sulle ordinanze con cui il tribunale di Catania (tra cui quella che fece discutere della giudice Iolanda Apostolico) non ha convalidato, nei mesi scorsi, i trattenimenti di alcuni migranti tunisini a Pozzallo, in applicazione di quanto disposto dal decreto Cutro.

In particolare le Sezione Unite Civili chiedono alla Corte Ue se le norme del Parlamento europeo e del Consiglio del 2013 «ostino», in tema di garanzia finanziaria, «una normativa di diritto interno». Una normativa che «contempli, quale misura alternativa al trattenimento del richiedente (il quale non abbia consegnato il passaporto o altro documento equipollente), la prestazione di una garanzia finanziaria il cui ammontare è stabilito in misura fissa (nell’importo in unica soluzione determinato per l’anno 2023 in euro 4.938,00, da versare individualmente, mediante fideiussione bancaria o polizza fideiussoria assicurativa) – spiega in una nota la Cassazione – anziché in misura variabile, senza consentire alcun adattamento dell’importo alla situazione individuale del richiedente, né la possibilità di costituire la garanzia stessa mediante intervento di terzi, sia pure nell’ambito di forme di solidarietà familiare, così imponendo modalità suscettibili di ostacolare la fruizione della misura alternativa da parte di chi non disponga di risorse adeguate, nonché precludendo la adozione di una decisione motivata che esamini e valuti caso per caso la ragionevolezza e la proporzionalità di una siffatta misura in relazione alla situazione del richiedente medesimo».

Le reazioni

L’avvocato Rosa Maria Lo Faro, difensore di sei dei 10 migranti che nei mesi scorsi erano stati trattenuti dal questore di Ragusa e poi liberati dal tribunale di Catania ha precisato che «con le ordinanze delle Sezioni Unite civili della Cassazione sono sospesi fino alla pronuncia della Corte di Giustizia Ue i 10 ricorsi presentati dall’Avvocatura dello Stato per conto del Ministero dell’Interno in merito alla mancata convalida da parte del tribunale di Catania dei decreti di trattenimento disposti dal questore di Ragusa per migranti tunisini in applicazione del cosiddetto decreto Cutro». Per la penalista «la Corte di Cassazione ha confermato i dubbi interpretativi che sono sorti dalla emissione del decreto Cutro. Qui in Italia le leggi non sono chiare, perché dovrebbero essere compatibili con le norme internazionali e non si capisce se lo sono. Per questo la Suprema Corte ha investito della questione la Corte Ue».

Secondo Giovanni Zaccaro, segretario di Area Democratica per la Giustizia – l’associazione che riunisce le toghe progressiste, «mentre il giudice di merito può disapplicare la norma italiana per contrasto con il diritto Ue, la Corte di Cassazione – se ha un dubbio sulla conformità fra norma italiana e norma europea – ha l’obbligo di proporre il rinvio pregiudiziale». Spiega ancora Zaccaro che «le Sezioni Unite non hanno smentito i giudici catanesi ma hanno confermato le criticità esistenti nel cosiddetto decreto Cutro e la possibile contrarietà alla normativa europea».

La presidente di Magistratura democratica Sivia Albano afferma invece che «la decisione delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione conferma che gli attacchi nei confronti della giudice Apostolico erano privi di senso anche sul piano giuridico. Le Sezioni unite confermano che c’è un problema di conformità alla direttiva delle norme che prevedono una garanzia finanziaria come alternativa alla detenzione nei centri». «Quando il giudice rileva profili di illegittimità delle norme per la non conformità al diritto della Ue o alla Costituzione, – spiega Albano – non lo fa certo per fare opposizione al Governo, ma esercita la funzione che la Costituzione e i trattati gli attribuiscono».

«Ciò significa anche – conclude Albano – che la pronuncia delle Sezioni unite non dovrebbe essere caricata di significati, in un senso o nell’altro. E’ un fisiologico controllo di legittimità: quello della Corte di Cassazione, quello della giudice Apostolico, quello di tutti i giudici che hanno ragionevolmente espresso dubbi su quel decreto».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA