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LA MOBILITAZIONE

Anche la Sicilia invasa dai trattori: ecco perché la protesta degli agricoltori riguarda tutti

Tanti contadini e pastori in marcia: oggi manifestazione anche nella Valle dei Templi. L'assessore regionale Sammartino. Presto li incontrerò per ascoltare le loro proposte» . Mancano foraggio e acqua

Di Antonino Ravanà |

«Questa battaglia non è solo nostra, ma riguarda tutti i cittadini, aspettiamo aiuti e risposte immediate dalla politica. Servono dei provvedimenti contro la morte di agricoltura e pastorizia».

Lo dicono a gran voce Gioacchino Bongiovanni e Leo Pellegrino, due dei duecento e passa tra agricoltori e allevatori che ieri mattina hanno portato la protesta alle “porte” della Valle dei templi. Il corteo, con circa 50 trattori e altrettanti camion, furgoni e fuoristrada, provenienti da Canicattì, Favara, Licata, Naro, Palma di Montechiaro e Racalmuto, ma anche dal Nisseno, attraverso le statali 115 e 640, ha raggiunto la rotatoria di Giunone, ai “piedi” della collina dei templi, nell’ambito della protesta sui rincari delle materie prime e del gasolio che non sono accompagnate da misure di sostegno per il loro lavoro e da un aumento dei prezzi di vendita.

La Sicilia alza la voce

Le proteste degli agricoltori del movimento “La Sicilia alza la voce” si svolgono con i trattori in diverse zone della Sicilia. Ad Agrigento si è svolto un sit-in pacifico e agli automobilisti i manifestanti hanno spiegato le ragioni della mobilitazione.

«Non può essere che un chilo di grano i commercianti ce lo pagano 32 centesimi quanto il costo di produzione e gestione è di 80 centesimi – sottolinea Angelo Guagliano, imprenditore agricolo –. La cosa grave è che non è un problema solo degli agricoltori, ma anche dei consumatori. Se si utilizzasse il nostro grano si eviterebbero tante malattie che stanno sfociando ora in maniera vertiginosa, tipo la celiachia trai bambini, che i pediatri dicono sia aumentata del 50 per cento. Il grano che arriva da fuori Europa è tutto contaminato, perché essendo che sta due mesi nelle stive delle navi prende umidità, gonfia e diventa cancerogeno. Purtroppo ce lo fanno mangiare. Lavoriamo per niente – riprende Giuseppe che con il padre e il fratello gestisce un’azienda agricola –. Non ci resta utile su alcuni prodotti, come il grano, con quello che serve tra semina, aratura, buttare concime e diserbanti, raccolta, con questi costi non possiamo coprire le spese».

Dalla Città dei templi alle Madonie. Quasi 500 mezzi agricoli e altrettanti lavoratori del comparto, ieri, hanno attraversato le principali strade dei comuni delle Alte Madonie, partendo dal ponte di Resuttano e passando per Alimena, Bompietro e Petralia Soprana, sulla provinciale 19 e la Statale 290: «Non riusciamo più a vivere del nostro lavoro – spiega Aldo Mantegna, allevatore di Gangi -. Ai rincari sulle materie prime e sul gasolio, non si sono accompagnate misure di sostegno né l’aumento del prezzo di vendita dei nostri prodotti. Così non possiamo andare avanti».

L’assessore

«Rinnovo la mia vicinanza ai lavoratori del comparto agricolo che in questi giorni manifestano contro le politiche dell’Unione Europea, troppo spesso distanti dai bisogni reali dei territori – afferma l’assessore regionale all’Agricoltura, Luca Sammartino –. Incontrerò presto i loro rappresentanti per raccogliere proposte. Ho chiesto al presidente Schifani di dichiarare lo stato di calamità naturale per la siccità».

In attesa di ciò, Coldiretti Sicilia in tutte le province interessate ha inviato le comunicazioni previste per avviare l’iter «che non si esaurisce in un annuncio, ma ha bisogno di azioni molto complesse determinate dalle leggi e dalle procedure come la deroga che dev’essere ottenuta. Non c’è foraggio e non c’è possibilità di sfamare gli animali ed è compromessa la raccolta di grano che laddove cresce lo fa a macchia di leopardo. La situazione – si legge in una nota – dev’essere subito affrontata. L’acqua raccolta che va sversata in mare, che si perde nelle condotte, che non si può usare perché da mesi si aspettano interventi adeguati per debellare un’alga come nel caso del lago Arancio, sono situazioni paradossali che non possono essere tollerate. Gli agricoltori hanno bisogno di liquidità immediata perché di annunci di aiuti che arriveranno non se ne può più».

Nel frattempo a Bruxelles, ieri, un migliaio di agricoltori della Coldiretti ha protestato davanti al Parlamento europeo: «Siamo qui contro le follie dell’Ue – osserva Coldiretti –. Basti pensare che i cibi e le bevande stranieri sono oltre dieci volte più pericolosi di quelli Made in Italy, con il numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari oltre i limiti di legge che in Italia è stato pari al 6,4% nei prodotti di importazione, rispetto alla media dello 0,6% dei campioni di origine nazionale».

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