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Anno giudiziario Caltanissetta, Melisenda: «La “Stidda” in posizione preponderante»

E’ quanto emerso dalla relazione del presidente reggente della Corte d’Appello di Caltanissetta Giuseppe Melisenda Giambertoni

Di Redazione |

«Cosa Nostra» e “Stidda” convivono pacificamente. E’ quanto emerso dalla relazione del presidente reggente della Corte d’Appello di Caltanissetta Giuseppe Melisenda Giambertoni per l’inaugurazione dell’anno giudiziario. «Le due associazioni mafiose ‘storichè – ha detto Melisenda Giambertoni – in passato hanno avuto momenti di scontro violentissimo ma da tempo hanno preferito optare per una convivenza pacifica. Non si sono riscontrati negli ultimi quattro anni omicidi riconducibili allo scontro tra le due organizzazioni».Il presidente della Corte d’Appello ha aggiunto che «La Stidda, benché colpita da un’operazione di ampio respiro alla fine del 2019 (‘Stella cadentè) sembra voler mantenere una presenza più «visibile» e una certa forza di intimidazione ‘militarè». Ed ancora: «continua ad essere molto forte il senso di appartenenza ai sodalizi mafiosi; si pensi, per esempio, che l’affiliazione alla ‘Stiddà si era già tradotta in comportamenti iconici da parte di alcuni giovani i quali, mutuando condotte proprie di altre tradizioni mafiose, si sono tatuati una «stella a cinque punte» a rimarcare l’appartenenza all’organizzazione».

«Cosa Nostra continua ad essere l’organizzazione mafiosa di principale riferimento e, abbandonate le strategie criminali, che vedevano il frequente ricorso ad atti intimidatori e di violenza, volti ad affermare il loro controllo del territorio, oggi tende ad infiltrarsi in maniera subdola e silente nel tessuto economico-sociale».

«L’organizzazione criminale – ha continuato – è dedita al controllo dell’economia legale (soprattutto nei settori degli appalti, spesso grazie alla complicità di propri referenti inseriti negli apparati amministrativi locali, del traffico di rifiuti, dell’edilizia e dell’agricoltura), oltre che dei settori del gioco e delle scommesse, del traffico degli stupefacenti, dell’illecito sfruttamento dei siti minerari, evidenziando, altresì, straordinarie capacità di infiltrazione anche nei territori di altre regioni (soprattutto in Liguria, Toscana, Piemonte e, recentemente, nel Lazio ed in Lombardia) oltre che all’estero (ad es. in Germania), ove risultano stabilmente radicati soggetti criminali, di origine nissena ed ennese, che mantengono organici rapporti con le famiglie mafiose di origine».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA