il caso
In Alabama la prima esecuzione con l’azoto, ma negli Usa è polemica
Il detenuto costretto a respirare una miscela fatale
Il boia colpisce in Alabama, dove Kenneth Smith è stato giustiziato con l’azoto. E’ la prima voltache tale controversa tecnica viene usata negli Stati Uniti per una condanna a morte da quando è stata introdotta l’iniezione letale nel 1982.Smith è stato dichiarato morto alle 20:25 locali, dopo che l’esecuzione è stata rimandata di alcune ore per attendere l’esito dell’ultimo appello alla Corte suprema americana.
Un sistema nuovo
Per lui è stato usato il nuovo metodo di esecuzione, che secondo le autorità giudiziarie locali «è forse il più umano mai ideato», ma che secondo i suoi legali, e non solo, è invece un metodo che potrebbe infliggergli gravi sofferenze e addirittura avrebbe potuto lasciarlo in uno stato vegetativo, invece di ucciderlo.
Come è morto Smith
Smith, 59 anni, è stato legato ad un lettino nella camera della morte della prigione di Holman e costretto a respirare un’alta concentrazione di gas azoto da un contenitore pressurizzato, attraverso una maschera aderente applicata sul viso. L’azoto costituisce il 78% dell’aria che respiriamo. L’aumento di questa percentuale diventa però fatale in quanto riduce la quantità di ossigeno, ma già una piccola quantità di aria penetrata nella maschera potrebbe rallentare la morte del condannato. Un medico ha testimoniato a favore di Smith che respirare un basso contenuto di ossigeno potrebbe causare nausea, lasciando il condannato a soffocare con il suo stesso vomito.L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani dal canto suo ha espresso preoccupazione sul fatto che «l’ipossia di azoto possa provocare una morte dolorosa e umiliante» e ha affermato che l’esecuzione con questo metodo “potrebbe equivalere a tortura» o essere «degradante ai sensi del diritto internazionale sui diritti umani». Smith è stato condannato per aver ucciso nel 1988 Elizabeth Sennett su commissione del marito, che voleva riscuotere il premio dell’assicurazione e che si è poi suicidato. L’anno scorso è peraltro già sopravvissuto ad una prima esecuzione con iniezione letale, motivo per il quale i suoi legali avevano presentato appello alla massima corte, che però l’ha respinto. I medici non riuscirono a trovare la vena in cui iniettare il liquido, sottoponendolo di fatto ad una tortura: gli trafissero invano mani e braccia per più di un’ora, fino poi a sospendere l’esecuzione per il rischio di non riuscire a rispettare i tempi previsti.
La pena di morte, afferma L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, «è incompatibile con il diritto fondamentale alla vita. Non vi è alcuna prova che ciò scoraggi la criminalità. Piuttosto che inventare nuovi modi per attuare la pena capitale, esortiamo tutti gli Stati a mettere in atto una moratoria sul suo utilizzo, come passo verso l’abolizione universale». Tuttavia, in base agli ultimi dati di Amnesty International, anche se due terzi dei Paesi del mondo hanno abolito questa pena nella legge o nella pratica, nel 2022 tramite decapitazione, impiccagione, fucilazione o iniezione letale sono state eseguite almeno 883 condanne a morte in 20 Paesi, con un aumento del 53% in un anno.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA