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Operazione Oleandro a Catania

“Gruppo di Picanello”, Nunzio Comis: «La prossima volta che ritardi nei pagamenti le rate non saranno più 13 ma molte di più»

Nelle chat e nei biglietti i dettagli dell'usura e i nomi delle vittime del figlio del boss Giovanni

Di Vittorio Romano |

L’usura era dunque l’attività più redditizia per i sodali del “Gruppo di Picanello”, cui la Procura ha inferto ieri un duro colpo con l’operazione “Oleandro”. Colui che più di altri se ne occupava era Nunzio Comis, 41 anni, figlio dello storico boss Giovanni.Numerosissimi sono gli elementi indiziari raccolti dagli inquirenti a suo carico. Per esempio l’arresto in flagranza del reato commesso nel 2020 ai danni di una vittima, le cui dichiarazioni hanno confermato le condotte usurarie di Comis a suo danno. A tale episodio vanno aggiunti gli altri elementi raccolti nel corso delle indagini con riferimento ad altri soggetti.

Infatti, la messaggistica istantanea su WhatsApp conservata sullo smartphone di Comis ha rivelato alcuni messaggi rilevanti per l’indagine. Nella conversazione avvenuta tra Comis e “A Fiera”, soprannome di un venditore ambulante di piazza Carlo Alberto, il secondo comunicava di avere ottenuto i soldi da un individuo del luogo, “quello delle scarpe”, e che si sarebbero incontrati il giorno successivo per la consegna degli stessi. Comis rispondeva dicendo che “quello delle scarpe” aveva causato problemi e suggeriva che “A Fiera” gli dicesse che queste azioni non erano corrette e che da allora in poi, se avesse voluto, non sarebbe stato più tredici (intendendo che le rate da restituire sarebbero diventate di più, con conseguente maggiore esborso per il debitore e aumento del tasso di interesse praticato dal creditore).

Nella conversazione audio del 4 settembre 2020, “A Fiera” comunicava a Comis che era stanco e suggeriva di incontrarsi direttamente alla fiera il giorno successivo. Ribadiva di aver ottenuto i soldi dell’affitto del posto da un ragazzo. In pratica l’interlocutore del Comis aveva raccolto una rata usuraria da un soggetto che lavorava come rivenditore di scarpe alla fiera, doveva consegnarla all’usuraio, il quale lo invitava a redarguire il debitore e ad avvisarlo che in futuro, se avesse richiesto altri prestiti, avrebbe dovuto pagare più di 13 rate.

Nella conversazione audio tra Comis e un certo “Marco Planet” del 4 settembre 2020, costui comunicava a Comis che non potevano incontrarsi alle due perché era fuori Catania per lavoro. Proponeva quindi di incontrarsi più tardi quella sera o il giorno successivo alle due. Comis accettava.In un’altra conversazione audio tra “Francesco Ok” e Comis sempre del 4 settembre 2020, il primo esprimeva il proprio disagio poiché all’appuntamento delle 17 Comis alle 18,30 non era ancora comparso né aveva risposto ai suoi messaggi. Affermava di non essere un individuo scorretto e di non aver mai mancato di rispetto a Comis. Criticava quest’ultimo per non aver rispettato l’appuntamento e aver letto i suoi messaggi senza rispondere. “Francesco Ok” si diceva deluso. Evidentemente si trattava di un debitore usurato che doveva pagare una rata e aveva a tale scopo appuntamento con il Comis.

Ancora, l’analisi di nove biglietti manoscritti rinvenuti presso l’abitazione del Comis a seguito di perquisizione ha rivelato ulteriori dettagli sull’attività usuraria condotta dall’uomo, che era emersa anche dalle chat analizzate in precedenza. Nei biglietti, Comis dettagliatamente annotava nome, data, importo e rate da riscuotere dalle sue vittime, nonché le somme effettivamente incassate. Questi appunti erano organizzati in colonne, in cui ciascuna rappresentava la data del prestito, il giorno della settimana corrispondente, il nome o l’alias della vittima, l’importo erogato e le date in cui dovevano essere effettuate le restituzioni.

Gli inquirenti sono riusciti a identificare quasi tutte le vittime di usura (nessuna avrebbe denunciato la propria condizione alle forze dell’ordine) i cui nomi sono annotati nei fogli sequestrati. Tutto quanto è un ulteriore elemento indiziario di enorme rilevanza circa l’attività usuraria svolta da Comis, che consente di ritenere le accuse mossegli dalla Procura assolutamente fondate.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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