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Fai Sicilia, la nuova presidente Sabrina Milone: «Qui un patrimonio storico immenso, va tutelato»

«Dobbiamo innescare processi virtuosi facendo rete per salvaguardare tutti insieme ciò che abbiamo di bello»

Di Redazione |

«Senza la conoscenza non può esserci tutela e il nostro patrimonio è talmente vasto che ha bisogno di essere raccontato». Sabrina Milone, palermitana, architetta, da tre settimane è la nuova presidente Fai della Sicilia e il suo pallino è l’esempio da dare alle nuove generazioni.

«Credo che la Sicilia abbia bisogno di tanti cambiamenti, per questo l’impegno del Fai punta molto sui giovani anche se in Sicilia, purtroppo, questo non è sempre possibile perché sappiamo che i nostri ragazzi spesso vanno via per motivi di studio o alla ricerca di migliori opportunità di lavoro».

Eppure la tutela del territorio potrebbe avere un’importante ricaduta occupazionale per la Sicilia…«Infatti. Abbiamo un ricco patrimonio storico, artistico e anche paesaggistico da proteggere e tutelare che potrebbe essere per noi una grande risorsa. Ci vorrebbe, però, una maggiore attenzione, soprattutto nel confronto con le nuove generazioni, per cercare di farle innamorare e appassionare rispetto a un patrimonio immenso che si tradurrebbe in opportunità di lavoro per coloro che scelgono di rimanere nella nostra regione. Secondo me c’è tanto da fare e tanto da investire».

In realtà i giovani hanno capito quali siano le emergenze del territorio… Secondo lei che percezione hanno gli adulti, invece, rispetto a questo tema?«La sensazione che ho io è come se il problema non fosse nostro ma degli altri. Spesso, non si pensa alle conseguenze immediate che tutto quello che sta succedendo può avere sulla nostra vita. Le giovani generazioni, invece, sono molto sensibili ai temi ambientali e, alla fine, quello che noi adulti dobbiamo fare è sensibilizzarli, cercare di informarli, dare loro un esempio, dare attenzione a questi temi importantissimi che influenzeranno il loro futuro. E poi cercare sempre di operare e agire nel concreto, insomma fare ognuno la propria parte. Per questo noi come volontari del Fai cerchiamo ogni giorno, con un lavoro certosino, di far conoscere il patrimonio storico-paesaggistico-culturale e portare avanti le campagne di sensibilizzazione sui temi ambientali che in questo periodo storico rappresentano una grande criticità in tutto il mondo».

Nel 2025 il Fai compirà 50 anni, lei ne fa parte da poco più di 10, cos’è cambiato in Sicilia?«Secondo me qualcosa è cambiato anche grazie agli eventi che abbiamo organizzato. In Sicilia diamo spesso più attenzione ai siti monumentali che al paesaggio. Invece, ultimamente, soprattutto dopo la pandemia, c’è stata una riscoperta dei luoghi naturali, abbiamo avuto un riscontro maggiore. Posso dire che da dieci anni a questa parte è aumentata anche l’affluenza di pubblico e la partecipazione dei volontari, questo significa aver sensibilizzato, aver coinvolto più gente in tutte le nostre attività. C’è stata effettivamente una maggiore propensione al volontariato».

Il vostro rapporto con le istituzioni a che livello è?«Collaborativo. Cerchiamo sempre di instaurare un dialogo, vogliamo lavorare con tutti. Il Fai è apartitico, lavora con qualsiasi rappresentanza politica, si discute, si critica, ma si danno anche delle soluzioni concrete…».

Un esempio di collaborazione riuscita?«La riqualificazione del chiostro verde di San Giovanni degli Eremiti a Palermo. La delegazione del Fai di Palermo nel 2018 ha ricevuto un finanziamento da parte della presidenza del Consiglio comunale di Palermo, grazie ai proventi di un concerto tenuto al Teatro Massimo, con l’impegno di spenderlo sul territorio per la valorizzazione e il restauro di qualche bene della città. Così abbiamo deciso di riqualificare il giardino del chiostro di San Giovanni degli Eremiti che si trovava in condizioni di abbandono riprendendone la sua funzione originaria e mettendo a dimora la vegetazione adatta ai luoghi. Un percorso che è stato possibile fare anche grazie alla collaborazione con la Sovrintendenza di Palermo e con il Dipartimento dell’assessorato i Beni culturali. È stato veramente un grande impegno, un impegno concreto, ma anche la dimostrazione che i processi di buona pratica fra Istituzioni e società civile si possono innescare e, perché no, replicare».

Il Fai può solo segnalare, non intervenire…«Sì. Il nostro obiettivo è la sensibilizzazione a 360 gradi, non solo nei confronti dei cittadini ma anche delle Istituzioni che cerchiamo comunque di pungolare affinché intervengano su quei beni che rischiano di andare perduti. Una delle nostre campagne più famose è “I luoghi del cuore” un censimento che parte dal basso in cui qualsiasi cittadino può segnalare un sito a cui tiene particolarmente. Per noi è un importantissimo riferimento per tracciare una mappatura del patrimonio architettonico, monumentale paesaggistico della Sicilia. Le persone segnalano luoghi totalmente sconosciuti e questo ci consente di allargare le conoscenze di un patrimonio che continua a stupirci anno dopo anno, soprattutto quando si tratta di luoghi identitari».

Il profilo “tipo” del socio Fai?«Una persona di cultura media, molto attenta e sensibile, spesso ci conosce già, è veramente interessato/a scoprire tutto quello che il Fai organizza nel corso dell’anno. C’è una maggioranza di donne, non so perché, forse sono, siamo, più sensibili alle tematiche che il Fai affronta, ma il divario non è molto ampio, c’è chi si iscrive al Fai anche come coppia e funziona tantissimo».

Lei ha davanti tre anni di presidenza, mi anticipa tre obiettivi?«Sicuramente coinvolgere tutta la regione cercando di organizzare quanti più eventi possibili per far conoscere i beni della Sicilia; implementare il numero dei volontari in modo da creare una rete più fitta sul territorio; diffondere il lavoro della Fondazione coinvolgendo di più i giovani».

Cosa manca alla Sicilia per mettere a sistema il suo patrimonio storico ambientale?«Un maggiore dialogo fra Istituzioni e società civile. Lo ripeto: la salvaguardia del nostro patrimonio non può non coinvolgere la società civile».

Il suo “luogo del cuore”?Direi due a pari merito. Uno legato al mio paese natale, cioè le Cascate delle due rocche a Corleone, l’altro San Giovanni degli Eremiti a Palermo. Il primo ha ricevuto circa 4000 voti, ed è un luogo naturalistico fruibile al pubblico; il secondo, al prossimo censimento sarà sicuramente candidato. Proprio il 13 dicembre pubblicheremo la nuova classifica 2022/2023 de “I luoghi del cuore”».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA