Editoriali
Il governo sbaglia se sottovaluta il protagonismo delle piazze
Non sembra che la manovrina varata dal governo sia in grado di rispondere alle attese della gente. Il governo tende solo a sopravvivere, peraltro senza riuscire a promuovere un vero dialogo con le parti sociali
Di fronte alle mobilitazioni di piazza di questi giorni la strategia del governo pare essere quella di impedire le proteste e gli scioperi usando le maniere forti, senza darsi una linea che sia in grado di affrontare, attraverso misure strutturali, le cause di un disagio sociale sempre più diffuso.Non pare che la manovrina varata dal governo sia in grado di rispondere alle attese della gente. Il governo tende solo a sopravvivere, peraltro senza riuscire a promuovere un vero dialogo con le parti sociali. Verso chi invoca, anche attraverso la protesta, una adeguata protezione sociale ostenta atteggiamenti minacciosi, evocando il rischio di attentati alla sicurezza. Meloni parla con una certa enfasi di una grande politica estera italiana. Ma finora, pur avendo girato il mondo in lungo e in largo e incontrato tanti capi di governo, non pare che abbia conseguito risultati significativi, anche perché non si capisce bene quale sia la bussola della politica estera italiana. Si rivendica un protagonismo impossibile, viste le scelte ondivaghe che vengono fatte. E poi c’è da considerare che un grande Paese non può limitarsi ad annunciare in politica estera decisioni clamorose come imminenti. I leader che contano parlano all’opinione pubblica delle azioni che hanno svolto solo dopo avere conseguito gli obiettivi che si proponevano di raggiungere. Questo era lo stile anche della politica estera italiana della Prima Repubblica.La verità è che questo governo continua a promuovere un’aggressiva azione propagandistica per dimostrare agli italiani che il Paese in un anno, grazie al centrodestra, è stato rigirato come un calzino. Si tratta di una impostura, contraddetta dalle reali condizioni di vita degli italiani.Questa asfissiante azione di pubblicità ingannevole non può non scatenare una protesta sociale molto dura che il governo farebbe bene a prendere sul serio, cioè non irridendo le opposizioni, il sindacato, i movimenti della società civile che denunciano i risultati deludenti prodotti dall’attività di governo .A ciò si cerca di rimediare annunciando un’avventurosa politica delle riforme il cui obiettivo pare essere quello di garantire la durata del governo, e soprattutto una posizione dominante del premier nella società e nelle istituzioni. Di fronte alle contestazioni che vengono dagli esperti, di fronte alle critiche che vengono da Bruxelles, di fronte alle proposte del sindacato, si assumono atteggiamenti di chiusura, spiegando che le politiche del governo sono popolari, anche quando per il loro carattere assistenziale non producono vera crescita.Il governo, insomma ,è permanentemente alla ricerca di un consenso maggioritario, di volta in volta ottenuto attraverso mance clientelari. Si ritiene che questo sia lo sviluppo possibile che piace agli italiani. Sono poi in tanti all’interno del governo a ritenere che Paese abbia bisogno di istituzioni dalla forte impronta autoritaria per governare la complessità e che bisogna, quindi, non isolare i nostalgici del ventennio, bensì i nostalgici del processo che portò nel giro di pochi anni il nostro Paese a diventare una grande democrazia, grazie a una Costituzione che ha fatto dell’eguaglianza e della solidarietà i valori fondanti della Repubblica. L’obiettivo è promuovere una Repubblica incostituzionale, per dimostrare all’opinione pubblica che sono finalmente arrivati al potere coloro i quali per anni hanno cercato di avere una rivincita sui padri costituenti, non riuscendovi.Di fronte alle proteste di piazza motivate dalla volontà di difendere i diritti e per non disperdere le conquiste garantite dallo Stato sociale, adesso si minacciano provvedimenti punitivi mettendo in discussione persino le libertà sindacali, presidio sicuro della dignità dei lavoratori.Un atteggiamento rozzamente autoritario inevitabilmente incita alla mobilitazione popolare in difesa dei diritti. Di ciò pare, tutto sommato, consapevole il premier, che infatti su questo terreno sovente si defila di fronte alle provocazioni che vengono dal vicepremier Salvini. Forse tra i due c’è un gioco delle parti: la Meloni di fronte alle proteste assume l’atteggiamento distaccato dello statista che predica la pace sociale mandando in piazza il vicepremier, che non ha nulla da perdere, per provocare la rissa. Ma si tratta di un gioco rischioso. Fa male il governo a sottovalutare la voglia di cambiamento che si manifesta attraverso tante manifestazioni di piazza. Fa male a minacciare provvedimenti punitivi. E fa malissimo ad assecondare alcune pretese indecenti che vengono da corporazioni che vogliono conservare posizioni di rendita immeritate.L’Italia è un Paese fragile, segnato da profonde divisioni sociali e territoriali. E’ rischioso sottovalutare questa realtà creando nuove diseguaglianze, destinate a produrre inevitabili tensioni, divisioni laceranti. E ciò pregiudica quella stabilità politica che la Meloni vuole garantire ad ogni costo. Ma se continua a crescere la conflittualità sociale, nessuna stabilità politica potrà mai essere garantita.
*Salvo Andò costituzionalista e presidente nazionale Lab Dem COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA