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Il caso

Vittoria, Pozzo Bollente: “Negligenza Ato”

Le motivazioni della sentenza sulla discarica tirano in ballo altre responsabilità

Di Giuseppe La Lota |

Il reato c’è stato ma non l’ha commesso il Comune di Vittoria, né i 6 imputati che per 3 anni si sono difesi dall’accusa di non avere messo in sicurezza la discarica di contrada Pozzo Bollente e della presunta “distrazione” di 5 milioni di euro. Le motivazioni della sentenza di assoluzione emessa alla fine di ottobre evidenziano che la responsabilità è da addebitare all’Ato Ragusa, che avrebbe dovuto provvedere alla messa in sicurezza.

Nei 14 fogli della motivazione scritta dal giudice monocratico Elio Manenti non c’è pagina in cui non si chiami in causa l’Ato. Nella motivazione si ravvisa anche il fatto che durante il processo il pm è venuto a conoscenza del fatto che il reato sarebbe stato commesso da altri soggetti nei cui confronti il pm potrebbe procedere alla luce delle motivazioni. Un incubo durato 3 anni per Giuseppe Nicosia, ex sindaco di Vittoria difeso dall’avvocato Maurizio Catalano; Filippo Cavallo, difeso dall’avv. Anna Iachella; Vincenzo Cilia (difeso dall’avv. Vittorio Cassì), Paolo Nicastro (difeso dall’avv. Carlo Pietrarossi), Salvatore Troia (difeso dall’avv. Giuseppe Seminara), Roberto Cosentino (difeso dagli avv. Giuseppe Russotto e Ferdinando Corbino), Cristina Prinzivalli (difesa dall’avv. Santino Garufi).

Un ruolo fondamentale durante le fasi preliminari l’ha avuto l’ufficio Avvocatura del Comune di Vittoria dell’epoca, che ha lavorato contro colossi del diritto amministrativo regionale per dimostrare che l’ente locale e l’ex sindaco Nicosia non dovevano essere i destinatari di quelle accuse. «L’Avvocatura – dice Nicosia – ha assunto allora un ruolo di egregia difesa delle ragioni dell’ente. E’ stato rilevantissimo il supporto amministrativo dato anche nei tavoli regionali dell’assessorato Territorio e Ambiente. Nel 2013 partecipò a due conferenze all’assessorato regionale contro i legali dell’Ato, il professore avvocato Antonio Barone e il professore universitario Gaetano Armao».

Una doppia riabilitazione nel giro di pochi mesi per l’ex sindaco di Vittoria che a fine giugno è stato assolto con formula piena nel processo “Exit poll” e adesso dal reato di inquinamento ambientale. «Avevo ragione io – commenta Nicosia – non ho consentito il saccheggio delle casse comunali a beneficio di altri enti, in questo caso l’Ato. La sentenza individua responsabilità tecniche dell’Ato ambiente Ragusa per negligenza e incompetenza».

A pagina 11 della motivazione si legge che «il soggetto gestore aveva riscosso dai Comuni interessati parte degli importi fatturati per la gestione post-mortem e il ripristino ambientale» e poi ancora: «Non si ravvisano, sotto tutti i profili, i presupposti per un’individuazione del Comune quale destinatario degli obblighi per la messa in sicurezza e bonifica». La motivazione dà meriti anche alla commissione straordinaria che governò Vittoria per 3 anni. «Non può dirsi – si legge – che il Comune rimase inerte rispetto alle serie problematiche emerse, come si evince dai trasferimenti comunque eseguiti a beneficio dell’Ato (ancorché insufficienti) nonché dalla denuncia della commissione straordinaria del 26 febbraio 2020»COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA