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Pane, caponata, formaggi, olio: la Sicilia a Bruxelles sfodera l’artiglieria pesante

la “corsa” al titolo di regione europea della gastronomia 2025

Di Alberto Cicero |

Il concetto di cibo sta mutando. Quando se ne parla, sono adesso maggiormente considerati aspetti sino a poco tempo fa trascurati e ritenuti, a torto, secondari. Quello economico-occupazionale e quello socioculturale tra i primi, peraltro, strettamente interconnessi.

La Sicilia, in questo senso, ha fatto una scommessa non da poco. Ha infatti avanzato la candidatura a “Regione europea della gastronomia 2025”. Manca soltanto l’ultimo passaggio formale ma l’Igcat (International institute of gastronomy, culture, arts e tourism) si è già pronunciata a favore. Una nomination che – vivaddio – è frutto di un intento comune di soggetti pubblici e privati come poche altre volte è accaduto nella nostra terra.

La Regione, saggiamente, ha sposato il progetto facendolo suo e sostenendolo. «Viene riconosciuto – ha spiegato l’assessore all’Agricoltura Luca Sammartino – lo sforzo che la nostra regione sta mettendo in campo per promuovere il proprio prodotto e il proprio circuito enogastronomico. Tradizione, storia ed eccellenze per un palcoscenico europeo. Una grande occasione su cui puntiamo molto».

Si lavora con progettualità, quindi, ma pur sempre consapevoli che la strada è ancora lunga. Lo “start” della lunga corsa è avvenuto la settimana scorsa a Bruxelles quando nell’ambito della “Settimana delle Regioni” si è svolto il “Tasting-Sicilian food experience” in collaborazione con il consorzio Corfilac e il “Distretto delle filiere e dei territori Rete Cibo Sicilia” (che fa parte dei Distretti nazionali del Cibo, presieduti dal grammichelese Angelo Barone) che hanno proposto (sotto la guida della dott. Francesca Cerami, direttore dell’Idimed, per il Distretto del Cibo, e della dott. Margherita caccamo del Corfilac) la degustazione di alcune eccellenze dell’enogastronomia dell’Isola.

«Era un vero e proprio debutto sul campo – spiega la dott. Cerami – E sapevamo di avere tutti gli occhi addosso data la candidatura al 2025. Dovevamo fornire circa 300 degustazioni e invece sono state 500 grazie alla qualità del prodotto e alla generosità della trentina di aziende coinvolte che hanno riscosso grande successo tra i visitatori che erano tutti addetti ai lavori della Settimana delle Regioni. E’ stato il modo migliore per cominciare il percorso verso il 2025 grazie a quello che vogliamo offrire, il racconto di una Sicilia capitale e promotrice della dieta mediterranea, attraverso i sapori dei territori con un legame forte con l’aspetto salutistico e ambientale».

«Buona la prima – aggiunge – La Sicilia ha dimostrato di avere le caratteristiche necessarie a conquistare e mantenere il titolo di regione europea per la gastronomia sfruttando una occasione straordinaria per costruire alleanze tra istituzioni e imprese e raccontare i territori attraverso il gusto e la cultura mediterranea».

«Il successo dei nostri prodotti agroalimentari a Bruxelles in occasione di “Region week” – conferma Angelo Barone – è una conferma della qualità delle nostre eccellenze e questa esperienza dimostra che la collaborazione tra istituzioni ed imprese per promuovere le produzioni, raccontare i territori tramite il gusto e la cultura della cucina mediterranea sia vincente. Occorre rafforzare questa alleanza e i Distretti del Cibo possono essere le strumento che aggrega i territori, rafforza le filiere produttive e promuove il turismo relazionale integrato».

Pane con l’olio, caponata di tonno, pecorino siciliano, vastedda del Belìce, manna, formaggio ragusano con miele dell’Etna e di Gela, piacentino ennese, provola dei Nebrodi, salumi, marmellate, pesti e creme dolci. E poi ancora biscotti secchi, pistacchio, arance, meloni e pompelmi. Ma è solo un estratto dell’elenco infinito di sapori messo in campo. Pensate che impatto possa aver avuto tutto ciò sui fortunati “assaggiatori” venuti da tutte le altre regioni d’Europa: gusti che gridano ai quattro venti che terra è la Sicilia, “lontana” – ahinoi – dal baricentro economico dell’Europa ma, per fortuna, ricca di sapori, di storia e di cultura. E per non lasciare a secco il palato la Sicilia ha offerto Inzolia e Chardonney, birra al 100 per cento siciliana realizzata col grano, amari alle mandorle e alle erbe. Un successone che lancia senza indugi la corsa al 2025. La Sicilia ha “sparato” il suo arsenale di sapori. Difficile pensare che qualche altra regione europea possa avere un’artiglieria simile.

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