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Priolo, arriva l’ok al depuratore: cosa accade ora all’area industriale
La scommessa è rispettare salute e lavoro. Firmato il decreto. Tre anni per adeguare l’impianto. Schifani plaude, Legambiente no
Trentasei mesi per metterlo in regola con le esigenze ambientali, nel frattempo qualche concessione già contestata dagli ambientalisti. Atteso, dato per emanato a marzo ma mai arrivato in Gazzetta ufficiale, è stato firmato ieri dai ministri delle Imprese e dell’Ambiente Adolfo Urso e Gilberto Pichetto Fratin il decreto con le misure che dovranno realizzare il bilanciamento tra le esigenze di continuità produttiva e di salvaguardia dell’ambiente nella gestione del depuratore Ias di Priolo, sotto sequestro per disastro ambientale aggravato. Contiene le prescrizioni che fanno seguito al Dpcm con cui il governo ha dichiarato «di interesse strategico nazionale» la raffineria Isab di Priolo e con essa il depuratore Ias in quanto «impianto servente», permettendo allo stesso di continuare a esercitare, in deroga all’ordinanza di sequestro. Un suo stop avrebbe comportato la fermata di tutte le attività della zona industriale, con nocumento per la produzione e per i 10mila posti di lavoro tra interni, esterni e indotto.
Le misure
Solo che fanno già discutere le misure contenute. In una anticipazione comunicata dai due ministeri si legge che gli stabilimenti dovranno assicurare il rispetto dei valori limite di emissione per i metalli nelle acque reflue recapitate al depuratore gestito da Ias e Priolo servizi (società che comprende le aziende che scaricano e che sono anche indagate nel procedimento), che a sua volta dovrà assicurare «il rispetto dei valori limite massimi annuali per i parametri riguardanti gli idrocarburi totali, fenoli e solventi organici aromatici». In pratica le quantità di sostanze inquinanti emesse nella fase di depurazione verranno valutate non all’istante, ma nell’arco di dodici mesi, con il risultato che in alcuni giorni saranno tollerati eventuali picchi. «Somiglia all’annosa questione del benzene – dice Enzo Parisi di Legambiente Sicilia, memoria storica dell’ambientalismo nel Siracusano – i cui limiti sono calcolati su base annua. Con picchi preoccupanti durante alcune giornate, e nonostante questo la sua emissione resta in regola. Chi ci rimette è la salute della gente, ma salviamo le attività».
Trentasei mesi
Allo stesso tempo il decreto obbliga Isab e Priolo Servizi a effettuare, entro 36 mesi, gli interventi necessari all’adeguamento degli impianti di trattamento delle acque di scarico, e quelli per il riutilizzo delle acque reflue. Il costante monitoraggio delle misure e delle attività previste è affidato all’Ispra, con il supporto di Arpa Sicilia. L’impianto di depurazione continuerà a esercitare nel rispetto delle autorizzazioni ambientali regionali. È il presidente della Regione, anche a mezzo di un proprio delegato, il soggetto individuato dal governo per coordinare le attività «finalizzate al finanziamento, alla progettazione e alla realizzazione delle opere necessarie». A supporto dell’azione del governatore, prevista l’istituzione di un tavolo tecnico con i ministeri dell’Ambiente, delle Imprese, delle Infrastrutture, oltre che di Ispra e Arpa.«Un importante traguardo – secondo la nota dei ministeri delle Imprese e dell’Ambiente – che risolve la delicata questione relativa all’attività degli impianti di depurazione dell’Isab di Priolo. Il decreto interministeriale definisce le misure per il bilanciamento tra le esigenze di continuità produttiva degli stabilimenti della società Isab e gli obiettivi di salvaguardia dell’occupazione, tutela della sicurezza sul luogo di lavoro, della salute e dell’ambiente».
Schifani soddisfatto
Positivo il commento anche del governatore Renato Schifani: «L’emanazione del decreto da parte dei ministri Urso e Pichetto Fratin, consente l’immediato avvio degli interventi per assicurare il rispetto dei valori soglia ambientali, tutelando la salute dei cittadini e garantendo, al contempo, la piena riattivazione degli impianti di depurazione consortile. Ringrazio i due ministri per l’attenzione e l’impegno dimostrati ancora una volta per la nostra Isola. Il clima di fattiva collaborazione tra il governo regionale e quello centrale consente, anche in questa complessa vicenda, di realizzare opere tempestive per rispondere alle esigenze dei siciliani».
Ma ora c’è la questione giudiziaria
Risolta, dunque, la questione amministrativa, prosegue parallela quella giudiziaria: in corso l’incidente probatorio. Secondo la Procura l’impianto, «inadeguato» e condotto senza le autorizzazioni, dal 2016 al 2022 avrebbe immesso illegalmente 77 tonnellate all’anno di sostanze nocive in atmosfera e oltre 2.500 tonnellate di idrocarburi in mare. Sotto accusa i vertici di Ias e delle grandi industrie che in quel sito scaricano: Versalis, Sonatrach, Raffineria Italiana, Esso, Sasol, Isab e Priolo servizi.