Notizie Locali


SEZIONI
Catania 12°

Contenuto riservato ai membri

L'anniversario

Don Puglisi, «Non era un prete antimafia, ma un educatore che dava fastidio alle cosche»

La testimonianza del parroco di zia Lisa, padre Piero Sapienza

Di Pinella Leocata |

Per padre Piero Sapienza, da 49 anni parroco della Madonna del Divino Amore a Zia Lisa, una delle tante periferie di Catania, Don Pino Puglisi è un modello. Ne condivide l’attenzione per la scuola e la centralità della formazione dei ragazzi. «Non era un prete antimafia, come dicono. Era un prete educatore. E questo dava fastidio». Un ostracismo che lui, nella sua lunga esperienza in questo quartiere povero e abbandonato, non ha vissuto grazie alla solida collaborazione con la scuola e all’appoggio delle famiglie che tentano di sottrarre i propri figli alla fascinazione del denaro facile, dello spaccio di droga che consente ad un minorenne di guadagnare anche 100 euro al giorno solo per fare il palo.

Il quartiere di Zia Lisa nasce negli anni Settanta, a ridosso del cimitero di Catania, ed è fatto soprattutto di case popolari così come la parte più nuova, il Villaggio Zisa Lisa II. Negli anni Ottanta, quando arrivò don Piero, il quartiere era giovane. C’erano tante coppie e tante famiglie numerose. Chi lavorava faceva l’operaio, il manovale o il piccolo impiegato. Gli abitanti provenivano da varie parti della città e da molti paesi del circondario e vivevano per gruppi, divisi gli uni dagli altri. Per questo don Piero Sapienza – per 34 anni anche direttore dell’Ufficio diocesano per i problemi sociali e il lavoro, e per 18 membro della Conferenza episcopale siciliana – chiese all’architetto che progettava la nuova chiesa di prevederla a pianta circolare, secondo i dettami del Concilio Vaticano II e nella speranza che si creasse comunità attorno ad un centro. Nella piazza, allora come adesso, solo un panificio, un negozio di generi alimentari, un venditore di bombole di gas e, di recente, un Caf, i nuovi grandi aggregatori del consenso elettorale. Nient’altro. Niente servizi, niente spazi aggregativi, niente cinema né teatro. Solo la scuola e la chiesa che, subito, si raccordarono per offrire quante più occasioni ai ragazzi del quartiere.

«Con la preside della scuola Musco, Cristina Cascio – racconta don Piero – abbiamo subito concordato le rispettive attività: io ho cambiato gli orari del catechismo perché non interferissero con quelli del doposcuola e, insieme, abbiamo deciso anche come continuare l’attività di studio pomeridiano svolta da sempre dai nostri volontari laici. Con loro le insegnanti concordano persino programmi di studio personalizzati per i singoli ragazzi in base alle capacità e alle competenze. Ed entrambe, la scuola e la parrocchia, sono sempre state aperte il pomeriggio per dare modo ai ragazzi di giocare, studiare e stare insieme. Gli allievi della Musco hanno imparato a rispettare la scuola e le sue strutture e si sono responsabilizzati al punto che quando un ragazzo ruppe un vetro raccolsero i soldi per ricomprarlo. E da noi il teatro è stato aperto a vari tipi di rappresentazione come quella sul martirio di Sant’Agata che ogni anno, in occasione della festa patronale, portiamo nella chiesa di Sant’Agata la Vetere, inserita nei programmi ufficiali del Comune. Abbiamo messo in scena anche un musical su San Francesco d’Assisi che è stato replicato al Teatro Stabile di Catania davanti ad oltre 600 persone. Nel nostro oratorio, poi, ogni serata di gioco si conclude con un incontro di mezz’ora dedicato alla legalità, alla fraternità, alla generosità, secondo l’insegnamento di Don Bosco che chiede di formare persone oneste e buone, cioè buoni cittadini e buoni cristiani. Periodicamente teniamo anche incontri dedicati a temi d’attualità, quali la pace. I prossimi li dedicheremo alla violenza sulle donne e agli stupri. Infine d’estate, dopo la pausa imposta dal Covid, siamo tornati a fare anche i Grest».

Ma la cosa che don Piero apprezza di più è la competenza e la dedizione delle insegnanti. «Prima cercavano di scappare appena possibile da questa scuola e da questa zona. Ora vogliono restare, garantiscono continuità, sono disponibili con le famiglie e adottano una didattica innovativa che cattura i ragazzi».

Con loro, e con la preside Cascio, prematuramente scomparsa, don Piero Sapienza ha portato avanti anche una ostinata battaglia perché anche a Zia Lisa e a Librino venissero aperte delle scuole superiori. I dati sulla dispersione scolastica parlavano chiaro: la maggior parte dei ragazzi del territorio lasciava la scuola dopo la terza media perché per andare in centro, dove ci sono le scuole superiori, era – ed è – necessario prendere 2-3 bus. Troppo gravoso e difficile farlo. Di qui incontri, assemblee pubbliche in chiesa, convegni, lettere aperte al nostro giornale, e denunce. Perché ad opporsi ferocemente a questo progetto sono stati soprattutto i presidi e i docenti delle superiori del centro città che non avevano alcuna voglia di insegnare in zone così lontane, disagiate e malfamate. Ma, alla fine, la battaglia è stata vinta e adesso alla Musco ci sono un liceo artistico, uno musicale e uno coreutico. Molti ragazzi del quartiere proseguono gli studi e tanti ne arrivano anche da altre parti di città. E che questo abbia inciso positivamente sulla vita del quartiere lo dice un dato che, con orgoglio, don Piero Sapienza ha presentato ad un convegno organizzato dall’Università di Catania: «Nel territorio di pertinenza della parrocchia Madonna del Divino Amore e della scuola Musco, la dispersione scolastica è all’1%. Tanto bassa che non si è potuto usufruire dei fondi del Pnrr destinati a contrastare questo fenomeno».A riprova della potenza rivoluzionaria della scuola e della formazione dei ragazzi.

COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA