L'INTERVISTA
Totò Cascio, dal successo alla malattia fino alla rinascita: «Anche grazie alla Sicilia. Non c’è bisogno di andar via»
A colloquio con il protagonista di uno dei film cult della storia del cinema che è rimasto nella sua terra
Brillante come lo era sul set, sincero come il bambino che ha fatto innamorare del cinema intere generazioni. Determinato a superare anche le difficoltà. Totò Cascio – protagonista di uno dei film cult della storia del cinema, premiato con l’Oscar nel 1990 – è rimasto in Sicilia per viverla, per dimostrare che, sì, anche a casa propria si può lavorare lanciando idee. Poi è anche vero che, come recitava Noiret nel film Oscar, Nuovo Cinema Paradiso, «La vita non è come l’hai vista al cinematografo, la vita è più difficile». Ma Cascio ha reagito alle avversità con un carattere degno della fama che lo aveva meritatamente e piacevolmente travolto grazie all’interpretazione del film di Peppuccio Tornatore.
Rispetto al personaggio del film che prendeva il treno alla stazione di Giancaldo lei, Totò, non ha voluto lasciare la Sicilia.
«I tempi sono cambiati. Si può esprimere arte in questa terra che a volte ti sorprende in positivo. Ficarra e Picone, o Lipari nonostante quello che stanno costruendo hanno mantenuto il loro quartier generale nella loro terra».
Nei luoghi del lungometraggio di Tornatore, da quattro anni va in scena il “Paradiso Film Fest”, momento di aggregazione per i cultori di quel capolavoro e per i turisti.
«Quest’anno, poi, c’è stata l’inaugurazione del museo del Cinema Paradiso rinnovato in ogni suo aspetto. Un momento che ha suscitato emozioni, sensazioni particolari. Sembrava di rivivere i momenti sul set quando Cannavale (Spaccafico nel film, ndr) taglia il nastro dei nuovi locali del cinema».
Promuovendo il suo libro “La gloria e la prova, il mio Nuovo Cinema Paradiso 2.0” lei, Totò, ha girato l’isola in lungo e in largo riscuotendo consensi a mai finire.
«Ho conosciuto parti della Sicilia che, confesso, non avevo mai visto: da Punta Secca a Marzamemi. Posti in provincia di Messina come Moltalbano Elicona. Sembrerà banale, ma io lì non ero mai stato e ora ho recuperato il tempo “perduto”. Catania non l’avevo mai vissuta come mi è capitato quest’anno. Sono legato a Palermo che considero casa mia, ma dopo questo tour ho gustato ogni angolo della nostra terra, mi sono fermato la sera per apprendere le tradizioni dei borghi più piccoli eppure così graziosi. E’ stato come rileggere un libro che ami ma che ti offre sempre nuovi spunti».
I giovani hanno un futuro qui o devono emigrare per forza di cose?
«Siamo in un periodo di svolta, nel senso che a volte abbiamo puntato il dito sui politici, ma in realtà oggi dobbiamo darci da fare tutti invece di piangerci addosso. C’è chi reagisce e questa è una fase importante della vita dell’isola. Bisogna fare rete, essere coesi, restare uniti. Si può fare in ogni campo. Abbiamo un turismo che funziona tutto l’anno, tanto per fare un esempio. Sfruttiamolo».
Ripartire è la parola chiave della sua vita.
«Quando mi intervistano comincio con una sola frase, sempre quella: “Chiedo scusa”. E il pubblico si sorprende».
In effetti ci ha spiazzati.
«Lo faccio non certo per suscitare sensazionalismo o sentimenti di pietismo che sono fuori luogo. Lo faccio, invece, con estrema sincerità perchè ci sono persone con cui non avevo mai parlato durante gli anni del successo. Per anni mi sono allontanato a causa della malattia, della retinite pigmentosa che mi impediva di vedere chiaro. Poi ho reagito raccontando nel libro tutto, pure la malattia. Ma non solo».
Anche qui spunti di vita reale che sembrano tratte dal film. Come quando Noiret le diceva: “Adesso che sono cieco ci vedo meglio di prima” Sembra, la sua, una vita che scorre in parallelo con il film.
«Ho realizzato dopo un lunghissimo percorso di fede e di coraggio. Questo è il mio Cinema Paradiso 2.0. Ho tanti obbiettivi, tanti sogni».
Per esempio?
«La regia».
Una novità assoluta.
«Lo dico a voi per la prima volta. Mi trovato a Palermo per una presentazione del libro. Ho conosciuto un direttore della fotografia che lavora nel cinema. Mi ha detto: “Totò sono i tuoi occhi, farò il tuo direttore”. Non poteva accadere cosa più bella».
Intanto è tornato sul set.
«Per un corto sulle morti bianche insieme con Sperandeo, Lorenzo Fantastichini, il figlio di Ennio; è stato favoloso recitare, mi ha stuzzicato l’idea di percorrere la strada della regia».
E c’è in cantiere un altro libro.
«Scriverò qualcosa di inedito sul Cinema Paradiso con aneddoti, le sensazioni di Peppuccio Tornatore, di un grande personaggio come Leo Gullotta. Voglio raccontare cosa c’è stato prima, durante e dopo le riprese».
Dove trascorrerebbe un giorno di vacanza?
«A Giardini Naxos per questioni legate ai sentimenti».
Questa è un’altra bella novità.
«Ma non dico altro».
Il posto dell’isola che ha scoperto ex novo?
«I luoghi di Montalbano. Ho trascorso tre giorni meravigliosi alla fine di luglio».
Il personaggio siciliano che ammira?
«A prescindere da Tornatore (fin troppo facile indicarlo per me) sono molto legato e seguo sempre Ficarra».
A tavola di quale piatto non farebbe più a meno?
«A Catania ho mangiato la carne di cavallo in una zona vicino via Etnea perchè ho dormito lì vicino in hotel. Poi amo la caponata di pesce spada: un piatto siciliano universale».
Il libro
Totò Cascio è nato 42 anni a a Palazzo Adriano, proprio la città in provincia di Palermo in cui il regista Giuseppe Tornatore girò molte scene del film “Nuovo Cinema Paradiso” uscito in sala nel 1988 e ignorato dal grande pubblico, poi rivalutato grazie a una versione più ridotta di 123 minuti che proprio in Sicilia, in un cinema di Messina, faceva il pienone. Il proprietario del locale invitava il pubblico a entrare, disposto a rimborsare il prezzo del biglietto se la proiezione non fosse piaciuta. Questa trovata fece scalpore. Cascio, selezionato dal regista Peppuccio Tornatore, fu il protagonista con un marcia in più, una scoperta di livello internazionale. Ma la carriera del bimbo prodigio siciliano fu minata dai problemi agli occhi accusati ben presto. Cascio, che interpretò altri film (tra cui “Stanno tutti bene” con Mastroianni per la regia dello stesso Tornatore) dopo il successo da Oscar, ben presto si ritirò dalle scene. L’attore, che è rimasto a vivere a Chiusa Sclafani (i parenti hanno anche un B&B con foto del film di Tornatore) ha scritto il suo primo libro, “La gloria e la prova, il mio Nuovo Cinema Pa radiso 2.0”, edito da Baldini e Castoldi, che ha riscosso un successo assoluto tanto che è già pronta la quinta ristampa.