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IL CASO FONTANAROSSA

Incendio aeroporto Catania, assolta la stampante: ecco cosa ha provocato il rogo. Ma sono ritardi e mancanze a fare scandalo

Dalla ricerca del manutentore dell'impianto alle altre criticità, la catena di fatti che ha ritardato i soccorsi antincendio

Di Concetto Mannisi |

Altro che stampante! L’incendio all’aeroporto di Catania è stato provocato da un cortocircuito, è vero, ma non a causa della vecchia unità periferica presente in un ufficio, bensì – manca soltanto l’ufficialità – di alcuni cavi in sovraccarico che scorrevano sotto l’aerostazione passando, nello specifico, sotto un’agenzia di autonoleggio. Si tratta della “Italy Car Rent”, quella di cui è dipendente una giovane che la maledetta sera del 16 luglio scorso ha per prima fatto scattare l’allarme.

La donna ha notato il fumo uscire dal basso, pare dalle grate dell’impianto di condizionamento, e si è subito diretta verso l’uscita, avvisando una guardia giurata. Che, stando a una relazione di servizio delle forze dell’ordine intervenute, in cui comunque non si adombra negligenza da parte del vigilante, potrebbe non avere determinato interventi immediati, se è vero come è vero che qualcosa nella tempistica non torna.

Lasso di tempo troppo ampio

Il lasso di tempo fra la telefonata pervenuta al 112 (ma non è detto che non ci si sia rivolti direttamente ad altri organi) e l’intervento dei soccorsi appare ampio per la circostanza. E quando i poliziotti delle volanti dell’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico sono arrivati sul posto della segnalazione hanno dovuto confrontarsi con una situazione surreale: passeggeri che vagavano senza sapere cosa fare e dove andare, estintori che non venivano fuori dal loro alloggiamento e persino una manichetta che non funzionava a dovere. La stessa a cui si sono “approcciati” alcuni agenti della Polizia di frontiera che pare stessero smontando dal loro turno.

A un tratto anche gli stessi vigili del fuoco hanno dovuto fare affidamento sugli agenti intervenuti, invitandoli a cercare il manutentore dell’impianto per staccare la corrente elettrica in quel comparto dell’aeroporto, in maniera tale da poter favorire il loro intervento. Assurdo, se si considera la situazione di emergenza e la circostanza che erano già passati una quarantina di minuti dalla segnalazione dell’incendio da parte della dipendente alla guardia giurata.

E tutto ciò, riflettiamo, in uno scalo aereo non certo affollato in virtù dell’ora. Cosa sarebbe accaduto se l’incendio si fosse sviluppato alla luce del giorno?

Gli appelli inascoltati

Una domanda che si pongono oggi con maggior forza i sindacalisti del Siap (Sindacato italiano appartenenti polizia), che proprio nei mesi scorsi, nell’ambito delle loro attività a tutela dei colleghi della polizia di frontiera, si erano rivolti ripetutamente al prefetto, al questore, al Dipartimento di Pubblica sicurezza, al direttore della VII Zona delle Polizie di frontiera di Sicilia, e alla stessa Sac per avere risposte che sono arrivate soltanto in maniera parziale e, quindi, non esaustiva.

«Noi – racconta il segretario provinciale del Siap, Tommaso Vendemmia – siamo partiti dalle condizioni di grande difficoltà in cui operano i poliziotti: dai box arcaici in cui sono costretti persino a stare in piedi per ore fino alla mancanza di un ufficio che possa favorire i controlli personali nell’area extra Schengen. Fra un sopralluogo e l’altro, però, ci siamo resi conto che la situazione era tutt’altro che lineare e che, ad esempio, il Certificato prevenzione incendi e Piano d’emergenza non era aggiornato».

«Abbiamo scritto, abbiamo chiesto – prosegue – ma quelle poche risposte arrivate non ci hanno convinto: un aeroporto che a dire di tutti ha raggiunto i dieci milioni di passeggeri in un anno veniva mantenuto nelle stesse condizioni strutturali in cui il traffico di utenti era decisamente inferiore, con uscite di sicurezza in cui esodo e controesodo confliggevano o portavano in luoghi aperti, ma in cui potevano transitare mezzi di servizio dell’aeroporto. Che l’allarme antincendio non sia scattato, che la Naspi non abbia funzionato non è concepibile, così come pare assai farraginoso il meccanismo secondo cui il personale “anticendio” o addetto all’evacuazione della Sac non sia stato mai portato a rapportarsi, anche a scopo di esercitazione, con chi la sicurezza in quella struttura è chiamato comunque a garantirla».

La domanda

«Oggi – conclude – in tanti si domandano da cosa possa essere stato determinato il rogo. Per me la domanda non è questa, ma un’altra: sono state poste tutte le premesse – e coinvolgo anche la polizia e i vigili del fuoco – per evitare che un evento del genere potesse mettere in ginocchio l’aerostazione e la città? Mi auguro – e ne sono certo – che qualcuno possa dare risposta ad almeno queste domande».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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