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L'intervista

Berlusconi e le elezioni in Sicilia: «Da lì sempre grandi soddisfazioni. Il Ponte si farà»

Il Cavaliere di Forza Italia, raggiunto al telefono, parla dalla sua convalescenza ad Arcore

Di Mario Barresi |

Rieccolo. Silvio Berlusconi avrebbe voluto essere lì, in piazza Università con gli altri leader. Ma, seppur in convalescenza, tira la volata al centrodestra per le Amministrative. A partire da Catania, una città a cui si dice legato «umanamente» nel ricordo di Umberto Scapagnini. E così anche da Arcore arriva un preciso assist a Enrico Trantino, mettendo comunque l’accento sulla centralità di Forza Italia («Siamo i fondatori del centrodestra») soprattutto al Sud e in Sicilia, “abbracciando” idealmente Cuffaro e Lombardo in nome del «cattolicesimo democratico». Chiede di glissare sui nuovi equilibri interni a Forza in Sicilia, oggi a traino schifaniano dopo la lunga stagione miccicheiana, neanche si cura delle rivelazioni a puntate di Salvatore Baiardo, “faccendiere” già legato al boss Giacomo Graviano. Piuttosto, guarda già alle Europee del 2024, avviando una sorta di pre-scouting con i suoi fedelissimi e in questo orizzonte lungo, ovviamente, rientra anche il “suo” Ponte sullo Stretto, «un grande impegno dei miei governi».

Presidente Berlusconi, innanzitutto come sta? Come prosegue la sua convalescenza ad Arcore? E quanto le manca non essere sul palco di Catania assieme a Meloni e Salvini?

«Sto meglio, grazie. Sto gradualmente recuperando le forze. Ho superato questo difficile momento grazie all’aiuto del Cielo e alla grande professionalità del personale sanitario del San Raffaele, ma anche grazie alla incredibile dedizione di mia moglie Marta e all’affettuoso sostegno di tutta la mia famiglia. Voglio aggiungere però che, sebbene lontano fisicamente, anche dall’ospedale non ho mai smesso di lavorare per l’organizzazione di Forza Italia, per la preparazione di queste elezioni amministrative e, con il vicepremier Tajani e i nostri ministri, sui principali dossier dell’attività di governo».

Catania per lei ha un significato e dei ricordi particolari. Politici ma anche umani, come ad esempio il suo rapporto con Umberto Scapagnini. Cosa resta di quella città e di cosa c’è bisogno adesso?

«Provo nostalgia umana per Umberto Scapagnini e un profondo rispetto per la sua memoria, ma quella stagione appartiene a un passato ormai lontano. Ora Catania si deve misurare con nuove grandi sfide, merita un’amministrazione che guardi al futuro e che sia all’altezza di una grande città in una posizione strategica al centro del Mediterraneo».

In questo turno di elezioni amministrative, mentre nel resto d’Italia si celebrano i ballottaggi, quasi un milione e mezzo di siciliani va alle urne per il primo turno. Visti i risultati di due settimane fa, si aspetta un po’ di più per Forza Italia dal voto nell’Isola?

«Ad ogni tornata elettorale la Sicilia ci ha dato grandi soddisfazioni. I siciliani sanno che noi abbiamo sempre creduto nelle potenzialità della loro terra e abbiamo sempre investito sulla crescita della loro Regione. I nostri governi sono stati quelli che più hanno investito nel Mezzogiorno, per esempio completando la rete autostradale siciliana. Sono anche quelli che hanno più efficacemente combattuto la criminalità mafiosa confiscando patrimoni e stabilizzando il 41-bis, arrestando 32 dei 34 latitanti più pericolosi. Tutto questo senza parlare del nostro costante impegno per il Ponte sullo Stretto. I siciliani che guardano al futuro, che credono nel ruolo della loro terra in Europa e nel Mediterraneo ci hanno sempre dato e continueranno a darci fiducia. Sanno che noi rappresentiamo la più grande famiglia politica d’Europa, il Partito Popolare Europeo, e questo ci rende interlocutori privilegiati di tutte le massime istituzioni europee».

La Sicilia è da sempre culla del voto moderato e laboratorio politico anticipatore di trend nazionali. E adesso, col centrodestra a trazione meloniana e il Pd di Schlein che sposta l’asse a sinistra, c’è un enorme spazio al centro. Forza Italia, così com’è, può essere ancora attrattiva o c’è bisogno di qualcosa di nuovo, magari dialogando con Renzi?

«Forza Italia è il centro, alternativo alla sinistra. Siamo i liberali, i cattolici, i garantisti, gli europeisti, gli atlantisti. Siamo gli unici ad avere sempre affermato con coerenza e senza contraddizioni o ripensamenti questi principi. Siamo i fondatori del centrodestra, che per noi è una scelta di campo assolutamente irreversibile. Se Renzi traesse coerenti conclusioni da molte delle sue prese di posizione, si trasferirebbe nella nostra metà campo, e a quel punto – solo a quel punto – sarebbe possibile un dialogo sistematico».

Ci sono due leader siciliani, Cuffaro e Lombardo, che continuano a presidiare proprio il centro e che sono in cerca di alleanze per le Europee. Sarebbe disposto ad aprire un dialogo con uno di loro?

«Entrambi hanno già fatto parte di coalizioni di centrodestra. Penso che per chi proviene dalla tradizione del cattolicesimo democratico dovrebbe essere la scelta più naturale e più coerente».

Per la prima volta nella storia, pur essendo stato spesso il primo partito del centrodestra nell’Isola, Forza Italia ha finalmente un suo governatore. Come giudica i primi mesi di Schifani? Magari avrebbe bisogno un po’ di “spirito berlusconiano” per resistere ai forti tentativi di condizionamento di FdI…

«Mi scusi, ma non posso condividere questo approccio. Non è così che funzionano le cose in un’alleanza che, in Sicilia come a livello nazionale, si fonda non soltanto sull’assoluto rispetto reciproco, ma anche sulla vera amicizia personale, collaudata in trent’anni di battaglie politiche comuni. Poi naturalmente essendo forze politiche diverse, sui singoli argomenti possiamo avere delle divergenze, ma come è logico in una coalizione ci si confronta e si trovano insieme le soluzioni migliori per la Sicilia e per il Paese. In questo spirito, il presidente Schifani ha l’autorevolezza, l’esperienza e la visione necessaria per dare alla Sicilia un governo di alto profilo, in linea con le grandi tradizioni del regionalismo siciliano».

Finalmente ci sono atti concreti per il Ponte sullo Stretto. Salvini, da ministro alle Infrastrutture, rivendica il risultato. Ma chi segue le vicende alterne dell’infrastruttura sa che da sempre è anche un suo cavallo di battaglia. Si farà davvero stavolta?

«Mi consenta di dire che in verità il Ponte sullo Stretto è stato un grande impegno dei miei governi. Per due volte avevamo progettato e finanziato quest’opera, l’avevamo addirittura appaltata e per due volte la sinistra, tornata al governo, per pregiudizio ideologico o per semplice voglia di rivalsa, ha cancellato tutto, a costo di accollare allo Stato pesantissime penali. Nell’ultima campagna elettorale abbiamo rinnovato l’impegno con gli italiani e lo porteremo fino in fondo, grazie alla tenacia e determinazione del presidente Meloni e del vicepresidente Salvini, ma anche grazie al grande impegno dei nostri ministri, dei nostri parlamentari e dei due presidenti azzurri, Schifani della Sicilia e Occhiuto della Calabria, per la realizzazione di un’opera che accorcia l’Italia e rende più vicina la Sicilia all’Europa. Questa volta non ci fermerà nessuno. Il voto del Parlamento di mercoledì è stato la svolta definitiva. Si apre non soltanto una grande stagione per la tecnologia e le imprese italiane, ma anche un’opportunità di sviluppo straordinario per la Sicilia e la Calabria».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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