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L’Italia punta agli incentivi fiscali per chi fa più figli

Di Redazione |

Bruxelles – Il governo italiano punta anche sull’incentivo del fisco per aggredire il problema del calo delle nascite. Un tema su cui l’esecutivo è tornato ad insistere da giorni e che la premier Giorgia Meloni ha messo in cima alle priorità con l’obiettivo di trovare misure già dalla prossima legge di bilancio. Un impegno su cui il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti si è subito attivato con una proposta che potrebbe arrivare a breve.  A fornire qualche dettaglio è un altro esponente leghista, il sottosegretario alle Imprese Massimo Bitonci: ridurre la tassazione per le famiglie con uno o più figli a carico “non significa abbandonare l’assegno unico”, che il governo ha indicato nel Def di voler aumentare; ma “oltre a questo – aggiunge – si dovrebbe reintrodurre una detrazione di 10.000 euro l’anno per ogni figlio a carico (ora 950 euro fino ai 21 anni) fino al termine degli studi anche universitari, per tutti i nuclei senza limiti di reddito”. Ma sulla proposta è tutta la Lega ad andare in pressing, invocando un “taglio consistente alle imposte sul reddito per sostenere i nuclei familiari e invertire la rotta dell’inverno demografico”.L’unico Paese in Europa ad aver già studiato una norma simile è l’Ungheria di Viktor Orbán, fa notare il Foglio. Proprio il modello ungherese di incentivi alla famiglia è stato più volte indicato in passato come punto di riferimento da Meloni e Salvini, e questo tipo di ragionamento è stato espresso da un membro del governo anche in una delle ultime riunioni del Consiglio dei ministri, quando si parlava appunto delle misure contro la denatalità a cui si lavora in vista della manovra. Le misure per la natalità, comunque, come gli altri impegni presi dal governo, dalle pensioni ai rinnovi contrattuali, dovranno fare i conti con le risorse disponibili: al momento gli spazi in deficit aperti dal Def (3,4 miliardi quest’anno e 4,5 il prossimo) sono già appaltati per il taglio del cuneo e la riduzione delle tasse; per tutto il resto bisognerà attendere la Nota di aggiornamento al Def in autunno. L’emergenza nascite è al centro del dibattito da giorni, soprattutto dopo che l’Istat ha certificato una natalità al minimo storico, con meno di 7 neonati e oltre 12 decessi ogni 1.000 abitanti. Il reddito, già sottoposto alla tassazione progressiva generale, viene diviso per il numero di persone che vivono sotto lo stesso tetto: ogni figlio conta per “mezza parte”, che si aggiunge alle due parti principali (gli adulti). Il calcolo finale dell’imposta si fa in base al numero di parti per le quali viene diviso il reddito e cala drasticamente se le parti aumentano.In particolare, se si hanno più di tre figli, ogni figlio dopo il numero 3 conta per una parte intera. Il vantaggio fiscale di questo meccanismo ha un tetto di 1.570 euro (in base all’ultima dichiarazione) per ogni mezza parte. Quindi, una coppia con due figli potrà risparmiare fino a 3.140 euro di tasse. Con tre figli, il guadagno può toccare 6.280 euro. E ogni figlio ulteriore conta per 3.140 euro di sgravi. Situazioni particolari (figlio invalido, un solo genitore nel nucleo, ecc.) procurano ulteriori “mezze parti” da sottrarre al totale. Per i minorenni, lo sgravio fiscale è automatico, ma è molto facile anche aggiungere figli maggiorenni nella dichiarazione dei redditi a patto che non abbiano cominciato a lavorare e non abbiano un loro reddito sufficiente al proprio mantenimento. L’unica condizione è il limite di età a 21 anni, che diventa però di 25 anni se si può dimostrare di essere studente.

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