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LA SENTENZA

Processo Double Track, le condanne dell’appello-bis: per i broker della droga pene dai 13 anni ai 5 mesi

La Corte d’Appello ha valutato le posizioni dei sei imputati che avevano ottenuto dagli ermellini l’annullamento dell’aggravante mafios

Di Laura Distefano |

Le pene sono state rideterminate seguendo le indicazioni della Cassazione. Si è concluso l’appello bis nato dall’inchiesta Double Track della Squadra Mobile che ricostruì i vari contatti della droga che aveva il narcotrafficante Sebastiano Sardo, conosciuto come “Iano Occhiolino”, diventato pentito pochi mesi prima che scattasse il blitz nel 2017.

La Corte d’Appello ha valutato le posizioni dei sei imputati che avevano ottenuto dagli ermellini l’annullamento dell’aggravante mafiosa – clan Cappello – dai reati di droga. E così il collegio di secondo grado (III sezione penale presieduta da Carmela La Rosa) ha condannato Simone Guglielmino a 10 anni e 4 mesi, Filippo Beninato a 7 anni, Giovanni Di Maggio a 7 anni e 4 mesi, Nunzio Davide Scrivano a 10 mesi e 20 giorni, Antonino Ivano Santangelo a 13 anni e 10 mesi e Giuseppe Treccarichi a 5 anni, 5 mesi e 10 giorni. Nel “primo” appello le pene erano state dai 12 ai 5 anni.

La Corte d’Appello – come si legge nel dispositivo – decidendo «sull’annullamento con rinvio statuito dalla Suprema Corte di Cassazione il 5 ottobre 2022 che aveva annullato la sentenza della II sezione penale della Corte d’Appello del 9 luglio 2021 limitatamente a un capo di imputazione nei confronti di Ivano Antonino Santangelo e limitatamente all’aggravante mafiosa per tutti gli imputati ha rideterminato le pene». Le motivazioni sono attese entro trenta giorni.

Occhiolino riuscì grazie alle sue conoscenze a creare un’organizzazione capace di diventare un punto di riferimento per i pusher siciliani. I poliziotti della Narcotici riuscirono a individuare due canali di rifornimento di droga che dalla Calabria arrivavano in Sicilia. Uno era localizzato nella piana di Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria, porta d’accesso della cocaina sudamericana in Europa. L’altro invece era collegato alle ‘ndrine di Cosenza. Il primo vendeva al gruppo di Sardo – che aveva Simone Guglielmino come braccio operativo – che poi smerciavano a spacciatori siracusani e palermitani. Il secondo cartello calabrese invece approvvigionava un gruppo criminale di Paternò. Le partite di droga (cocaina, marijuana e hashish) erano trasportate in auto.

Un piccolo post scriptum: questo è il processo che ha aperto le porte del carcere di Milano Opera a Niko Pandetta lo scorso autunno. Infatti la Suprema Corte dichiarò inammissibile il ricorso della difesa e rese irrevocabile la condanna del trapper catanese.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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