il racconto
Catania: le corse clandestine, la mafia e le scommesse da 100 mila euro
Ogni clan ha la sua stalla, per organizzare una gara almeno 15 giorni
Sono le due di notte. Ma davanti alla stalla c’è un andirivieni che pare mezzogiorno, anche se molti si portano il dito sul naso quando capiscono che i rumori si stanno facendo troppo alti. Non si può rischiare di far scattare qualche allarme. Il rischio è far saltare la gara e anche il mucchio di soldi delle scommesse.
Il fantino è ben coperto. Sciarpa e felpa con il cappuccio. Il calessino è pulito e splendente. Pronto per affrontare la competizione. Il nitrito del cavallo lucidissimo denota l’eccellente forma fisica. La scuderia è sicura dello stallone purosangue. «Non ce n’è per nessuno».
Lo stalliere controlla le redini e gli zoccoli. Tutto in ordine. Tempo di partire: destinazione zona industriale. Lo start è fissato per le 5. Non c’è tempo da perdere. Per non destare sospetti il gruppo si scioglie. «Ci vediamo lì, mi raccomando filmiamo tutto».
Il cavaliere comincia a dirigersi al luogo prestabilito. Ma deve sembrare una semplice passeggiata domenicale. Un po’ di trotto prima della volata. «Non facciamo scherzi, Tempesta». Lo ha chiamato come il cavallo, diventato leggenda nella malavita catanese, del boss Angelo Santapaola (ammazzato nel 2007).
Inizia ad albeggiare quando arriva alla meta. Ai bordi delle strade c’è il pubblico delle grandi occasioni, molti sono in sella a potenti Honda Sh. Il tifo è garantito per le due fazioni. L’avversario è già arrivato: il cavallo è snello e con le zampe muscolose. Si stringono la mano. Il ‘broker’ delle scommesse raccoglie le ultime puntate: 200, 500 ma anche 1000 euro. Mancano pochi secondi all’inizio della corsa. Il rombo delle moto esplode quando l’arbitro urla: «Vai!».
Per chi sta dietro non è facile superare, il rischio è di scontrarsi con i motociclisti. All’ultima curva però Tempesta trova un varco e supera il contendente assicurandosi la vittoria al fotofinish. I “ragionieri” della competizione ippica spartiscono i soldi: sono riusciti a racimolare 100 mila euro.
Alle sei del mattino si sono tutti dileguati. La sceneggiatura è quella di una recente corsa clandestina avvenuta sulle strade catanesi. Che sono teatro da decenni di questo fenomeno criminale, che nonostante le azioni di polizia e carabinieri non solo non si riesce ad arginare ma che guardando i video caricati sui social è sempre più in voga.
Il copione si ripete, più o meno ogni domenica. il giro vorticoso di soldi delle scommesse clandestina per buona parte finisce nelle tasche delle famiglie mafiose. O dei gruppi organizzati di narcotraffico.
La corsa clandestina di cavalli è una prova muscolare dei sodalizi criminali. Stalle, scuderie, quartieri, clan. Un’equazione (quasi) perfetta. Ci sono cosche che si sono specializzate nell’organizzazione delle competizioni di cavalli. Sono i Piacenti di Picanello, meglio conosciuti come “Ceusi”. Alcuni componenti sono Piacente per un errore di trascrizione all’anagrafe. Nel rione che si incasella tra la circonvallazione e il borgo marinario di Ognina sono disseminate, anche in luoghi improbabili e nascosti, stalle. Molte abusive.
Anche l’Antico Corso è “patria” delle scuderie, anche mafiose. Una cosa, quasi, fisiologica vista la vicinanza urbanistica alla via Plebiscito, la “street food” del panino con la carne di cavallo per eccellenza. Le stalle più rinomate della malavita però sono a San Cristoforo, nella strada Ottantapalme e al passareddu, rispettivamente via Della Concordia e Poulet. Non è difficile trovare qualche testa di puledro che esce da case diroccate o disabitate trasformate all’occorrenza in stalle. Ma badate bene dalle apparenze, perché all’interno ci sono tutti i comfort garantiti per il cavallo. Almeno fino a quando riesce a vincere.
E per fare questo naturalmente le iniezioni dopanti sono all’ordine del giorno. Gli stalloni da corsa costano. «Si spendono dagli 80 fino ai 120mila euro. Si comprano in Inghilterra, Trentino e Roma. E poi servono i soldi per mantenerli. C’è sempre uno stalliere che se ne prende cura. Alcuni li trattano meglio dei figli», racconta uno del “giro”. Anche i signorotti della droga hanno il loro cavallo da ostentare. Alla “fossa dei leoni” – viale Grimaldi 10 – ci sono delle stalle appartenenti a delle scuderie, che ultimamente sarebbero tra le più operative nell’organizzazione di corse clandestine. Ma non dimentichiamo anche Trappeto nord, in via Capo Passero. In un recente blitz interforze, i carabinieri trovarono alcune stalle – questa volta non proprio decorose – con alcuni cavalli che furono sequestrati. Un brutto colpo per il “prestigio” del criminale di turno.
Per mettere a punto una gara serve tempo: «Alcuni iniziano anche un mese prima, ma almeno sono necessari 15 giorni». Una volta lanciata la sfida, comincia la raccolta delle scommesse. Non ci sono più le puntate di una volta (10mila euro), ma comunque oscillano da 500 a 1000 euro. «Alla fine si riescono a raccogliere dai 100 ai 150 mila euro a corsa». Le gare si svolgono tra le curve di Belpasso, Ramacca, Palagonia, zona industriale. Quando si corre non si fanno sconti. Si raggiungono anche i 50 e 60 chilometri orari. «Una volta un cavallo è morto di infarto fulminante durante una gara». Un altro turpe aspetto di questo aberrante fenomeno criminale. Che va estirpato.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA