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L’esercitazione dynamic manta 2023

Sul Margottini dove l’arte della guerra serve a conservare la pace

A bordo sulla fregata della Marina impegnata nelle esercitazioni Nato

Di Leonardo Lodato |

Il modo migliore per esser certi di vincere una guerra, è assicurarsi la vittoria ancora prima di iniziare a combattere. E’ questo il principio fondante dell’“Arte della guerra”, il più antico manuale strategico, scritto da Sun Tsu. Ma per assicurarsi il buon esito di una battaglia, bisogna anche avere mezzi e donne e uomini preparati, addestrati, pronti ad intervenire.

Ecco lo scopo principale della Dynamic Manta 2023, la più grande esercitazione antisommergibile che si svolge ogni anno nelle acque siciliane, nel corso della quale vengono impegnati mezzi navali e aerei appartenenti alla Nato e, nel caso specifico, allo Standing Nato Maritime Group 2, Il Secondo Gruppo Navale Permanente della Nato

«Questa esercitazione – spiega il Contrammiraglio Stephen G. Mack, Deputy Chief of Staff, Submarines, Maritime Comand Headquarters (MarCom) di NorthWood, Gran Bretagna – è quello di mettere i mezzi della Nato impegnati nel Mediterraneo, nelle condizioni di operare nel migliore dei modi al fine di scongiurare qualsiasi pericolo possa arrivare dal mare e, in questo caso, dalle sue profondità, con l’utilizzo di mezzi subacquei. Ma altro aspetto fondamentale è quello di permettere agli equipaggi coinvolti di addestrarsi a parlare lo stesso linguaggio che, seppur codificato allo stesso modo per tutti, ha comunque bisogno di essere testato sul campo. La maggiore forza della Nato è quella di essere sempre pronta ad interagire con tutti gli alleati in qualsiasi momento, tenendo anche conto della reale posizione di ogni mezzo a disposizione. Non va sottovalutata neanche l’importanza che tale esercitazione ricopre per gli equipaggi dei sottomarini che, chiamati a giocare nel ruolo di “nemici”, hanno la possibilità di affinare le proprie conoscenze e di “nascondersi” al nemico rappresentato in questo caso dalla presenza delle navi, degli aerei e degli elicotteri equipaggiati proprio per la ricerca e l’individuazione dei sottomarini».

La giornata si prospetta molto lunga, e già alle 6 del mattino, sul “Carlo Margottini” (F592) della nostra Marina Militare – la terza delle Fregate Europee Multi Missione (Fremm), e la seconda della classe in versione Asw (Anti Submarine Warfare) – tutti sono già pronti a mollare le cime dal molo del porto di Catania per raggiungere, in pieno Mar Ionio, il teatro delle operazioni.

Con il “Margottini”, l’Italia è impegnata nella Dyma 2023 anche con Nave Carabiniere e i sommergibili Scirè (S527) e Longobardo (S524), affiancati da Uss James E. Williams, Hmcs Fredericton, Hs Psara, Esps Numancia, Usns Kanawha, Uss Delbert D. Black, e i sottomarini Hs Pipinos, Tcg Preveze e Uss Oregon.

Nel frattempo, assistiamo dalla Helicopter Control Room del Margottini all’appontaggio e all’“hangaraggio” di uno degli elicotteri di stanza a Maristaeli, che viaggerà con noi.

Alle 10,08 i mezzi navali della Nato si preparano a completare lo schieramento previsto dall’esercitazione, il cosiddetto “Arrow” (freccia) che al termine si aprirà come un fior di loto, lasciando che intorno a noi sfilino tutti i mezzi impegnati, per concludere, a pomeriggio inoltrato, con la cosiddetta “delfinata”, l’emersione rapida di un sottomarino.

Il comandante del Margottini, Capitano di fregata Giovanni Luca Melchiorre, spiega che «l’esercitazione è arrivata al decimo anno, ed è mirata ad accrescere le capacità delle unità dell’Alleanza atlantica nell’attività antisommergibili. In ambito nazionale abbiamo la possibilità di mettere all’opera le capacità dei nostri mezzi e dei nostri uomini con le fregate europee multimissione in configurazione antisom».

Comandante, la Marina italiana, in passato, ha raggiunto livelli di eccellenza davvero invidiabili, pensiamo a quello che ha rappresentato, per esempio, la componente sommergibilistica a cavallo tra la prima e la seconda guerra mondiale. Oggi che facciamo parte dell’Alleanza atlantica, possiamo ritenerci allo stesso livello di Stati Uniti, Francia e degli altri Paesi coinvolti?

«Il livello di cui disponiamo è elevatissimo. Puntiamo sulla qualità ma è chiaro che anche la quantità è importante, c’è bisogno di un buon numero di assetti e di uomini ed è quello che i nostri vertici hanno fatto presente nelle sedi opportune, perché l’importanza della dimensione marittima sia universalmente riconosciuta. Le nostre Fremm sono all’avanguardia a livello mondiale. Noi, ad esempio, disponiamo di un sonar a scafo e di un sonar a profondità variabile. Un sensore imbarcato sui nostri elicotteri ci permette di raggiungere performance elevate».

In che modo il Margottini sta dando il proprio contributo, in questo momento, alla Dynamic Manta?«Il nostro equipaggio consta di 160 unità che, in attività operativa, si integrano con le sezioni elicotteristiche e i team di sicurezza della Brigata San Marco».

L’esercitazione, intanto, procede e le navi ci sfilano a babordo e tribordo. Due sottomarini, il turco Tcg Preveze e il greco Hs Pipinos, sono stretti tra noi e le altre navi, Uss James E. Williams (Usa) e Carabiniere (Italia). Commentiamo i momenti di vita all’interno della nave con alcuni componenti dell’equipaggio e con il comandante in seconda Claudio Vinci che gioca in casa, essendo uno dei siciliani (catanese, per l’esattezza) a bordo del Margottini.

Proviamo a strappare qualche commento sull’attuale conflitto tra Russia e Ucraina ma, in questo caso, le bocche restano cucite.

E in questo caso, ci viene in soccorso, ancora, il comandante Melchiorre: «Lo strumento marittimo è flessibile ad ogni impiego. I dispositivi “Standing” c’erano prima e ci sono adesso. Nostro obiettivo è quello di avere sempre una chiara situazione di quello che accade all’interno dei bacini di nostro interesse. E’ chiaro che la High Readiness Joint Task Force, pool di forze in elevata prontezza della Nato, è stata implementata all’indomani dello scoppio della crisi russo-ucraina e, nel caso ce ne fosse bisogno, noi siamo operativi fin da ora».

Si fa buio, la notte cala, dagli altoparlanti del Margottini arriva l’ordine di «oscurare la nave». Per noi è il momento di salire a bordo del gommone delle Guardia Costiera, a un miglio di distanza dal porto di Catania, che ci riporterà a casa. Per il Margottini è tempo di riprendere il largo. L’esercitazione andrà avanti fino a venerdì prossimo.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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