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Intelligenza artificiale: “Necessari maggiori controlli”

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Di Redazione |

Palermo, 24 feb. “La diffusione sempre più pervasiva delle tecniche digitali e l’aumento delle capacità di calcolo stanno trasformando la nostra società in modo tutt’altro che trasparente. Si pensi al Chat Generative Pre-Trained (Chat GPT), un prodotto dell’intelligenza artificiale, basato su tecniche di apprendimento automatico, che consente di parlare in un linguaggio pari a quello di un fine e onnisciente intellettuale, di comporre testi complessi, rispondere a quesiti, riassumere documenti a un livello tale da essere già vietato in alcune accademie. Tuttavia, questi strumenti possono generare informazioni fuorvianti, sia intenzionalmente, che a causa di inaccurate forme di raccolta di dati”. A dirlo il prof Salvatore Magazù, decano di Fisica dell’Università di Messina, che insieme al giornalista Gianluca Rossellini e a Roberta Fulci e Marco Motta, conduttori di Rai Radio3 Scienza, il quotidiano scientifico della terza rete ideato dalla indimenticata Rossella Panarese, hanno animato il ‘Focus sul giornalismo scientifico’ nel corso della V Edizione del Festival della Cultura Scientifica intitolato Comunicare la Scienza, organizzato dal Liceo Caminiti-Trimarchi di Giardini Naxos e dall’Ateneo messinese.

“Bisogna – prosegue Magazù – infatti tener in conto che i dati possono essere anche significativamente distorti, non necessariamente in modo volontario, che non esistono raw data e che la semplice correlazione tra eventi non implica causalità; infine, è importante osservare come i big data non siano in grado di anticipare fenomeni mai prima osservati. Pertanto, l’aforisma la mappa non è il territorio si declina qui con i dati non rappresentano la realtà. L’uso di Chat GPT e modelli simili nell’industria dell’informazione, soprattutto quella scientifica, è dunque pericoloso perché può contribuire alla diffusione di fake news. L’inerente e sottesa preoccupazione è che viviamo sempre più in bolle-filtro cuciteci addosso da algoritmi che da un lato propinano prodotti che fanno sentire ciascuno nella propria confort-zone, spesso con messaggi veicolati o di chi la pensa nello stesso modo; ne consegue, pertanto, che viene ostacolato ogni reale dialogo fatto di confronto. Gli algoritmi rischiano di farci passare da una democrazia a una ‘datacrazia’ basata su big data, ovvero a un governo dell’algoritmo”.

Nel corso dell’evento i relatori hanno rimarcato l’importanza del giornalismo scientifico per contribuire ad allargare gli spazi del confronto democratico e per acquisire una cittadinanza scientifica. “Oggi non possiamo non essere informati su ciò che riguarda scienza e tecnologia – prosegue Magazù – perché ad esse sono legate molte delle decisioni che dobbiamo prendere e che hanno un effetto determinante sulla nostra società. Acquisire una cittadinanza scientifica significa accettare o rifiutare certi utilizzi di determinate tecnologie, ma sempre per motivi ragionati ed è dunque essenziale per potersi pronunciare come cittadini in modo consapevole e per poter interpretare la quotidianità”. “Oltre ad adoperare metodologie di controllo e dare credito a informazioni provenienti da fonti scientifiche accreditate – spiega Magazù – bisognerebbe predisporre un nuovo codice comportamentale per i comunicatori scientifici, che auspichiamo sia adottato dall’Ordine dei giornalisti. Nell’ambito della ricerca scientifica, i lavori vengono diffusi dopo procedure di valutazione come quello della revisione paritaria, o peer-review; nel giornalismo scientifico, per evitare possibili correzioni nella comunicazione, è importante provare a rispondere preliminarmente ad alcune domande: quali problemi affronta la ricerca? Come sono stati ottenuti i dati? Lo studio è ripetibile? Qual è la dimensione del campione investigato? quali fattori possono influenzare i risultati? Dopo bisogna individuare i corretti collocutori a cui porre queste domande e, a questo riguardo, è importante parlare direttamente con gli autori; inoltre, per soddisfare il requisito di terzietà, è auspicabile individuare eventuali esperti esterni che abbiano familiarità con gli argomenti trattati; infine, è opportuno verificare eventuali conflitti d’interesse”. “Al di là delle forti affinità tra alcune declinazioni del metodo scientifico e del metodo giornalistico, ancorché un requisito essenziale nel giornalismo sia quello della tempestività – conclude Magazù – è importante che i giornalisti scientifici attuino queste verifiche prima di pubblicare una notizia. Questi criteri non escludono comunque errori ma rendono più rigoroso l’approccio giornalistico”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA