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Arsenico e vecchi merletti: così in Sicilia le correnti del Pd si rimescolano, chi sta con chi oggi

La “corazzata” di Bonaccini vince, ma Schlein molto vicina. Barbagallo, exploit sotto l’Etna. E De Micheli è regina di Mirelloland

Di Mario Barresi |

A un certo punto, nel cuore della notte, al quartier generale siciliano  degli Elly-boys arriva il risultato di Ispica. «Schlein 7 voti, Bonaccini 3». Accolto con sardonica speranza: «Se abbiamo strappato un circolo nella Stalingrado di Nellino, allora ancora tutto può succedere». Una microscopica bandierina nel Ragusano, dove il deputato regionale Nello Dipasquale incassa risultati “emiliani” (72%) per Stefano Bonaccini, che vince il primo round delle primarie del Pd anche in Sicilia. Ma con un distacco molto inferiore da Elly Schlein rispetto al risultato nazionale che lo vede avanti di quasi 20 punti: 42,2% contro  36,9%, secondo i dati diffusi dai dem siciliani. Ai quali manca Siracusa: voto rinviato per timori meteo, se ne riparla fra il 18 e il 19.

La partita giocata in circoli e federazioni arriva in un momento delicato per il partito siciliano. Reduce dalla batosta alle Regionali, ancora confuso sulla strategia per le Amministrative di primavera, balbettante all’Ars sul caso degli 890 euro in più al mese per i deputati regionali. «Almeno 5 o 6 di noi – certifica Fabio Venezia – nello scrutinio segreto  ha votato contro, ma prima in aula e poi nell’opinione pubblica è passato un messaggio equivoco».

Un capolavoro politico-mediatico:  finire in pasto alla canea populista e coprire i franchi tiratori di FdI e M5S, che ostentano un “no” compatto con i conti che non tornano. Certo, non era facile dopo l’intervento tranchant di Antonello Cracolici a favore dello scatto Istat delle indennità. «Basta demagogia. Chi vuole rinunciare all’adeguamento può farlo depositando la rinuncia formale agli uffici dell’Ars, come ho fatto io il 7 febbraio», scandisce proprio Dipasquale. E Venezia, oggi, farà lo stesso.

Venezia e Dipasquale, con alle spalle vissuti politici molto diversi, sono accomunati anche dalla militanza nella “corazzata” siciliana di Bonaccini. Il governatore dell’Emilia-Romagna ha il sostegno di una sostanziosa fetta della classe dirigente regionale del Pd. Con lui altri dell’Ars (dal capogruppo agrigentino Michele Catanzaro all’etneo Giovanni Burtone, in asse con l’ex sottosegretario orlandiano Giuseppe Berretta, fino alle matricole Mario Giambona, Calogero Leanza e Tiziano Spada).

Il favorito per il Nazareno ha altri sponsor di peso fuori da Sala d’Ercole:  l’ex capogruppo Ars, non ricandidato con veleni non smaltiti, Peppino Lupo, Carmelo Miceli di Base riformista e l’orfiniano Antonio Rubino (in tandem con l’acese-romano Fausto Raciti) a Palermo, l’ex sindaco quasi ricandidato Enzo Bianco (LiberalDem) a Catania, Lillo Speziale nel Nisseno, il senatore siracusano Antonio Nicita, fra i più influenti consiglieri di Letta, più l’appoggio del mondo cislino che in Sicilia ha paracadutato Annamaria Furlan.

Con cotanti supporter, però, Bonaccini vince ma non sfonda: al di là dell’exploit ibleo, supera il 50% soltanto nell’Agrigentino, e lo sfiora nel Trapanese (spinto dal mancato deputato regionale Domenico Venuti), con un discreto 45% a Messina.

Ma almeno stavolta le primarie hanno l’effetto di mischiare le carte sul tavolo di un partito che nell’Isola ha visto le tribù nemiche muoversi come greggi del potente di turno: tutti renziani con Renzi, zingarettiani con Zingaretti e lettiani con Letta. Ora il quadro diventa più fluido. L’esempio più clamoroso è il segretario regionale Anthony Barbagallo. Che, da franceschiniano doc, incassa il grande risultato di Catania, dove Schlein, sostenuta anche dalla deputata regionale Ersilia Saverino, è prima col 65% e in città col 76%. Il paradosso è che l’ex deputato all’Ars, che ha optato per il seggio a Montecitorio,si trova nella stessa barca congressuale con chi più di  tutti vorrebbe la sua testa: nella fronda di Siracusa, capitanata dall’ex assessore regionale Bruno Marziano ci sono anche  l’ex deputata Marika Cirone e Glenda Raiti, aspirante allo scranno romano che Barbagallo è andato a occupare.

A proposito: Raiti, assieme a Renzo Bufalino (vicesegretario regionale, neo-segretario di Caltanissetta e sindaco di Montedoro) fa parte della schiera di giovani legati a Peppe Provenzano. L’ex ministro di Milena, vice di Letta, è uno dei big nazionali con Schlein. Sostenuta anche da due matricole alla Camera: l’ennese Stefania Marino, ex crisafulliana emancipata, e Maria Iacono, prima donna agrigentina nella storia del Parlamento, in ottimi rapporti col buon vecchio Giovanni Panepinto. E a Messina c’è la mitica Angela Bottari, 77 anni, senatrice del Pci e segretaria regionale del Pds: un pezzo di storia della sinistra.

Una squadra tanto variegata da essere variopinta, con Sergio Lima (braccio destro di Claudio Fava fino al «game over» autodecretato dall’ex presidente dell’Antimafia dopo le Regionali, oltre che amico dell’ex deputato di Leu  Erasmo Palazzotto) portavoce regionale della mozione Schlein. «La partita è tutta aperta», afferma Lima (che Barbagallo ha voluto in segreteria regionale), lanciando l’appello «al nostro popolo,  che crede ancora in una politica che sappia essere visione collettiva e di cambiamento» ai gazebo del 26 febbraio. Con un dato: nella piattaforma “Parte da noi”, luogo virtuale di dibattito e di raccolta fondi per Schlein, «il 60 per cento degli iscritti non ha la tessera del Pd».

Ce l’hanno, eccome, la tessera i tanti palermitani che invece hanno confermato il consenso di Cracolici, leader siciliano della mozione di Gianni Cuperlo: nel Palermitano l’outsider della sinistra incassa un 30% da record (più del quadruplo del dato nazionale), anche grazie al sostegno di un’altra deputata regionale della città, Valentina Chinnici. In molti, nel partito, sono certi che fra i grandi elettori del dirigente dem triestino ci sia anche Beppe Lumia. Nessun endorsement, anche se l’ex senatore è stato avvistato nei pressi del circolo della sua Termini Imerese. Dove Cuperlo supera Bonaccini, secondo dopo Schlein, votata da Franco Piro e dai giovani dem.

Infine, Paola De Micheli. Che, se tutta l’Italia fosse una grande Mirelloland, andrebbe ben oltre il magro 4%. A Enna, feudo di Mirello Crisafulli, infatti, l’ex ministra è al 23% (terza e di poco staccata) , con un altro buon 19% registrato nel Nisseno, grazie all’impegno del segretario provinciale Peppe Di Cristina. E adesso tutti ai gazebo, con altre trame  da intrecciare, fra arsenico e vecchi merletti.  Con la testa già alle urne in 129 comuni e il cuore oltre l’ostacolo. Il congresso regionale, il Big Bang delle galassie dem siciliane, è lontano un anno (luce).  «Ma, certo, se vincesse Bonaccini, il destino di Barbagallo potrebbe anche essere un addio anticipato», ipotizza chi non vede l’ora della resa dei conti.

Twitter: @MarioBarresi   

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