IL RACCONTO
Caso Cannes, il progetto bocciato dalla Regione riciclato in Oman (che spenderà il 43% in meno della Sicilia)
La società lussemburghese propone al Sultanato “Women and Cinema” rivisitato. Con qualche gaffe. E tariffa scontata
Tutto si può dire – e in buona parte s’è già detto – su Patrick Nassogne e Awamu Moja. Che poi sono la stessa persona. Tutto, tranne che il titolare di società in forma anonima, al contempo anche fotografo d’arte, non abbia un’incredibile prontezza di riflessi. Dopo la clamorosa bocciatura del progetto «in esclusiva» al prossimo Festival di Cannes da parte della Sicilia, la Absolute Blue non si dà per vinta. Pur meditando richieste di risarcimento danni alla Regione che ha revocato il finanziamento da 3,7 milioni, l’azienda con sede in Lussemburgo nel frattempo ricicla l’iniziativa con un altro partner istituzionale: il Sultanato dell’Oman.
Basta sostituire una parola. E così “Sicily, Women and Cinema”, per magia, diventa “Oman, Women and Cinema”. Sempre e comunque da mettere in mostra sulla Croisette a maggio prossimo.
Geniale. Davvero geniale.
Anche perché il format non cambia di molto. Anzi: resta identico. Uno “shooting” fotografico nella patria del committente; basta cambiare gli scorci mediterranei e le bellezze millenarie dell’Isola col panorama della Penisola araba. E così il Cretto di Burri diventa il deserto di Wahiba, il duomo di Ortigia è surrogato dalla Grande moschea del sultano Qaboos, i Faraglioni di Acitrezza e Scala dei Turchi spostati nel Golfo Persico, il fascino gattopardesco di Villa Palagonia rivive nel suk labirintico di Muttrah.
Chapeau. Un vero miracolo.
Anche perché, nella proposta che Absolute Blue ha presentato al Sultanato dell’Oman (un documento aggiornato al 23 gennaio, che La Sicilia ha consultato) l’elemento più suggestivo è la nuova presentazione dell’«evento». Ovvero: «Un viaggio che vedrà protagonisti il cinema, le donne e le meraviglie dell'Oman. Per fare dell'Oman, del cinema e del coraggio delle donne un messaggio di ricostruzione e di fiducia nella bellezza e nel futuro». Ora, non è dato sapere se anche per la Regione (che ha revocato l’affidamento diretto su iniziativa del governatore Renato Schifani, dopo che l’Avvocatura ha giudicato illegittimo il criterio della presunta «esclusività» per cui non s’è fatta una gara d’appalto) il tema del 2023 sarebbe stato lo stesso.
Ma bisogna riconoscere che Nassonge-Moja ha una raffinata conoscenza della geopolitica araba. Perché è sicuro che il sultano Haytham bin Tariq Al Sa'id sarà stuzzicato dall’idea di mettere in mostra il “Rinascimento” di una terra dove le donne – al contrario di quasi tutti gli atri Paesi della zona – possono lavorare, guidare, votare, possedere proprietà e gestire un'attività. Pur con qualche divieto da superare. E infatti il progetto sembra lusingare l’illuminismo del monarca assoluto: «Presentare l'Oman attraverso il suo sincretismo culturale, la profondità del Sultanato, i colori e le luci, le tradizioni millenarie». Del resto, «le donne sono forti – scrive la società lussemburghese – lungi dall’essere uccellini indifesi da proteggere, hanno sempre lottato, il più delle volte nell’ombra ma anche in piena luce, per lasciare il segno nella storia dell’uomo».
Questi lussemburghesi sono bravi.
Perché nel «brainstorming work in progress» propongono al sultano di intitolare la mostra fotografica “1001 Omani Nights”. E s’inventano un’idea che «si concentrerà su sei donne omanite d’eccezione, associate a sei personaggi di “Le Mille e una notte”. È l’uovo di Colombo. Anzi: di Nassogne-Moja. Un servizio fotografico che «mira a rappresentare la tradizione (…) e la modernità che il Sultanato dell'Oman ha stabilito». Così le storie narrate dalla principessa Sherazade s’incroceranno con Safia Al Bahlani, giovane disabile simbolo del riscatto femminile, di Maha Al Baluchi, prima donna pilota omanita, e della tennista professionista Fatma Al Nablhami; mentre le suggestioni di Sinbad (peccato che sia maschio) saranno impersonate da Ibtisam Al Salmi, la prima marinaia professionista del Medio Oriente. Una «magia incantata» che – secondo la proposta – coinvolgerà le stiliste locali (da Anisa Al-Zadjli a Buthania Al Zadjali) e le più conosciute top model del Sultanato, a partire dalla meravigliosa Juhanina Nasser Alharthl.
Squadra che vince non si cambia.
L’iniziativa di Absolute Blue per Cannes (che nel 2022, per l’assessorato regionale al Turismo, «ha riscosso uno straordinario successo mediatico, contribuendo ad incrementare l'attrattività della Sicilia per le produzioni cinematografiche internazionali») anche per l’Oman, dopo gli scatti in loco, è basata sugli eventi all’hotel Majestic Barrière (dove «abbiamo bloccato il “salone Croisette” per tutti gli eventi», si specifica), il quartier generale della missione del Sultanato in Costa Azzurra.
Anche qui è facile: “Casa Sicilia” diventa “Oman House”, con tanto di sala vip e «uno staff di 28 persone per rispondere a ogni richiesta». Certo, nella foga di rendere subito la proposta accattivante per il nuovo committente, qualche strafalcione nel documento è rimasto. Si legge, ad esempio, che «a differenza dello scorso anno, vorremmo offrire ogni giorno una semplice colazione a chiunque voglia recarsi all'Oman House. Solo granita, brioche, caffè, succo d'arancia e melograno». Un tipico breakfast arabo, come è risaputo. Una gaffe che fa il paio con quella della parte più importante della presentazione: «Presentare i luoghi mitici dell'Oman, una vera e propria destinazione turistica culturale mondiale, e in particolare un turismo di appassionati e professionisti del cinema. Ma anche proporre l'Oman alle grandi produzioni internazionali come destinazione cinematografica. Una grande sfida possibile, perché i tempi sono finalmente maturi per un "Nuovo Cinema Paradiso"». Magari girato da Yussef Al-Tornator.
Ma c’era davvero poco tempo.
E ci sono anche meno soldi sul piatto. La parte più sorprendente della proposta, infatti, riguarda i costi. Moja, «spesso definito il fotografo delle star per via del suo stretto rapporto con il Festival di Cannes», applica di fatto al Sultanato uno sconto di circa il 43% sulla cifra pattuita con la Regione. Per tutta l’operazione “Oman, Women and Cinema” chiede infatti 2.320.000 dollari americani. Ovvero: 2.133.820 euro al cambio attuale. E cioè ben 1,6 milioni in meno di quelli che riteneva necessari per il progetto siciliano, una cifra molto simile all’evento del 2022.
Nella trattativa con gli arabi, inoltre, Absolute Blue accetta di dimezzare il costo dello shooting fotografico: dai 620mila euro richiesti a 367mila. «Parte delle riprese può essere pagata da Moja e dai suoi sponsor». Ma il risparmio maggiore, per il cliente subentrato per cause di forza maggiore, è nell’“Oman House”: un milione in meno di “Casa Sicilia”. Diminuiscono tutti quelli che dovrebbero essere costi fissi: l’affitto della sala e le decorazioni (da 920mila a 551mila euro), i pannelli pubblicitari (da 306mila a 230mila euro), la manodopera e i costi annessi (da 618mila e 170mila rispettivamente a 275mila e 92mila euro). E persino la faraonica conferenza stampa, compresa di «animazioni», si può organizzare con 367mila euro anziché i 511mila per l’analogo evento siciliano.
L’unica voce che lievita è l’ospitalità: i 30mila euro previsti per i Vip della Regione vengono quasi quintuplicati per coccolare i pretenziosi invitati del sultano. Sulla differenza finale incide l’Iva “reverse change” (pari sempre al 22% dell’importo) che una pubblica amministrazione italiana deve applicare al contratto con una società con sede fuori dall’Ue, mentre il regime fiscale omanita prevede un’imposta massima del 5% con deroghe per le aziende straniere. Ma, ammesso e non concesso che in Oman il contratto fosse esentasse, ballerebbero 675mila euro in più a carico della Regione. Tolti i quali, però, il costo complessivo resterebbe superiore ai 3 milioni. Quasi un terzo in più rispetto al prezzo offerto agli omaniti. Che saranno pieni di soldi e affamati di fama occidentale. Ma non sono fessi. O sono semplicemente fortunati.
Perché il Sultanato “illuminato”, orientato ad accettare l’offerta di Absloute Blue, pagherà la passerella, in uno strapuntino della Croisette, meno – molto meno – di quanto fosse disposto a spendere il Califfato meloniano del Turismo in Sicilia.
Sui numeri – così come sulle tante inchieste aperte sul caso Cannes in – c’è poco spazio per la fantasia. E anche in Lussemburgo questo l’hanno capito.
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