La storia
Humanitas, 10 anni di misteri e veleni incrociati a partire da una delibera “autoprodotta”
La sentenza con cui il Cga dichiara "illegittimi" 40 posti extra oncologici per il colosso sanitario di Misterbianco, riporta alla memoria una vicenda avviata dall'allora giunta Crocetta
Non è soltanto una questione di carte bollate e di affari (milionari) della sanità privata. La vicenda Humanitas – al di sopra di ogni giudizio sul suo status di eccellenza non solo nazionale – dura da quasi 10 anni, trascinando con sé anche brandelli di politica. E veleni non ancora del tutto smaltiti. Una nitida ricostruzione è arrivata dalla precedente Antimafia regionale presieduta da Claudio Fava. Nella relazione sulla sanità siciliana, la commissione tira fuori anche un documento inedito. Che comincia con queste due parole: «Caro presidente…». Un approccio informale, quasi affettuoso. Per una verità che le brucia. A firmare la “nota riservata” è Lucia Borsellino, all’epoca assessora alla Sanità. Destinatario: Rosario Crocetta. È stata appena votata la delibera di giunta del 2 luglio 2013, con cui il governo regionale avvia l’operazione Humanitas nel Catanese. Ma Borsellino disconosce la delibera: non sono quelle le carte che lei aveva letto. Si sente vittima di una «trappola», ricordano i suoi più stretti collaboratori. La nota riservata, già rivelata da La Sicilia il 21 maggio 2020, ha una traccia nel protocollo in uscita dell’assessorato, ma non in entrata a Palazzo d’Orléans. A trovarla, depositandola agli atti dell’Antimafia, è l’allora assessore alla Salute, Ruggero Razza.
Nota politica a margine: siamo ai tempi dello scontro pesantissimo fra Nello Musumeci e Luca Sammartino, al quale il governatore augurò che a occuparsi di lui dovessero essere «ben altri palazzi». Il deputato ex renziano ha un legame familiare con l’istituto oncologico: la madre, Nuccia Sciacca, è stata direttrice sanitaria, mentre lo zio, Giuseppe Sciacca, amministratore delegato della struttura di Misterbianco. Humanitas ha più volte ribadito la totale indipendenza rispetto all’attività dell’esponente politico. E, a onor del vero, non esiste un solo atto amministrativo – né da deputato d’opposizione, né adesso da assessore e vicepresidente – in cui Sammartino interferisca nel rapporto fra la Regione e il gruppo privato. Nemmeno nella delibera in cui la giunta di Renato Schifani, ereditando l’iter dalla precedente col via libera della Conferenza dei rettori siciliani, ha approvato la scorsa settimana il protocollo d'intesa per un corso di laurea in infermieristica di Humanitas. Ma gli intrecci partono dall’era Crocetta, con l’accordo stretto da Beppe Lumia con il compianto Lino Leanza, che forma il gruppo di Articolo 4 (con dentro sei deputati, fra cui lo stesso Sammartino e Valeria Sudano). E arriva alla nota riservata della figlia di Paolo Borsellino. Il testo finale della delibera, scrive al governatore, è stato «perfezionato dagli stessi Dirigenti generali dei due Dipartimenti» (Salvatore Sammartano e Ignazio Tozzo), in Presidenza proprio il giorno della delibera, «preliminarmente alla seduta di Giunta». Borsellino giura che l’atto «non avrebbe potuto determinare effetti diretti o indiretti (…) tanto in termini di vincoli economici-finanziari, quanto in termini di accreditamento e di disponibilità di posti letto all’interno della programmazione sanitaria regionale». Il testo finale votato in giunta avrà però il contenuto opposto. «Una delibera che s'è autoprodotta», ironizza la commissione.
Chi ha tradito Borsellino? L’Antimafia parla di «inusuale presentazione dell’atto», che «contraddice le ricostruzioni proposte da alcuni responsabili di quel procedimento, fino a ipotizzare che almeno due di loro abbiano riferito circostanze non veritiere nelle audizioni davanti a questa Commissione». Sammartano, sentito, si tira fuori: «Io non ho mai istruito nessuna pratica né incontrato, in nessun caso, mai i soggetti della Humanitas sull’argomento». Eppure, quando Fava gli fa notare l’anomalia di un atto sul tavolo dell’assessore senza che i dirigenti ne sapessero niente, risponde: «Nello specifico mi sembra assai difficile anche questa ipotesi… Io non lo so francamente, poi bisognerebbe chiedere a Tozzo». E l’Antimafia lo chiede proprio a quest’ultimo «Arrivai all’assessorato alla Sanità a metà giugno del 2013… quindi un paio di settimane prima di questo accordo (…). Devo dirle – risponde l’allora dirigente del Dasoe – che di questo accordo, fino al momento della delibera della giunta, io non ho avuto nessuna notizia… Diciamo questo testo, onestamente, chi lo abbia scritto io non so dirle, certamente non l’hanno scritto i miei uffici questo posso dirlo con certezza».
Nell’era Musumeci il rapporto con Humanitas procede a fasi alterne. Prima disteso, fino al clamoroso stop all’accreditamento firmato da Mario La Rocca, fedelissimo dirigente di Razza. Come non sospettare una ritorsione contro Sammartino? E come non pensare a una trattativa per scavalcare l’ingombrante deputato quando l’assessore vola più volte a Milano per incontrare Gianfelice Rocca, presidente di Humanitas? L’inaugurazione, a Misterbianco nel dicembre 2021, non a caso, viene officiata da Musumeci e Razza, sorridenti e rilassati. Sembra essere scoppiata la pace, sancita dal cambio di linea del governo nel contenzioso sui posti. Ora c’è la sentenza del Cga. Che lascia la patata bollente all’assessora Giovanna Volo (in rotta con La Rocca). E a Renato Schifani. Intanto, Sammartano è capo di gabinetto del governatore e Tozzo ragioniere generale. I due principali “sospettati” del tradimento di Borsellino, oggi – ironia della sorte – hanno in tasca le chiavi della Regione. Che dovrà fare la prossima mossa. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA