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LE INDAGINI

Il superlatitante più ricercato d’Italia viveva a Campobello di Mazara da 4 anni: e faceva la spesa come un cittadino qualunque

Emergono nuovi particolari sugli ultimi giorni di libertà dell'ex Primula rossa di Cosa Nostra

Di Alfredo Zermo |

Matteo Messina Denaro viveva a Campobello di Mazara da almeno 4 anni. E’ questa una delle risultanze delle investigazioni degli inquirenti che indagano sul boss di Cosa Nostra. In paese l’ultimo padrino avrebbe utilizzato l’alias di Francesco e non di "Andrea Bonafede". Non solo, spunterebbe anche un presunto figlio segreto e una amante che avrebbe condiviso l’appartamento con il boss. Dalle ricerche nei covi, portate avanti dai magistrati e le forze dell’ordine, sono stati ritrovati abiti femminili. All’interno del covo sono stati ritrovati anche gadget del film "Il Padrino" e immagini di animali.

Ma si sta indagando anche sulla vita del boss fuori dai nascondigli. E si scopre che il superlatitante più ricercato d'Italia faceva la spesa come un cittadino qualunque Matteo Messina Denaro e col carrello girava in uno dei supermercati di Campobello di Mazara, scegliendo alimenti e detersivi. I carabinieri del Ros hanno infatti acquisito le immagini di video-sorveglianza di un supermarket  vicino a uno dei covi, quello di vicolo San Vito. 

Nell’appartamento è stato trovato, il giorno dopo il blitz, un sacchetto del supermercato. E sempre nel covo sarebbe spuntato uno scontrino del negozio di qualche giorno precedente all’arresto. Elementi ulteriormente confermati dalle immagini del sistema di sorveglianza da remoto dell’auto usata dal capomafia che hanno immortalato Messina Denaro mentre usciva con la spesa. 

 «Ricordo di una sagoma con un cappello che era nei corridoi e faceva la spesa. Ma con lui non ho avuto contatti». Lo dice uno dei sei dipendenti del punto "Coop" di viale Risorgimento a Campobello di Mazara, dove l’allora latitante Matteo Messina Denaro faceva la spesa. Lunedì mattina i carabinieri hanno sequestrato l'intero hard-disk dove vengono registrare le immagini delle telecamere a circuito chiuso. Secondo quanto avrebbero accertato gli inquirenti, qualche giorno prima dell’arresto il boss sarebbe stato nel punto vendita per fare la spesa, acquistando poche cose: carne tritata, due birre grandi e un fusto di Dixan. «Non siamo sicuri che il giorno in cui questo signore è entrato fosse sabato» ha detto il dipendente.

Lo descrive invece come un uomo garbato, gentile, uno come tanti, Giovanni Tumminello, il concessionario palermitano presso il quale Matteo Messina Denaro ha acquistato l’auto, trovata dalla polizia dopo il suo arresto. Tumminello dice di non ha mai sospettato la vera identità del suo cliente. «Quando, il giorno del blitz, vendendo le immagini ho capito chi fosse – ha raccontato – ho avuto un momento di sbandamento». 

Il capomafia, secondo il racconto del commerciante, è andato alla concessionaria due volte: il 7 e il 12 gennaio dell’anno scorso. Messina Denaro ha portato la Fiat data in permuta e ha comprato la Giulietta nuova che, probabilmente, aveva visto nel sito della concessionaria. A Tumminello ha mostrato la carta di identità falsa intestata ad Andrea Bonafede. E l’auto l’ha pagata con un bonifico.  «Era un cliente come tanti – dice – gentile, sembrava anche colto e ci ha intrattenuto parlando del più e del meno».

Per domani alle 11 è stato fissato nel carcere Pagliarelli di Palermo l’interrogatorio di garanzia di Andrea Bonafede, il geometra che ha prestato l’identità al boss Matteo Messina Denaro. Bonafede è stato arrestato ieri con l’accusa di associazione mafiosa. Sarebbe infatti un uomo d’onore riservato, un uomo, cioè, estraneo al giro stretto del boss utile proprio per allontanare i sospetti degli investigatori. Secondo gli inquirenti, Bonafede avrebbe ceduto al capomafia il proprio documento di identità affinché potesse metterci la sua fotografia. Il documento è stato utilizzato da Messina Denaro per accedere sotto falso nome alle cure del servizio sanitario nazionale almeno a partire dal 13 novembre 2020, quando fu operato all’ospedale di Mazara del Vallo. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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