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il rapporto italiani nel mondo 2022

Così la Sicilia si sta spopolando: la fotografia di Migrantes è da brividi

Di Gerardo Marrone |

Riesi, Barrafranca, Ravanusa, Palma di Montechiaro, Leonforte, Licata, Grammichele. Sono i “campanili” della Sicilia che si spopola. Sono gli otto comuni che, stando al “Rapporto Italiani nel Mondo 2022” presentato ieri a Roma dalla Fondazione Migrantes, vantano il non invidiabile primato tricolore di centri tra 100 mila e 10 mila abitanti con maggiore incidenza per cittadini iscritti all’Aire. L’Anagrafe dei nostri connazionali all’estero.

Incrociando i dati Aire con quelli dell’Istat, svetta il centro nel Nisseno – Riesi, appunto – con i suoi 10 mila 532 residenti e 7577 oriundi. Il 71,9 per cento. L’elenco dei tristi otto è chiuso da Grammichele, in provincia di Catania, con il 39.8. Solo dal nono posto è possibile leggere il nome di una località del “continente”: la calabra San Giovanni in Fiore, seguita da Borgo Valbelluna nel Veneto. Tra i comuni con più di 100 mila abitanti, invece, Catania e Siracusa sono le prime delle isolane e ottave in Italia con un’incidenza del 7,8 per cento (298 mila residenti e 23 mila 400 iscritti all’Aire per il capoluogo etneo, 116 mila e 9 mila per quello aretuseo).

Il Rapporto curato dall’organismo della Conferenza episcopale fotografa il Paese di chi bussa alle porte di altre nazioni, mentre migliaia di migranti in arrivo dal “resto del Mondo” cercano qui rifugio. La Sicilia, che detiene ben ventotto posizioni su cinquanta nella lista dominata da Riesi, occupa “solo” la terza posizione nel podio delle regioni. È preceduta da Lombardia e Veneto. Con un’avvertenza, però: “Dei quasi 16 mila lombardi o dei circa 10 mila veneti – scrivono gli autori della ricerca – molti sono, in realtà, i protagonisti di un secondo percorso migratorio che li ha portati dapprima dal Sud al Nord del Paese e, poi, dal Settentrione all’oltreconfine”.

Curioso che facciano più rumore gli arrivi, non le partenze. Eppure, i numeri dimostrano come le fughe dallo Stivale siano più consistenti degli approdi. Significativo che la Fondazione Migrantes abbia voluto aprire il volume precisando: “Si era soliti affermare che l’Italia da Paese di emigrazione si è trasformato negli anni in Paese di immigrazione. Non è mai stata vera e, a maggiore ragione, non lo è adesso perché smentita dai dati e dai fatti. Dall’Italia non si è mai smesso di partire e negli ultimi difficili anni la comunità dei cittadini ufficialmente iscritti all’Anagrafe Aire ha superato la popolazione di stranieri regolarmente residenti nel territorio nazionale”.

Nel dettaglio, emerge “un’Italia interculturale in cui l’8,8 per cento dei cittadini regolarmente residenti sono stranieri (in valore assoluto quasi 5,2 milioni) mentre il 9,8 dei cittadini italiani risiedono all’estero, oltre 5,8 milioni”. A pesare, soprattutto, le scelte della popolazione giovane “che parte e non ritorna, spinta da un tasso di occupazione in Italia tra i 15 e i 29 anni pari nel 2020 al 29,8 per cento e quindi molto lontano dai livelli (46,1 per cento) degli altri Paesi europei e con un divario, rispetto agli adulti di 45-54 anni, di 43 punti. I giovani occupati al Nord, peraltro, sono il 37,8 per cento rispetto al 20,1 per cento del Mezzogiorno”. Infine, l’amara sottolineatura sul “divario territoriale cui si aggiunge quello di genere”: se i ragazzi residenti al Nord risultano più occupati con il 42,2 per cento, le ragazze della stessa fascia di età ma residenti nel Mezzogiorno non superano il 14,7 per cento.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA