operazione tiffany
Catania, stroncato traffico di droga con un giro d’affari da 380 mila euro: 13 arresti
I carabinieri di Acireale hanno sgominato un gruppo che aveva la "copertura" del clan mafioso dei Laudani. Otto in carcere e cinque ai domiciliari
La base operativa dello spaccio l’avrebbero creata in un noto bar di Aci Bonaccorsi, nel Catanese. Da qui, i componenti del gruppo di grossisti della droga arrestati oggi nel blitz Tiffany, avrebbero fatto partire una considerevole movimentazione di cocaina e marijuana nello stesso paese e in altri limitrofi, come Aci Sant’Antonio, San Giovanni La Punta, Viagrande e Pedara.
Sono tredici le persone finite in manette, 8 in carcere e 5 ai domiciliari (qui i nomi), nell’ambito dell’operazione scattata questa mattina. I carabinieri della Compagnia di Acireale e del Comando provinciale a sei persone hanno notificato l’avviso di conclusione delle indagini.
L’indagine, condotta dai militari tra il febbraio e il luglio 2021, ha documentato le varie cessioni di droga e ha ricostruito il modus operandi dei pusher arrestati.
Il tratto interessante dell’inchiesta è che i carabinieri sono riusciti – grazie a un attivo e meticoloso monitoraggio – a registrare i vari incontri e spostamenti degli indagati riuscendo anche a individuare i prezzi di vendita della droga. La cocaina, ad esempio, sarebbe stata venduta all’ingrosso al costo di 38 euro al grammo. I componenti del sodalizio criminale sono disoccupati o pregiudicati pronti a investire nel mercato illecito della droga per ottenere lauti guadagni. Gli appuntamenti operativi sarebbero stati fissati sia a casa degli indagati che nel noto bar di Aci Bonaccorsi.
Ai vertici del gruppo di spaccio Giuseppe Bonanno, Daniele Mangiagli e Francesco Vittorio, ritenuti dagli investigatori contigui al clan “Laudani” di Catania. I tre, in qualità di grossisti di droga, avrebbero tenuto contatti anche con esponenti di altre organizzazioni criminali. L’organigramma preciso ricostruito dagli inquirenti sarebbe stato questo: Bonanno con il ruolo di capo avrebbe impartito le direttive ai due collaboratori. Mangiagli Daniele, “uomo di fiducia’' del capo, si sarebbe occupato della gestione della contabilità relativa all’attività di compravendita della sostanza stupefacente, mentre Vittorio, detto “Ciccio pesce o mangioglio”, avrebbe curato i contatti con gli acquirenti e le consegne della merce, ricevendone il relativo corrispettivo. Infine, Salvatore Sardo e Antonino Sapiente sarebbero stati i corrieri che – incaricati da Vittorio – avrebbero consegnato la droga ai clienti.
Per depistare le indagini i sodali avrebbero utilizzato un linguaggio in codice che però i carabinieri hanno decriptato. Sarebbero state utilizzate parole come “africa” o “stella” per indicare la qualità della cocaina, e si sarebbe fatto riferimento ad arancini e pizzette venduti nel bar per organizzare gli incontri con gli acquirenti, ma anche per indicare il quartier generale dell’organizzazione criminale.
Nel corso delle indagini sono stati arrestati in flagranza tre persone e denunciate altre tre. Per i carabinieri il gruppo di Bonanno avrebbe gestito un giro d’affari di 380 mila euro.