Epilogo
Regione, “miracolo” Sicilia: dopo un mese dalle elezioni finito il conteggio dei voti
In ritardo le province di Catania e Messina. Adesso i 21 eletti nelle due circoscrizioni dovrebbero essere convocati dai rispettivi Tribunali
L’ufficio centrale del Tribunale di Palermo ha ricevuto i dati definitivi del voto a Messina e a Catania. C'è voluto un mese per avere il quadro completo dei 70 eletti all’Assemblea regionale siciliana; i ritardi di Messina e Catania sono stati causati dalla necessità di ricontare le schede per una serie di errori riscontrati in alcune sezioni durante lo spoglio e la verbalizzazione. Nel giro di 48 ore i 21 eletti nelle due circoscrizioni dovrebbero essere convocati dai rispettivi Tribunali per il ritiro degli attestati: alcuni eletti sono già stati contattati, altri invece attendono l'invito per la proclamazione.
Secondo quanto si apprende, gli eletti a Messina dovrebbero essere convocati per il ritiro degli attestati giovedì prossimo mentre a Catania la cerimonia potrebbe svolgersi domani, ma si tratta solo di atti formali. Dopo che l’ufficio centrale di Palermo attribuirà i seggi (ormai ha tutti i verbali in mano) scatterà il termine dei 20 giorni entro cui bisognerà convocare la prima seduta dell’Assemblea regionale siciliana per l’elezione del presidente e dell’ufficio; qualche giorno prima invece si svolgerà la cerimonia per l’accoglienza dei neo-deputati, per la quale l'amministrazione di Palazzo dei Normanni sta lavorando da giorni, così come per la predisposizione degli uffici che ospiteranno i nuovi gruppi parlamentari, sulla carta nove.
Per la prima seduta dell’Ars si fanno due ipotesi: il 7 o l’8 novembre oppure il 14 o il 15 novembre. Il presidente della Regione, Renato Schifani, da quasi due settimane, ha in mano tutte le deleghe e ha dovuto «richiamare» i capi di gabinetto degli ex assessori del governo Musumeci per potere gestire la minima ordinaria amministrazione. Gli errori durante lo spoglio e le anomalie nella verbalizzazione riscontrate in alcune sezioni della Sicilia – e in particolare nelle due città metropolitane – ha costretto gli uffici dei Tribunali a riconteggiare le schede. Un lungo lavoro che ha rallentato le procedure e ha avuto come effetto di lasciare da «solo» il presidente Schifani: un norma regionale del 2020, infatti, ha fatto scattare da questa legislatura l'obbligo per gli assessori di giurare davanti all’Assemblea prima di potersi insediare e assumere le piene funzioni. Risultato? Niente Ars, niente giunta. In attesa che i Tribunali rimettessero tutto in ordine, Schifani si è concentrato con i suoi collaboratori sulle prime emergenze: dal maltempo, che ha provocato ingenti danni nel Trapanese, alle contestazioni mosse dalla Corte dei conti sul rendiconto 2020 della Regione, con oltre un miliardo di euro sub iudice. Adesso per il governatore si apre la fase cruciale per la composizione del suo governo: dovrà tirare le somme dei colloqui avuti con tutte le forze del centrodestra e trovare il punto di equilibrio rispetto a richieste e aspettative dei partiti di maggioranza. I due principali nodi riguardano alcune deleghe di punta – la Sanità e l’Economia su tutte – e il nome su cui puntare per la presidenza dell’Ars: fronti sui quali rimane aperta la partita tra FdI e Fi. Spetta poi al governatore convocare la prima seduta all’Ars; in base ai tempi dettati dalla procedura, la fatidica data dovrebbe essere tra il 9 e l’11 novembre. Qualche giorno prima si terrà la cerimonia di accoglienza dei deputati per la quale l'amministrazione di Palazzo dei Normanni sta lavorando da giorni, così come per la predisposizione degli uffici che ospiteranno i nuovi gruppi parlamentari, sulla carta nove. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA