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Marche senza Pietra inciampo, famiglia fa da sola

Figlio di internato in lager, 'la metterò davanti a casa-museo'

Di Redazione |

MONTOTTONE, 17 OTT – Il Consiglio regionale delle Marche lascia cadere l’iniziativa delle Pietre d’inciampo, le installazioni dell’artista tedesco Gunter Demnig apposte in tutta Europa davanti alle case di deportati, ebrei, politici e militari, nei lager nazisti e il figlio di un internato militare decide di acquistare a spese proprie dallo stesso Demnig una Stolperstein, un sanpietrino coperto da una lastra di ottone con incise le date di nascita, deportazione e morte della persona da ricordare. “Ho scritto tante volte al presidente del Consiglio regionale Dino Latini – spiega Rossano Corradetti all’ANSA – ma non ho mai ricevuto risposta. Così ho deciso di fare per conto mio. Qualche mese fa ho incontrato Demnig a Torino, poi ci siamo scritti. Gli ho mandato tutta la documentazione. La Pietra d’inciampo sarà pronta ai primi di gennaio e vorrei installarla, ovviamente dopo avere avuto tutte le autorizzazioni del caso, il 27 gennaio, Giorno della Memoria, davanti alla casa-museo dedicata a mio madre, Mario Corradetti, a Montottone (Fermo). L’ho già pagata e ho anche la ricevuta: è costata circa 130 euro”. Le Pietre d’inciampo erano già state al centro di polemiche ad Ancona, dove ce ne sono una ventina. Rossano Corradetti viene spesso chiamato nelle scuole a parlare del padre Mario (1913-1986), caporale dell’Esercito italiano, “arruolato, non volontario – sottolinea il figlio -, che per avere detto no alla Wehrmacht e ai repubblichini di Salò dopo l’8 settembre fu catturato dalla Luftwaffe a Larissa in Grecia e deportato in vari campi di concentramento nazisti in Germania, tra cui Sandbostel e Wietzendorf, con il numero di matricola n.192792 fino al settembre 1945”. “Tra i suoi compagni di prigionia – racconta Rossano – c’erano l’ex segretario del Pci Alessandro Natta, l’attore Gianrico Tedeschi e lo scrittore Giovanni Guareschi e quelli che realizzarono con mezzi di fortuna la ‘Radio Caterina’ con cui riuscivano a captare trasmissioni dall’Italia”. Negli anni di prigionia, Mario scrisse un diario, “Storia di un uomo in guerra, chiamato al servizio di leva nel 1933, internato Militare Italiano dal 1943 al 1945”.

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