LO SCENARIO
Catania, dalla granita in Comune al via libera dell’Ue alla StM: così è arrivata la vittoria dell’Etna Valley
La risposta record della città e tre anni di stop europeo. Il piano miliardario d’investimenti
Erano gli ultimi, caldissimi, giorni di giugno 2019. Granita di mandorla, brioche col “tuppo” e caffè, Nella stanza di Salvo Pogliese, a Palazzo degli Elefanti, due manager di punta di StMicroelectronics. Marco Monti (vicepresidente esecutivo e direttore del gruppo Automotive) e Francesco Caizzone (direttore dello stabilimento di Catania) vengono subito al dunque: la multinazionale ha in ballo «un investimento da un miliardo di dollari». E, in ossequio alle regole del mercato globale, la scelta sul sito industriale da trasformare in “ombelico” mondiale dei semiconduttori è aperta. «Sarà una sfida fra Singapore, Parigi, Agrate e Catania: chi arriva prima a individuare e a rendere disponibile un sito con determinate caratteristiche si aggiudicherà l’investimento».
E così il Comune – lo stesso del crac di bilancio e delle “trazzere” della zona industriale, allagate alle prime pioggerelline – si mette subito in moto. In poco più di un mese individua il terreno di sua proprietà (nella XIII strada, Stradale Primosole ex Statale 114 della zona industriale), redige e pubblica il bando con evidenza pubblica. Il 18 ottobre 2019 il bene comunale viene assegnato ad StM, che presenta un’offerta in rialzo di 110mila euro sulla base d’asta, per un totale di 2.088.540 euro. Catania, dunque, brucia sul tempo i rivali globalizzati.
Sembra fatta. Ma sopraggiunge un intoppo di una certa entità: la procedura comunitaria per l’ipotesi di aiuti di Stato, vietati dalla norme Ue. Il progetto incrocia poi i fondi del Pnrr: 292,5 milioni dall’Italia per l’impianto per la produzione di semiconduttori di StMicroelectronics. Decisiva la convenzione firmata fra l’azienda e il ministero dell’Economia, prevista dal decreto Aiuti-bis (340 milioni a fondo perduto, 100 per il 2022 e 240 per il 2023). In cui si mettono nero caratteristiche «in conformità della decisione della Commissione europea di compatibilità con il mercato interno». E il via libera definitivo arriva, negli scorsi giorni, dallo sblocco del dossier comunitario. Tre anni dopo la disponibilità del sito chiesto dalla multinazionale. Con un ulteriore bonus, grazie a una rapidità insolita per la Regione, di poter inserire quell’ex terreno incolto nella mappa della Zes etnea, grazie all’assessore uscente Mimmo Turano.
Lo stesso è avvenuto, nella parte delle scartoffie sotto il Vulcano, sul progetto di Enel Green Power, che ha firmato con la Commissione Ue un accordo di finanziamento agevolato a fondo perduto da quasi 118 milioni per lo sviluppo della gigafactory “Tango” nel sito 3Sun di Catania, che entrerà a pieno esercizio entro luglio 2024 con un investimento di 600 milioni e un impatto occupazionale di mille posti.
Anche nella partita (persa) per il nuovo sito di Intel, la narrazione disfattista tralascia l’impegno silenzioso nel ricercare dei terreni, anche limitrofi fra pubblici e privati, che rispondessero ai requisiti richiesti per il mega-stabilimento. Non ne sono stati trovati, al netto della geopolitica leghista che ha portato a una vittoria di Pirro, poiché la parte più sostanziosa dell’investimento andrà in Francia e in Germania, con Torino sede di centro di ricerca.
Ma quello a StMicroelectronics, a maggior ragione perché sotto i riflettori comunitari della concorrenza, non sarà un “aiutino” dell’Italia. Nella convenzione con il Mef ci sono dei paletti ben precisi, compreso quello per cui, fra tre mesi ci sarà un «monitoraggio della conformità dell'investimento a quanto stabilito nella stessa decisione». Nessun timore, però, alla luce dell’ambizioso piano di StMicroelectronics. Che, secondo quanto risulta a La Sicilia, ha sul tavolo un investimento miliardario in cinque anni, in sinergia con gli obiettivi dell’European Chips Act, da realizzare in diversi step, il primo dei quali ha un valore superiore al miliardo. Il tutto in un “ecosistema” molto più vivace e attrattivo di come viene spesso descritto: decine di imprese (piccole e medie, ma qualcuna molto grande) che remano tutte dalla stessa parte. E che ieri hanno un motivo in più per dire che quello dell’Etna Valley non era soltanto un geniale slogan senza nulla dentro.
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