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Regione in “stand by” ancora per un mese: spoglio infinito e nuovo iter d’insediamento

L’ordinaria amministrazione proseguirà fino a quando gli assessori non saranno in carica

Di Giuseppe Bianca |

Non tutte le riforme vengono per nuocere. Qualcuna però, alla fine, di “default”, qualche problema lo può anche creare. È il caso della prima applicazione della legge regionale 28 ottobre 2020 n.26, voluta e votata dal Parlamento siciliano. Come se non bastasse infatti lo stillicidio dello spoglio con il contagocce, con i risultati ancora per strada e il quadro finale dei deputati eletti da definire, l’avvitamento invece nasce anche da altre premesse. Il fatto è che fino all’ultima volta, nel 2017, il governatore, eletto e poi proclamato nominava gli assessori che a loro volta, erano, da subito, pienamente operativi.

Oggi il presidente della Regione invece può designare gli assessori, ma questi “assumono le funzioni” solo dopo il giuramento all’interno del Parlamento siciliano. Occorrerà, verosimilmente quindi, che ci sia per quel giorno un presidente dell’Assemblea regionale già eletto. Fino ad allora, recita la legge, «il Presidente adotta gli atti di ordinaria amministrazione di competenza della Giunta e degli assessori». La palla torna quindi, almeno a inizio partita, nella metà campo di Sala d’Ercole, lo stesso che, attraverso il suo presidente più attivo in materia rispetto ai suoi predecessori, Gianfranco Micciché, aveva più volto ribadito l’importanza di una Assemblea che contasse di più.

Il Parlamento siciliano pertanto scioglie prima di ogni altro il nodo relativo all’elezione del suo presidente e da questo si parte. Ciò valeva anche in passato, ma oggi in più c’è il “pit stop” degli assessori fino al momento del giuramento all’Ars. La modifica si presta a varie letture, dietrologie e meccanismi retroattivi che magari oggi valgono fino a un certo punto, ma che due anni fa, quando cominciavano a prendere forma i malumori, poi sempre più consistenti tra i due presidenti, Nello Musumeci a Palazzo d’Orleans da una parte e lo stesso Gianfranco Miccichè a Palazzo dei Normanni dall’altra, hanno avuto il loro peso. Inoltre, il regime di “prorogatio” del presidente della Regione uscente e degli assessori da lui nominati si concluderà con la proclamazione del nuovo Governatore della Sicilia, attesa per la prossima settimana e comunque prima della seduta delle Camere a Roma del 13 ottobre. Quel giorno Nello Musumeci giurerà al Senato. Ma non è finita qui.

Anche il passaggio dai vecchi ai nuovi staff politici degli assessorati avrà dunque il suo interregno. Gli uscenti andranno via dopo la proclamazione di Renato Schifani e solo lui potrebbe potenzialmente procedere alla nomina dei nuovi uffici di collaborazione degli assessori. Ricapitolando, la Regione continua a funzionare per l’ordinaria amministrazione già da due mesi; dalla data cioè in cui Nello Musumeci si è dimesso, il 4 agosto scorso. Adesso c’è il rischio concreto di arrivare a novembre con la macchina ancora per un po’ in “stand by”. Magari questa sarà l’unica anomalia della legislatura, la diciottesima che va a nascere, ma intanto contribuisce a differire i tempi. Per una volta almeno non sarà colpa dei burocrati. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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