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Norberto Confalonieri e le ricerche sulla navigazione per la chirurgia dell’anca displasica artrosica

Di Redazione |

(Milano, 21/9/22) – Per risolvere questa grave patologia dell’anca, ormai rara grazie alla prevenzione, la tecnologia robotica migliora l’impianto della protesi interna articolare

Milano, 21 Settembre 2022. Nasce da una collaborazione scientifica internazionale, italiana, tedesca e giapponese, il primo software per l’impianto di una protesi nella grave displasia dell’anca. Ormai in uso dal 2013, il sistema computerizzato permette di conoscere la grave deformità congenita dell’articolazione, acquisire i punti anatomici più importanti, direttamente in sala operatoria, e suggerire la posizione più efficace delle componenti protesiche per ripristinare la corretta geometria e funzione meccanica.

Questa patologia è endemica e la Brianza è una delle zone più colpite in Italia, assieme alla Puglia ed all’Emilia Romagna. Proprio per questa sensibilità, il prof. Norberto Confalonieri, brianzolo doc, gia’ Primario ortopedico del C.T.O./Pini di Milano (Presidio ospedaliero pubblico di chirurgia ortopedica), ha partecipato, con entusiasmo, allo studio e all’applicazione di questa tecnologia.

Già Presidente dell’Associazione Internazionale di Chirurgia Computer e Robot assistita (C.A.O.S.), Confalonieri ha usato nel suo ospedale (ed ora usa presso la Casa di Cura Madonnina e San Giovanni di Milano), il “navigatore computerizzato”, sin dal 2002, per l’impianto delle protesi d’anca, per l’artrosi primaria o secondaria a traumi. Il prof. Norberto Confalonieri vanta una casistica di oltre 3000 impianti, che sono stati oggetto di pubblicazioni scientifiche internazionali. Lo scopo di questi studi e’ stata la verifica dei risultati che si sono rivelati positivi, soprattutto nella lotta alle due complicanze più frequenti: la lussazione delle componenti protesiche e l’allungamento dell’arto operato, rispetto al controlaterale.

Oggi, questa tecnologia è fruibile anche nella displasia, cioe’ quando la testa del femore non si trova nella posizione corretta dentro l’acetabolo, ma e’ sublussata, in vari gradi, ed è più difficile il riconoscimento dei punti anatomici ed il corretto posizionamento delle due component protesiche. Tra l’altro, spesso, la patologia è monolaterale e la dismetria degli arti inferiori è un problema aggiuntivo da risolvere. I primi risultati e successi sono stati presentati al Congresso Internazionale dell’Associazione CAOS, tenutosi a Milano, nell’ormai lontano 2014, organizzato e presieduto dal Confalonieri.

Norberto Confalonieri: la chirurgia robotica è il futuro

La chirurgia computer assistita è una parte fondamentale della grande famiglia della chirurgia robotica. Si tratta dell’utilizzo di sistemi informatici e hardware meccanici (minirobot attivi o passivi), per gli interventi di chirurgia generale, neurologica, oncologica, ortopedica, ecc.

“In poche parole, si crea un campo virtuale, in sala operatoria (con un sistema di raggi infrarossi, collegato ad un computer), all’interno del quale, il paziente, gli strumenti chirurgici, le braccia meccaniche del robot, vengono collegati con dei sensori, affinche’ I loro movimenti vengano registrati da un lettore. I dati vengono elaborati dal computer e sul display viene prodotto il modello stilizzato tridimensionale, da seguire per le varie fasi dell’intervento chirurgico”, spiega Confalonieri.

“Il termine “navigatore” è ormai di uso comune. Anche se il paragone non è proprio calzante. Infatti, in auto, viene utilizzato per raggiungere un luogo sconosciuto, collegato a un sistema satellitare che fornisce I dati. Il computer, invece, in sala operatoria, è un sistema ancillare che affianca lo strumentario tradizionale, perciò di uso quotidiano, per interventi di routine. Certo è che, allo stesso modo, permette al chirurgo di conoscere, durante una procedura chirurgica, dati precisi, visivi e numerici, sul suo operato”, continua il dott. Confalonieri. “Io preferisco chiamarlo grillo parlante.”

In Ortopedia la navigazione può essere utilizzata in diversi campi: protesi totali dell’anca, del ginocchio, ricostruzione del legamento crociato anteriore, osteotomie, traumatologia, chirurgia della colonna, ecc..

I vantaggi dei navigatori nella chirurgia di protesi all’anca

Ma sono veramente necessari i navigatori in una chirurgia di routine come una protesi dell’anca? Quanto sono accurati i navigatori e quali sono le loro problematiche in chirurgia protesica dell’anca?

Studi in letteratura dimostrano un miglioramento, statisticamente significativo, nella precisione di posizionamento della coppa acetabolare, utilizzando la navigazione, rispetto a quello tradizionale. Anche noi abbiamo eseguito uno studio, mettendo a confronto protesi “navigate” e con tecnica tradizionale a mano libera, utilizzando uno stelo modulare a risparmio di collo femorale, per la cura dell’artrosi primaria.

“Rigorosi criteri, tra cui la diagnosi, l’età, sesso, indice di massa corporea (BMI) e dismetrie sono stati utilizzati per confrontare i due gruppi. Al follow-up i nostri risultati hanno dimostrato che il Gruppo computerizzato presentava migliori risultati, statisticamente significativi, sia nell’evitare la dismetria che nel ripristino dell’originale off-set e cioè nel bilancio muscolare ed arco di movimento”, spiega Confalonieri.

Gli aspetti negativi legati alla navigazione, invece, sono: il maggior tempo richiesto per la procedura chirurgica ed il possibile blocco del computer navigator, che non impedisce di finire l’intervento con la tecnica tradizionale.

“Per concludere, riteniamo che il Grillo Parlante in sala operatoria aiuti, veramente, il chirurgo nell’accuratezza del posizionamento delle componenti protesiche. Che costituisce l’elemento fondamentale per la sopravvivenza delle protesi dell’anca, soprattutto, nella grave displasia. Il controllo della dismetria, dell’impingment, dell’offset dello stelo e della coppa, per un miglior range di movimento, ci fanno preferire l’utilizzo di questa tecnologia in sala operatorial, routinariamente. Con i materiali di oggi e queste metodiche robotiche, possiamo affermare, con un po’ di coraggio, che stiamo impiantando protesi che potrebbero durare tutta una vita”, conclude il dott. Norberto Confalonieri.

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