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La mafia e l’uso blasfemo della religione: il film inchiesta di Millonzi e Sarpietro

Nella pellicola del regista palermitano scritto con il magistrato catanese un viaggio in un mondo ancora inesplorato. Uscirà a settembre

Di Enza Barbagallo |

«Ognuno di noi ha il dovere di non lasciare sole quelle persone che ancora oggi hanno il coraggio di schiacciare con forza e determinazione il crimine organizzato che si insinua ovunque calpestando persino la sacralità della religione e facendo del male alla società. Combattiamo insieme a loro, perché il loro coraggio sia d’esempio per le nuove generazioni affinchè tutto questo non accada mai più. Insieme per lottare e non dimenticare». Queste le parole del regista Francesco Millonzi, che così conclude il trailer di presentazione del suo nuovo film “Mafia e religione”, scritto e ideato assieme a Nunzio Sarpietro (presidente dell’ufficio Gip del Tribunale di Catania) che uscirà a settembre. Un’altra perla preziosa che si aggiunge alla sua lunga lista di film d’inchiesta e a sfondo sociale. «Anche stavolta – precisa – per una piena libertà espressiva il film non attinge ad alcun finanziamento pubblico e privato». Una produzione “Millonz’art” , segretaria di produzione Lea Bilello, consulenza Ugo Tomaselli, aiuto regia Fabrizio D’Amico, che ha curato il montaggio assieme al regista Millonzi.

 Un film molto articolato e complesso che racconta l’uso blasfemo che la mafia fa della religione. Come il rito di iniziazione, l’inginocchiamento del santo, il bacio in bocca, e analizza in modo dettagliato con testimonianze dirette il perché la criminalità organizzata fa questi riti, attraverso video esclusivi.  Ma il film non è solo questo. «Si analizza anche – spiega il regista – l’uso blasfemo che la mafia, non solo quella italiana, ma anche quella internazionale (nigeriana, ad esempio) fa della religione lanciando sin da subito un messaggio immediato: la religione non può essere mafia e la mafia non può farne uso per strumentalizzare la Chiesa perché la Chiesa non è mafia. La Chiesa è amore è aiuto ai poveri, come ci insegna Papa Francesco. La Chiesa è quella di Don Pino Puglisi, che ha lottato sacrificando la propria vita per aiutare la gente a essere libera, per aiutare i poveri, i diseredati. La mafia non crea nulla, ma distrugge. E’ impensabile che la mafia possa invocare un santo in un rito prima di uccidere, non si può pregare prima di uccidere. Questo è un modo contorto e assolutamente da condannare». 

Un film che farà riflettere molto su questo tema e creerà risvolti di grande spessore riporterà le preziose testimonianze di quanti ogni giorno in tutti i campi lottano per tenere alti i valori di giustizia e libertà e che hanno messo la loro vita al servizio della società civile e quanti ancora oggi rischiano in prima persona di essere bersaglio della malavita . Nel film vedremo gli interventi significativi del presidente Nunzio Sarpietro, di Nicola Gratteri, procuratore capo di Catanzaro, del presidente del Tribunale di Palermo, Antonio Balsamo, del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Caltanissetta, Graziella Luparello. E ancora il vicequestore di Licata, Cesare Castelli, il cardinale Francesco Montenegro, il vescovo di Acireale, Antonino Raspanti, il giornalista Leone Zingales. Nel film pure le testimonianze dei i familiari delle vittime di mafia: Michele Costa, figlio del giudice Gaetano Costa, Giovanni Impastato, fratello di Peppino, i fratelli del beato Pino Puglisi, Gaetano e Francesco, Carmine Mancuso, figlio del maresciallo Lenin Mancuso, Lucia Levolella, figlia del maresciallo Levolella, e altri ospiti. Il film sarà trasmesso su reti nazionali e regionali.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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