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Agricoltura in città

Il vigneto “inaspettato” nella giungla di cemento

A San Gregorio (Catania), uno dei sei vigneti "metropolitani" che in Italia fanno parte della rete internazionale dell’Urban Vineyards Associations

Di Carmen Greco |

Storie di famiglie che diventano storie del territorio. Un vigneto “urbano” al confine con l’autostrada, lì dove la città corre e urla per riversarsi nei vialoni anonimi dei centri commerciali. È l’Etna Urban Winery, si trova a San Gregorio (in via Catira 40) ed è uno dei sei vigneti italiani entrato a far parte dell’Urban Vineyards Associations la rete internazionale dei vigneti “cittadini”.  «Storicamente questa era una zona vocatissima per la coltivazione delle viti, solo che nel corso degli anni è stata “inglobata” dalla città – dice il direttore dell’Etna Urban Winery, Nicola Purrello -. Noi ci siamo rimessi a rifare agricoltura in questi luoghi ereditati dai nostri genitori che erano stati abbandonati e invece di lasciarli incolti e sperare un giorno di poterli vendere come terreni edificabili come fa la maggior parte dei proprietari, abbiamo pensato di ripristinarne l’antica destinazione riportandoli a produzione. Fare agricoltura in città ha anche dei vantaggi, sia dal punto di vista logistico che turistico, i visitatori arrivano qui in pullman». A “proteggere” questo ettaro e mezzo di vigneti, oltre l’assegnazione ad incastro delle porzioni di terreno che rende complicata la vendita dei singoli lotti ereditati da diverse persone, è stata la forza di una visione comune fra otto cugini e anche la morfologia del territorio con un bosco a ridosso dell’autostrada il quale funziona da fascia di rispetto impedendo – almeno finora – progetti di cementificazione. «Per me, questo, è innanzitutto un luogo del cuore, e poi anche una dagala urbana sfuggita all’edificazione selvaggia grazie alla presenza del bosco – sostiene Purrello -. Mentre tutto intorno si è costruito, il bosco ha mantenuto la sua connotazione. Ci stiamo battendo per impedire che rimanga così». Querce e roverelle, infatti, rappresentano il classico “cancello” che ha impedito alla mandria di fuggire, un’area “cuscinetto” che contribuisce all’equilibrio della temperatura, trattiene l’acqua, garantisce la biodiversità e soprattutto l’estetica del paesaggio. Entrare nell’Etna Urban Winery è come fare un tuffo negli Anni Trenta, quando, solo a San Gregorio si contavano 300 ettari di vigneti e 30 palmenti. Siamo a 350 metri sul livello del mare sul versate sudest del vulcano. Le prime barbatelle di Nerello mascalese e Nerello cappuccio sono state messe a dimora nel 2018 e nel 2021 è stata allestita una vigna di Carricante e Catarratto. «Il nostro è un vino territoriale. Molti non lo sanno ma la contrada Paternostro di Viagrande in cui si produce Etna doc finisce al confine con S. G. La Punta a 5 km da qui». Il vino, però, è forse la punta dell’iceberg del progetto, il vero obiettivo è l’integrazione del vigneto con la comunità locale nell’ottica di renderlo fruibile a tutti, in diverse forme. «Questo luogo, dimostra che si può fare agricoltura in città con un profilo di sostenibilità ambientale – dichiara Purrello – perché diversifica l’uso del territorio dentro un contesto metropolitano. È come avere un parco, un polmone verde nel quale esistono anche dei piccoli gioielli come il bosco o la cuba di fine Settecento che abbiamo restaurato come esempio di architettura rurale. I turisti che vengono qui, restano molto colpiti da questo mix fra natura, storia, cultura contadina, enogastronomia. Abbiamo appena ricevuto il Travel & Hospitality Award come “migliore esperienza enoturistica del 2021 in Sicilia” in base alle recensioni dei visitatori». «Per il futuro – anticipa il direttore di EUW – pensiamo di muoverci in due direzioni, da un lato il recupero integrale dei terreni, finora abbiamo sistemato solo il 20%, vale a dire un ettaro e mezzo e vorremmo arrivare a 5/6 ettari, e poi una maggiore integrazione con la comunità locale, qui si potrebbe venire a fare jogging, ciclismo, ammirare delle installazioni artistiche, playground, ascoltare le storie delle vendemmie direttamente dagli anziani di S. Gregorio che le hanno vissute. Per ora sono solo delle idee, ma ci arriveremo. La gente fa jogging sullo strada che porta al centro commerciale, non sarebbe meglio correre in mezzo ai vigneti?».

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