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Torna in libertà il boss che prese due lauree Alessio Attanasio

Nonostante gli anni di reclusione in regime di 41bis, è ritenuto ancora oggi il capo del clan Attanasio-Bottaro, e nell’operazione Terra bruciata venne indicato nel ruolo di promotore

Di Redazione |

E’ tornato in libertà Alessio Attanasio, 51 anni, secondo i magistrati della Procura distrettuale antimafia di Catania a capo della cosca siracusana Attanasio-Bottaro. Era recluso dal dicembre del 2001, quando venne arrestato in Calabria dalla squadra mobile di Siracusa. In oltre 20 anni Attanasio ha scontato tutte le condanne dopo essere stato coinvolto in diversi procedimenti per mafia, associazione a delinquere finalizzata allo spaccio, rapina aggravata ed estorsione. 

In regime di 41bis, Attanasio in questi anni ha girato le carceri di tutta Italia. E nonostante le tantissime limitazioni, in cella ha studiato conseguendo due lauree, la prima in Scienza della Comunicazione e la seconda in Giurisprudenza. E ha scritto anche un libro: «L'infermo dei regimi differenziati». I suoi debitii con la giustizia non sono però saldati: è stato condannato a 30 anni di carcere perchè ritenuto responsabile dell’omicidio di Giuseppe Romano, ucciso a Siracusa il 17 marzo 2001, ma per questa vicenda resta comunque a piede libero. «Sto attendendo che vengano depositate le motivazioni della sentenza – afferma l’avvocato Licinio La Terra Albanelli – per presentare un atto di impugnazione adeguato perchè ritengo ci siano ampi spazi per ribaltare il verdetto di primo grado». Inoltre Attanasio è imputato in un processo in corso per l’omicidio di Angelo Sparatore, ucciso nel maggio 2001 a Siracusa. Nonostante gli anni di reclusione in regime di 41bis, è ritenuto ancora oggi il capo del clan, e nell’operazione Terra bruciata venne indicato nel ruolo di promotore. «Il regime del 41bis ha neutralizzato ogni genere di collegamento con l'associazione di appartenenza – ha concluso l’avvocato La Terra Albanelli – ed anche al mondo della criminalità considerando un periodo così lungo di detenzione».   COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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