IL COLLOQUIO
Nostra intervista a Giuseppe Conte: «Giù le mani dal Reddito di cittadinanza! E le primarie in Sicilia non ci fanno paura»
Il leader del M5s: «Sforzi di generosità a Palermo e Messina: campo progressista, a noi il ruolo di guida».
Giuseppe Conte, a Palermo terrà una lezione su mafia e politica. Pensa che i siciliani, a trent’anni dalle stragi, abbiano imparato l’altra “lezione”? Per intenderci: riusciranno a non eleggere candidati sponsorizzati da Dell’Utri e Cuffaro?
«Ognuno sceglie la compagnia più vicina ai suoi valori: di certo noi non siamo come gli altri. Per questo incontrerò cittadini e imprenditori che si sono opposti con forza alle estorsioni della mafia a Borgo Vecchio. Per lo stesso motivo ho voluto che ci fosse questa lezione speciale della Scuola di Formazione del M5S a Palermo, con Roberto Scarpinato e Umberto Santino, per lanciare un messaggio chiaro e stringerci forte ai cittadini non solo nelle azioni ma anche nel contrasto della mentalità mafiosa. In Sicilia sul tema della lotta alla mafia negli ultimi trent’anni sono stati compiuti passi in avanti enormi, ma la coscienza sociale e civile va alimentata quotidianamente. Penso che i siciliani non si faranno ingannare, nemmeno da chi, ad esempio, sceglie per il proprio partito una frase di Paolo Borsellino, ma poi si allea con Cuffaro».
Crede ci sia una questione morale nel centrodestra siciliano?
«Conosco un solo modo di fare politica: ricoprire il proprio ruolo con “disciplina e onore”, come è scritto nella nostra Costituzione. L’etica pubblica è un valore che scorre nelle nostre vene, nel centrodestra non vedo lo stesso rigore».
I leader del centrodestra attaccano a testa bassa il reddito di cittadinanza e ne propongono l’abolizione. Voi difenderete questo strumento, nonostante i suoi limiti e nonostante gli abusi che ci sono stati anche in Sicilia?
«È un Paese molto strano quello in cui a fronte di 180 miliardi di economia sommersa la politica fa la guerra a 8 miliardi di sostegni per famiglie che non riescono a fare la spesa. Politici che prendono 500 euro al giorno vogliono togliere 500 euro al mese alle famiglie più in difficoltà, a chi non riesce a trovare un lavoro, a chi ha figli disabili: questo è una vergogna. Il reddito di cittadinanza ha ridato dignità e speranza a chi non aveva più nulla, è una misura di cui siamo orgogliosi e che abbiamo già contribuito a migliorare. E per quanto riguarda gli abusi, la Guardia di Finanza ci dice che nei primi due anni di pandemia meno dell’uno per cento delle truffe, comunque da contrastare, è riferibile al Reddito di cittadinanza».
Sul tema redditi, voi state spingendo molto anche sul salario minimo: secondo lei è una misura che può aiutare concretamente, specie qui al Sud? Gli imprenditori, ma anche qualche sindacato, non ne sono così convinti.
«Che dignità può esserci nel lavorare a 3-4 euro lordi all’ora? Il salario minimo è una misura di civiltà. Il Movimento 5 Stelle si batte da tempo per introdurre questa legge anche in Italia, ora vediamo che altri iniziano a seguirci. Noi andremo fino in fondo. Altri si affrettano a copiare l’Europa solo quando si tratta di rincorrere austerità e tagli ai servizi, poi sono distratti se si tratta di adeguarsi al resto d’Europa sugli strumenti di tutela del lavoro».
A Palermo c'è chi continua a sostenere che il candidato migliore fosse il vostro deputato regionale Trizzino. Perché non s’è puntato su di lui?
«Giampiero Trizzino è persona capace e seria, una risorsa importante per il Movimento. Ma in questa occasione serviva un candidato che unisse diverse anime. E Franco Miceli incarna bene questo identikit, saprà fare bene per Palermo. Il Movimento 5 Stelle è parte determinante di questo progetto politico che segna una forte rottura e una piena discontinuità con il passato. Con Miceli i cittadini non scelgono di fare un favore a una forza politica, lo fanno a loro stessi».
Su 120 comuni al voto in Sicilia il M5S ha soltanto un paio di candidati sindaci espressione del civismo e la lista col simbolo in appena cinque comuni. Come mai?
«Siamo presenti nei comuni sopra i 15mila abitanti, mentre in quelli sotto i 15mila diamo il nostro contributo con i nostri candidati dentro liste civiche di coalizione, come prevede la legge. Il Movimento dialoga con le altre forze politiche che condividono valori e ideali per poter costruire progetti realizzabili».
Qualcuno – per non fare nomi: Cancelleri – ritiene da tempo che siano maturi i tempi per affiancare alla lista con il simbolo pentastellato una col “brand” Conte. Perché non s’è fatto questo esperimento? Si farà mai?
«Il brand che ci dobbiamo impegnare a promuovere è quello della Sicilia intera. Per quanto riguarda il Movimento 5 Stelle dobbiamo essere orgogliosi delle nostre battaglie e dei valori che le ispirano».
Parliamo di Regionali. Il M5S rivendicherà il candidato governatore?
«Su questo ci confronteremo, ma di sicuro abbiamo le carte in regola per rivendicarlo. Ricordo che il Movimento avrebbe potuto indicare figure autorevoli anche a Palermo e Messina, come il già citato Trizzino o la nostra Valentina Zafarana. Ma proprio qui in Sicilia, il Movimento deve svolgere il ruolo di guida del campo progressista e questo significa anche uno sforzo di generosità per provare a vincere contro le destre».
Intanto la macchina delle primarie è partita, seppur con qualche intoppo nelle ultime ore. Letta sembra finalmente convinto del percorso, lei è d’accordo?
«Per noi la democrazia diretta, che passa dal coinvolgimento dei nostri iscritti è sempre stato un elemento distintivo, quindi le primarie non ci preoccupano, anzi. C’è un confronto in atto, troveremo una soluzione. Non certo guardando ai reciproci interessi di bottega ma alla ricetta e al percorso più serio per rilanciare la Sicilia».
Se si facessero, nel M5S ci sono almeno un paio di aspiranti candidati: i deputati regionali Sunseri e Di Paola, con quest’ultimo che farebbe un passo di lato se in lizza ci fosse Cancelleri. È ipotizzabile una consultazione della base o la scelta la farà lei?
«Decidiamo prima se e come fare le primarie, poi decideremo come scegliere i candidati».
C’è chi è certo che Meloni romperà il centrodestra e correrà con Musumeci. E da quella parte il forzista Miccichè continua a parlare anche col centrosinistra, ipotizzando un “modello Draghi” per le Regionali. È uno scenario possibile?
«Per noi non è una strada percorribile. Siamo troppo distanti sotto tanti punti di vista. Ricordo inoltre che l’esperienza del governo Draghi è nata come eccezione con due obiettivi ben precisi: campagna vaccinale e gestione dei fondi del Pnrr. Non è uno scenario in alcun modo ripetibile».
Intanto vi ha lasciati anche l’eurodeputato Giarrusso che ha annunciato querela nei suoi confronti per il riferimento alle poltrone che lui le avrebbe chiesto nei vostri incontri. A cosa si riferiva nella frase in questione?
«Giarrusso ha dimostrato a più riprese di essere interessato più alle poltrone che agli interessi dei cittadini. Io parlo solo quando posso provare quel che dico. In passato criticava chi abbandonava il Movimento ma non la poltrona, poi lui ha fatto lo stesso: ha lasciato il Movimento, ma non si è dimesso da europarlamentare. Segnalo infine che qui in Sicilia ha deciso di appoggiare a Messina il candidato di Cateno De Luca, un esponente politico che in passato ha militato con la Democrazia Cristiana e con Raffaele Lombardo. Insomma, non serve aggiungere altro».
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