L'INTERVISTA
L’Ars e il “sogno” di cambiare la legge elettorale in Sicilia. Il costituzionalista: «Servono almeno 6 mesi»
Professore Cariola, se l’Ars volesse cambiare la legge elettorale potrebbe farlo senza un via libera “costituzionale” dal parlamento nazionale?
«Assolutamente sì. Lo statuto siciliano è legge dello Stato e non della Regione, addirittura legge costituzionale. Ma dal 2001, come per le altre Regioni speciali e le province autonome, si distingue tra la parte dello statuto che riguarda le materie, ossia ciò che la Regione può fare, e la forma di governo, cioè elezione dell'Ars e del presidente, nomina degli assessori, rapporti tra loro. Per modifiche sulle prime si richiede una legge costituzionale adottata dal parlamento nazionale. Sulla parte organizzativa, invece, ogni Regione decide a mezzo di un atto che si chiama legge statutaria. Ciò vale anche per la Sicilia».
Ma l’elezione diretta del governatore è un unicum di tutte le regioni.
«Nel 2001 la riforma statutaria del 1999 fu estesa alle Regioni ad autonomia speciale. Anche per la Sicilia si prevede l'elezione diretta del presidente della Regione. Rimane un legame, non solo di contestuale legge elettorale anche per il cosiddetto “listino”, con l’Ars. La quale può approvare una mozione di sfiducia che può sfociare in nuove elezioni per la stessa Ars e per il presidente, che a sua volta può dimettersi e far sciogliere così l'assemblea per andare alle urne».
Quale percorso è previsto all’Ars per cambiare le regole del gioco?
«La legge elettorale può essere modificata a maggioranza assoluta dei componenti l'Ars (36 deputati su 70, ndr) e può essere sottoposta a referendum se lo richiede 1/5 dei membri dell’assemblea (14 deputati, ndr) oppure 1/50 degli elettori siciliani. Se la legge fosse approvata a maggioranza dei due terzi (47 deputati, ndr), la richiesta potrebbe provenire da 1/30 degli elettori. In concreto ciò significa che si approva la legge elettorale e si deve attendere tre mesi il potenziale referendum. Se qualcuno presentasse la richiesta, occorre svolgerlo in un arco temporale che si svolge di fatto in due-tre mesi. L’iter di modifica della legge elettorale, insomma, non impiega meno di sei mesi».
Insomma, nessuna speranza per i “proporzionalisti last minute” dell’Ars di farcela per questa tornata…
«So di far la parte del grillo parlante, ma da anni insisto perché alle regole istituzionali, che sono comuni a tutte le parti in lizza, non si pensi all'ultimo, sulla base delle contingenze del momento, ma a seguito di un dibattito che coinvolga alla fine le forze sociali e gli elettori. Non mi illudo sul funzionamento dei sistemi politici e so che i meccanismi di responsabilità non sempre funzionano, specie da noi; ma almeno bisogna pur informare gli elettori di quanto si propone a livello istituzionale. Un esempio per tutti? È stato ridotto il numero dei deputati dell’Ars da 90 a 70, ma la legge elettorale non è mai stata adeguata…».
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