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Il gas russo (per ora) arriva in Italia, ma l’obiettivo è l’indipendenza energetica: ecco come
Cinque gasdotti, i giacimenti da sfruttare e la diversificazione della fornitura
La guerra aperta sul fronte delle risorse energetiche non riguarda l’Italia, almeno per il momento o almeno fino alla prossima scadenza dei pagamenti che dovrebbe essere, ma non ci sono indicazioni ufficiali, intorno alla metà di maggio.
«I flussi di gas dalla Russia in entrata in Italia da Tarvisio sono regolari», ha assicurato all’ANSA un portavoce di Snam, interpellato dopo l’annuncio del fermo dei flussi da Mosca verso la Polonia e la Bulgaria che secondo il colosso energetico russo non avrebbero adempiuto alle nuove regole imposte per il pagamento del gas in rubli.
E mentre da Strasburgo anche il ministro degli esteri Luigi Di Maio assicura che «ad oggi tutte le forniture di gas dalla Russia all’Italia continuano ad andare avanti regolarmente», le notizie che arrivano dall’Europa ripropongono il problema dell’autosufficienza energetica, come ribadito anche dal presidente del Copasir Adolfo Urso. Con riferimento al «gas quale energia ponte nel processo di transizione ecologica ed alla realizzazione di determinate infrastrutture per le quali imprescindibile è uno snellimento delle procedure autorizzative – afferma Urso – l’Italia può «candidarsi al ruolo protagonista di hub mediterraneo e quindi europeo con l’obiettivo di raggiungere l’autonomia energetica. Questo però – aggiunge – presuppone un differente approccio geopolitico dell’Italia ed una politica estera che garantisca quel rapido affrancamento dal gas russo assicurando così la continuità degli approvvigionamenti».
Nel frattempo il governo prosegue verso la diversificazione delle fonti dopo gli accordi con Congo, Algeria, Angola e la volontà di riprendere almeno in parte e per quanto possibile la produzione nazionale, accanto alla semplificazione per il potenziamento delle rinnovabili e gli acquisti di gas liquefatto anche grazie all’implementazione dei rigassificatori. Da Mosca lo scorso anno abbiamo importato 29 miliardi di metri cubi di gas (il 38% dei nostri consumi).
Il punto di arrivo principale per l’approvvigionamento sono i cinque gasdotti che raggiungono l’Italia: a Mazara del Vallo in Sicilia (Transmed), a Melendugno in Puglia (Tap), a Gela in Sicilia (Greenstream), a Passo Greis in Piemonte (Transitgas) e a Tarvisio in Friuli (il Tag, da cui arriva il gas russo attraverso l’Ucraina). Altri flussi aggiuntivi sono attesi dall’Azerbaigian, meta di una delle prime missioni diplomatiche, attraverso il Tap. Baku si sarebbe impegnata a fornire altri 2,5 miliardi di metri cubi di gas naturale fino a 9,5 miliardi. E' inoltre in corso un’analisi di mercato per il raddoppio del gas trasportato fino a 20 miliardi di metri cubi che, in caso di esito positivo, richiederebbe circa 4 anni per la realizzazione, senza bisogno di nuove infrastrutture. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA