Strategie
Mosca vieta l’ingresso di Boris Johnson in Russia
Una mossa che sembra arrivare anche «in risposta alla campagna informativa e politica di Londra volta a isolare la Russia a livello internazionale»
Altissima tensione diplomatica fra Mosca e l’Occidente a causa del conflitto in Ucraina. Mentre si moltiplicano gli appelli del presidente ucraino Zelensky per ottenere aiuti militari, le sanzioni adottate dalla Gran Bretagna nei confronti della Russia hanno spinto il Cremlino a vietare l’ingresso nel Paese al premier britannico Boris Johnson e a molti altri alti funzionari. Una mossa che arriva anche «in risposta alla campagna informativa e politica di Londra volta a isolare la Russia a livello internazionale, creare condizioni per limitare il nostro Paese e strangolare l’economia interna». La Gran Bretagna, secondo quanto riferisce il Times, avrebbe inviato inoltre forze speciali a Kiev nelle ultime due settimane per addestrare i militari ucraini nell’impiego di alcuni tipi di armi forniti da Londra, in particolare i razzi anti-carro Nlaw. Da domani i porti italiani saranno off limits per le navi russe e il divieto varrà anche per le imbarcazioni che hanno cambiato bandiera dopo il 24 febbraio. La misura è contenuta in una circolare del Comando generale delle Capitanerie di Porto che recepisce la direttiva dell’Unione europea dell’8 aprile scorso con la quale sono state introdotte le ulteriori sanzioni nei confronti della Russia.
Nel suo ultimo video-discorso ripreso dai media internazionali, Zelensky ha nuovamente chiesto più armi per Kiev e più sanzioni contro Mosca. «Se qualcuno dice: 'un anno o annì, io rispondo: 'puoi rendere la guerra molto più brevè. Più e prima avremo tutte le armi che abbiamo richiesto, più forte sarà la nostra posizione e prima arriverà la pace – ha detto – Prima il mondo democratico riconoscerà che l’embargo petrolifero contro la Russia e il blocco completo del suo settore bancario sono passi necessari verso la pace, prima la guerra finirà». La Germania da parte sua ha confermato l'intenzione di portare a 2 miliardi il budget per gli aiuti militari internazionali, la maggior parte dei quali sarà destinata proprio all’Ucraina. Zelensky ha anche tracciato un bilancio del conflitto, parlando di 2.500-3.000 militari ucraini uccisi dall’inizio del conflitto, mentre per le forze armate di Kiev i militari russi che hanno perso la vita sono «almeno 20.100». Dopo 52 giorni di combattimenti si registrano anche 163 aerei da caccia abbattuti, oltre a 145 elicotteri e 138 droni, 762 carri armati, 371 pezzi di artiglieria, 1.982 veicoli blindati e 125 sistemi di lanciamissili.
Il commissario per i diritti umani del Parlamento ucraino, Liudmyla Denisova, ha riferito invece che è salito a 200 il numero di bambini rimasti uccisi dall’inizio dell’invasione russa, ed altri 360 sono stati feriti. Secondo la polizia, 900 civili trovati morti nella regione che circonda Kiev sarebbero stati uccisi con colpi di pistola e poi abbandonati nelle strade o sepolti sommariamente. Nella regione di Zaporizhzhia, inoltre, le autorità locali denunciano che dall’inizio dell’invasione le forze russe hanno rapito più di 30 tra sindaci e deputati locali. L’offensiva russa ha preso di mira le principali città ucraine, a partire dalla capitale Kiev dove le sirene hanno risuonato nella notte ed in mattinata è stata bombardata una fabbrica di carri armati in periferia. Gli esperti ucraini ritengono che l’obiettivo principale sia il «centro di controllo» un bunker sotto l’Ufficio di Zelensky nel centro della città. L’amministrazione cittadina ha invitato quindi i residenti a non rientrare a casa e tenersi al sicuro. Sotto attacco sono anche Lyschansk e Severodonetsk dove è stato colpito un gasdotto. Missili hanno colpito e danneggiato l'aeroporto di Oleksandria. Le forze armate ucraine hanno poi riferito di avere respinto 10 attacchi nemici nei territori di Donetsk e Lugansk nelle ultime 24 ore. Nel mirino dell’esercito russo – che secondo il New York Times sta schierando elicotteri d’attacco lungo il confine orientale e inviando altre truppe e pezzi di artiglieria per prepararsi al previsto assalto nell’est – c'è ancora soprattutto la città martire di Mariupol, dove aspri combattimenti sono proseguiti anche questa mattina. «Stiamo facendo di tutto per salvare la nostra gente a Mariupol», ha spiegato Zelensky in un video al Paese ripreso dall’Ukrainska Pravda. La popolazione civile, alla quale dal 18 aprile l’esercito russo vieterà gli spostamenti nei diversi quartieri cittadini, potrà lasciare oggi la città, nell’ambito di un piano di evacuazione che comprende anche altre cinque città nell’Est del Paese ed un totale di nove corridoi umanitari. Ma la pioggia ha bloccato i bus e i residenti sono stati invitati a utilizzare mezzi privati. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA