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SANT'AGATA

Un tesoro, spirituale e temporale, amato e custodito

La direttrice del Museo Diocesano, Grazia Spampinato, racconta il busto e lo scrigno, segno della presenza della Santa 

Di Carmelo Aurite |

Agata per Catania è un tesoro, spirituale e temporale, amato, custodito, atteso. La presenza del busto reliquiario sul suo fercolo, lungo le vie della città, tra ali di devoti, è un segno tangibile della presenza di Agata. Quel busto infatti custodisce il cranio della martire e assieme allo scrigno contenente altre reliquie, è una preziosità, visibile ai fedeli solo in occasioni pubbliche, nei giorni della festa. Con la direttrice del museo diocesano di Catania, Grazia Spampinato, abbiamo l’occasione di “guardarlo” nel dettaglio.  «Il busto di Sant’Agata – spiega  – fu realizzato in argento sbalzato e smalti; commissionato, per la cattedrale di Catania intorno al 1376, all’orafo senese Giovanni di Bartolo».  Diversi sono gli elementi che compongono l’opera. «La corona, che la tradizione popolare vuole sia stata donata da Riccardo Cuor Di Leone, è un cerchio con 13 placche, detti mergoli, sormontata da un fiordaliso. Sulle parti laterali della corona ci sono due perle scaramazze: la fenice a destra e la sirena a sinistra.  Il gioiello più antico è l’anello papale, in rame, con una grossa pietra al centro, che sarebbe appartenuto a Gregorio X. Tantissimi sono i pendenti alla spagnola. Sul busto sono incastonate tantissime collane, fra cui quella di Vincenzo Archifel, che rappresenta il tosondoro, insegna dell’ordine cavalleresco di Filippo Il Buono. Ci sono diverse croci pettorali tra cui, quella in oro e smeraldi e brillanti, lasciata dal vescovo Ventimiglia come ex voto, e quella del vescovo Francica Nava.  Spicca anche una spilla del XVI secolo, di probabile fattura spagnola, che raffigura una sirena che con la destra regge un sole, mentre la sinistra poggia su un fianco. Dall’altro lato una vittoria alata con una palma e dei fiori. Tra le spille anche due fiori di zagara in oro smaltato con smeraldi e diamanti, della fine del XVI secolo. Proviene invece da una bottega orafa siciliana la spilla colomba del XVII secolo. A corollario del busto anche molti monili, anelli e collane, pendenti, dono delle nobil donne come ex voto».  Alle spalle del busto, sul fercolo, viene appoggiato per essere portato anch’esso in processione lo scrigno. «Questo – prosegue Grazia Spampinato – conserva gli altri reliquiari dei sacri resti della Santa. È anch’esso è un’opera di alta oreficeria, con la sua forma ricca di cuspidi e guglie; si presenta simbolicamente come una cattedrale in miniatura, quasi l’immagine della Gerusalemme celeste, fondata sui 12 apostoli, sull’Agnello, abitata dai Santi, eredi della salvezza eterna. La cassa dello scrigno è a base poligonale, sormontata da un coperchio a falde spioventi. Il profillo del coperchio ripete la stessa linea dell’orlo della base».  Nell’insieme lo scrigno appare simmetrico ed elegante con una ricca decorazione esterna. «Vi è un apparato ornamentale in stile gotico, fiorito, lavorato in argento filigranato e riproduce 20 pilastrini a base triangolare, che formano 20 nicchiette in cui sono collocate le statuette in argento massiccio, sormontante da un baldacchino trapezoidale che si conclude in alto con uno o più pinnacoli. Lo zoccolo della cassa è ricoperto da una lavorazione a traforo che imita il merletto lavorato a fuselli. Il perimetro superiore è concluso da un intreccio di foglie d’alloro». La cassa contiene i reliquiari antropomorfi dove sono contenuti i i femori, le mani, i piedi, una mammella. Vi è anche il reliquiario a fiala che custodisce il sacro velo di S. Agata. I più antichi e preziosi sono i due reliquari a femore realizzati tra la fine del 1300 e i primi decenni del secolo successivo, subito dopo la creazione del busto. 

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