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momenti di gloria

Le lacrime della “Divina” e l’Oro condiviso di Tamberi, cartoline da Tokio

I momenti più belli delle olimpiadi, le storie degli atleti, il dolore e la gioia, fotogrammi che entreranno nella storia dello sport

Di Francesco Grant |

 Le lacrime di gioia, l’esultanza, il dolore. Puntuale con la storia, benché spostata di un anno, l'Olimpiade di Tokyo ha offerto al mondo il suo caleidoscopio di storie, non solo vittorie e sconfitte. Dallo stadio vuoto della cerimonia d’apertura alla staffetta azzurra che posa avvolta dal tricolore, emergono dalla serie infinita di protagonisti dieci cartoline ricordo. Istanti per un album della memoria che e raccontano i Giochi, nell’era della pandemia e nel segno dell’Italia. 

 IL MONDO IN UN DRONE SOPRA LO STADIO VUOTO   La cerimonia d’apertura dei Giochi è uno show insolito: stadio vuoto per le limitazioni Covid, solo l’imperatore e Bach più un migliaio tra personalità e dirigenti ad applaudire uno spettacolo affascinante ma sottovuoto. Finché il Giappone non stupisce tutti: il mondo è una palla di luce composta da migliaia di droni, in volo sullo stadio. Ma il pubblico col naso all’insù è l’attore che manca (23 luglio, primo giorno). 

 DELL’AQUILA VOLA SULL'ORO   Parte forte l’Olimpiade dell’Italia team. Nella prima giornata di gare, all’indomani della cerimonia di apertura, è subito oro con Vito Dell’Aquila, nel taekwondo. Ventun anni e una naturale parlantina, il ragazzo di Mesagne raddoppia la sua vittoria appena sceso dal podio: «Mi sono vaccinato per venire qui a prendermi l’Olimpiade: fatelo tutti» (24 luglio, secondo giorno). 

 L’URLO DELL’ALLENATORE SELVAGGIO   Ariarne Titmus, nuovo fenomeno del nuoto, batte la Ledecky sui 400 stile ma le telecamere sono tutte per il suo allenatore, Den Boxall, un’esultanza da «selvaggio» come lo chiamano gli australiani. Urla, pugni al cielo, la balaustra della tribuna scossa fin quasi al crollo. Eccessivo, ma significativo di quale sia la tensione dietro una vittoria (26 luglio, quarto giorno).   

 BILES FERMATA DAI "DEMONI IN TESTA"   La ginnasta Usa è il fenomeno più atteso. A fermarlo non sono le avversarie, ma problemi di «salute mentale». Sbaglia il primo esercizio, si ritira dalla prova a squadre, rinuncia a tutte le altre tranne che alla trave finale, dove è bronzo. «Devo affrontare i demoni nella mia testa», racconta, aprendo uno squarcio sull'equilibrio di campioni fragili (27 luglio, quinto giorno). 

 CIAO CIAO PELLEGRINI   La "Divina" del nuoto italiano saluta. Chiude settima nella sua quinta finale dei 200 stile libero, e esce dalla vasca con un sorriso mai visto, salutando con la manina. «Non so cosa mi riserva il dopo, ma non vedo l’ora» (28 luglio, sesto giorno).   

USA, MASCHERINE ROSA CONTRO IL COMPAGNO   Tre spadisti in pedana con la mascherina rosa, il quarto in fondo con una nera e non perché è la riserva del team Usa. Jacob Hoyle, Curtis McDonald e Yesser Ramirez inscenano così, nell’Olimpiade della parità di genere, una clamorosa protesta contro il compagno di squadra Alen Hadzic, accusato di molestie sessuali, escluso e reintegrato da un giudice. Gli atleti olimpici non tollerano più (30 luglio, settimo giorno). 

 TAMBERI E BARSHIM, L’ORO CONDIVISO   «Che facciamo, ci prendiamo quest’oro? E prendiamocelo..». Lo sguardo di Gianmarco Tamberi ed Essa Barshim al momento di decidere per la vittoria condivisa nell’alto, a richiesta del giudice dopo il pareggio, è l’immagine dei Giochi: amicizia, complicità, gioia. Due ori is meglio che one, come dice il qatariota (1 agosto, decimo giorno). 

 LAUREL HUBBARD SI TOGLIE UN PESO   Non riesce ad alzare da terra il bilanciere, scaccia i pregiudizi. La neozelandese è la prima transgender dichiarata a partecipare alle Olimpiadi, sollevamento pesi categoria 87 chili: aveva cominciato questo sport da uomo, da donna ha convinto il Cio a partecipare. Non supera il primo turno né batte le polemiche di chi sostiene sia avvantaggiata dal suo testosterone, ma ora l’Olimpismo sa di dover riscrivere le regole dell’inclusione (2 agosto, undicesimo giorno). 

 WARHOLM DA RECORD, E’ UN URLO DI MUNCH   In quella che è stata ribattezzata, con un pizzico di enfasi, la corsa più bella della storia delle Olimpiadi, il norvegese Karsten Warholm demolisce il record mondiale dei 400, scendendo sotto il muro dei 46» e trascinando i suoi inseguitori a tempi per loro impensabili. Nella memoria resta la tuta strappata dopo il traguardo e soprattutto quell'urlo di meraviglia, subito paragonato a un altro norvegese illustre: Edvard Munch (3 agosto, dodicesimo giorno). 

 QUATTRO AZZURRI NEL TRICOLORE, E’ LEGGENDA STAFFETTA   Patta-Jacobs-Desalu-Tortu: lo sport italiano li applaudirà per sempre con una filastrocca indimenticabile. Gli staffettisti   azzurri della 4×100 sono oro olimpico, dopo quello di Jacobs nei 100. Non uno, ma tutti. L’Italia è il paese più veloce del mondo. E quella dei quattro campioni vestiti del tricolore è definitivamente l’immagine delle Olimpiadi di Tokyo, ai loro saluti (7 agosto, sedicesimo giorno).

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