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Milano: Chiesa e accademici, ‘ripartenza non può ignorare problemi emersi con la pandemia’
Milano, 14 giu.’L’occasione del futuro. Dialogo tra Chiesa e Accademia per il governo della ripresa’ è il titolo di una tavola rotonda, organizzata dalla Fondazione Rui, che si è tenuta alla residenza Torrescalla di Milano. Un incontro in cui le istituzioni universitarie milanesi hanno dialogato alla presenza di monsignor Delpini, arcivescovo di Milano. Tra i partecipanti, Gianmario Verona, rettore dell’università Bocconi, Franco Anelli, rettore dell’università cattolica del Sacro Cuore, Emilio Faroldi, prorettore delegato del Politecnico di Milano, Maria Pia Abbracchio, prorettrice vicaria dell’università degli studi di Milano e Marco Orlandi, prorettore vicario dell’università Milano-Bicocca.
Si è parlato della direzione di una ripartenza che non può non tener conto delle tematiche e problematiche che la pandemia ha drammaticamente fatto emergere e dell’Università come luogo ideale per costruire un progetto di futuro: “Il senso profondo di un’università cattolica -spiega Anelli, rettore dell’università Cattolica- è di rendere presente la voce di una riflessione culturalmente e valorialmente connotata. Il tema della conoscenza si pone, però, con particolare problematicità, tanto che gran parte delle complessità di oggi nasce dal progresso delle conoscenze per cui l’uomo ha una grande capacità di agire su ciò che lo circonda. La questione è che qualche volta questo scappa di mano. Abbiamo per esempio innescato una modificazione dell’ambiente che ha creato un meccanismo che cammina da solo, si pensi ai cambiamenti climatici. La risposta non è certamente, la decrescita, ma una crescita che non crei diseguaglianza. E, allora, come pensare a un sistema socioeconomico che possa risanarsi? Deve diventare una società dell’apprendimento, certo, ma anche dell’educazione”.
“All’università -prosegue il rettore- che non è l’unico luogo dove si crea conoscenza, ma è quello in cui si formano nuovi conoscenti, spetta di far capire il perché si vuole apprendere delle conoscenze. Se è diffuso un certo tasso di cultura, la società rispetta le scienze specifiche e un passato culturale solido rende più coesa l’intera società. Questo permette di non avere reazioni troppo emotive e di rispettare tutti i saperi. Come a dire che c’è anche un valore politico della conoscenza, rispetto al quale il mondo accademico ha delle responsabilità, a patto di creare percorsi nuovi e flessibili e di eliminare lacci e lacciuoli che ancora legano strutturalmente l’attività degli atenei”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA