Cronaca
Cenere vulcanica, ecco come cambia la norma per lo smaltimento
La cenere vulcanica diviene materiale non assoggettato alla disciplina dei rifiuti. Questo, in termini pratici, per i territori colpiti dai fenomeni collegati all’attività dell’Etna l’elemento di maggiore rilievo tra quelli inseriti nel decreto-legge n. 77 del 31 maggio scorso «Governance del Piano nazionale di rilancio e resilienza e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure».
Di fatto, all’articolo 35 comma 1 b, è stata accolta la norma inserita dal senatore Cristiano Anastasi che modifica la disciplina prevista dal Codice dell’Ambiente, come era negli auspici del sindaco di Acireale, ing. Stefano Alì, il quale aveva rappresentato in varie sedi il problema, sottolineandone gli aspetti legati ai costi. Non a caso, il senatore Anastasi, nell’illustrare i benefici del recente decreto legge, è partito proprio da Acireale.
«La cenere vulcanica era considerata un rifiuto – ha spiegato il senatore Anastasi – ma con il ministero della Transizione ecologica abbiamo creato un’eccezione al Codice dell’Ambiente, facendola diventare una risorsa, una materia prima. Con l’Università di Catania, segnatamente le Facoltà di Ingegneria e Agraria, arriveremo a stabilire quali sono le destinazioni migliori per la cenere vulcanica».
Per intanto, come ha osservato il senatore Anastasi, è emerso che i Comuni non sono più obbligati a portare in discarica la sabbia che “piove” dall’Etna, ma devono provvedere a spazzarla e a stoccarla provvisoriamente in luogo adeguato, in attesa del reimpiego. Un provvedimento che comporterà, innanzitutto, benefici di carattere finanziario, in linea con quanto sollecitato dal primo cittadino acese.
«Quando si è verificato il fenomeno – ha raccontato il sindaco Alì – ho sottoposto il problema al sindaco della città metropolitana, on. Salvo Pogliese, e lui, in effetti, si è adoperato emettendo un’ordinanza che distingueva la cenere a seconda della zona in cui cadesse, tra l’interno del centro abitato e fuori. Nel primo caso è terra di spazzamento, nel secondo, invece, diventa materiale inerte. La differenza è di particolare rilevanza in termini di costi per lo smaltimento: 140 euro a tonnellata per la terra di spazzamento, appena 7,5 per l’inerte».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA