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Nunzia Alleruzzo fu uccisa con una pistolettata alle spalle

Il foro d'entrata dal basso verso l'alto mentre la figlia del boss era davanti al killer

Di Concetto Mannisi |

Un colpo d’arma da fuoco di calibro 7,65 – esploso con direzione da sinistra a destra, lievemente dal basso in alto e da dietro in avanti – alla regione occipitale sinistra. L’uomo che ai primi di giugno del 1995 uccise Nunzia Alleruzzo – la figlia del boss Pippo, a sua volta legato a doppio filo alla famiglia Santapaola – non ebbe nemmeno il coraggio di guardare in volto la donna, inerme, che stava per ammazzare.

Non si trattò di una esecuzione in piena regola, stando a quanto appurato dopo il ritrovamento di quei poveri resti, in seguito di una telefonata anonima, il 25 marzo di tre anni dopo in un pozzo delle campagne di Paternò. Secondo il medico legale al quale furono affidate quelle ossa «il tiratore, al momento della esplosione del colpo, si trovava alla sinistra della vittima e lievemente dietro a essa».

Chiaro, tutto questo può anche voler dire poco. Ma se si pensa che dieci giorni fa i carabinieri della compagnia di Paternò hanno arrestato per questo terribile omicidio proprio il fratello della vittima, Alessandro Alleruzzo, ecco che questo insignificante particolare può anche non essere più soltanto di secondo piano. Perché si può essere spietati finché si vuole ma ammazzare una persona di famiglia deve determinare delle implicazioni, a tutti i livelli, non di poco conto. E in questo caso, sempre che a sparare sia stato Alessandro, la scelta di non guardare in faccia la vittima deve avere rappresentato una sorta di scappatoia.

Ciò anche se, almeno a detta dei collaboratori di giustizia che hanno permesso di chiarire questo “cold case” – Francesco Bonomo, Antonino Giuseppe Caliò e Orazio Farina – Alessandro Alleruzzo non di rado si sarebbe straziato per avere tolto la vita a Nunzia: «L’ho dovuta ammazzare per “lavare” l’onore della famiglia e mentre la trascinavo per portarla nel pozzo mi sono sporcato del suo sangue…. E’ stato terribile, ma ho dovuto farlo, perché lei aveva abbandonato il marito e perché era solita intrattenersi, anche uscendo di casa a tarda ora dopo avere lasciato i figli a una parente, con altri uomini di malavita. Alcuni in aperto contrasto con la mia famiglia».

Di tali contrasti i familiari di Nunzia e Alessandro testimoniarono a più riprese, ma quando il caso fu riaperto, alcuni mesi addietro, gli stessi familiari procedettero con una serie impressionante di ritrattazioni. Anche su particolari banali. Motivo per cui l’autorità giudiziaria – in testa il procuratore Carmelo Zuccaro e il sostituto Andrea Bonomo – si sarebbe convinta che qualcosa di più dei semplici “si dice” doveva esserci su Alessandro. Che per inciso, il giorno della scomparsa di Nunzia, era stato visto allontanarsi con la sorella.

Fra l’altro di quei resti non si sarebbe dovuto trovare più nulla, ma – sempre a detta dei collaboratori di giustizia – sarebbe stato Santo Alleruzzo “ ‘a vipera”, uomo forte della famiglia, ancor di più dopo gli arresti che hanno colpito a ripetizione i “vicini” Assinnata, a ordinare ad Alessandro di favorire il rinvenimento del cadavere. Un gesto di pietà per una donna che era pur sempre sangue del loro sangue.

E, a proposito degli Assinnata, dopo la riapertura delle indagini, la notizia che i carabinieri avevano imboccato la pista giusta, grazie anche al contributo dei collaboratori di giustizia, fu anticipata dal nostro giornale. Quella pagina, così come scrive nell’ordinanza emessa contro Alessandro Alleruzzo (per omicidio volontario pluriaggravato) dal Gip Santino Mirabella, arrivò in breve al carcere di Asti, là dove Turi Assinnata era detenuto assieme a uno degli uomini sospettati di avere intrattenuto una lunga relazione con Nunzia Alleruzzo. I due commentarono a più riprese la notizia, chiedendosi come mai quella pagina è sul tavolo di un ispettore della polizia penitenziaria: «Come mai questi fogli sono a Torino?… Cornuta la miseria… Questa cosa mi fa impazzire…. La Procura di Catania che apre vecchi faldoni… Nuovissimi pentiti… A quest’ora a Paternò c’è ‘u ugghi ugghi… Oggi ne abbiamo 12, segniamo la giornata di oggi». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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