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Investito a Catania, la moglie: «Aiutatemi a trovare chi ha arrotato Joshua»

Di Maria Elena Quaiotti |

Catania – “Ricordate Joshua, sempre, per ciò che era, cioè una persona “senza filtri”, una vera rarità. Mio marito non meritava tutto questo, non si può morire andando al lavoro, spezzare una vita piena di sogni e amore. Lo chiedo qui ancora una volta, e non mi fermerò finché non avremo giustizia, la pretendo: se qualcuno sa qualcosa, o ha visto, parli, ci aiuti a risalire alla verità”: è questo il messaggio struggente e pieno di dolore che Veronica, mamma della piccola Beatrice e compagna di Joshua La Rosa, il 29enne che mercoledì ha perso la vita in via Passo Gravina direzione Catania mentre era in bicicletta, ha voluto lanciare ieri mattina al funerale celebrato da padre Piero Mangano nella chiesa del Beato Padre Pio da Pietrelcina a San Giorgio. L’appello segue quello lanciato con disperazione anche attraverso i social e gli hashtag #giustiziaperjoshua e #joshuaviveneinostricuori.

L’incidente è avvenuto appena prima del ponte mercoledì intorno alle 13, un orario in cui di norma c’è molto traffico. “Joshua – racconta Attilio Pavone, esponente di “Salvaiciclisti Catania” – era un ciclista esperto e, abitando a Gravina, percorreva ogni giorno quel tratto di strada per andare al lavoro, vicino a Etnapolis. Arrivava fino al Borgo, caricava la bicicletta sulla Circumetnea e scendeva a Valcorrente, a 500 metri dal suo posto di lavoro. Quella strada fa schifo, lì i mezzi corrono senza controllo, il traffico è micidiale e chi lo ha urtato può anche non averlo visto, ma, di certo, dopo avrebbe dovuto fermarsi”.

La polizia locale, che ha effettuato i rilievi, sta ricostruendo la dinamica; mercoledì l’ambulanza è arrivata in 12 minuti, come confermano dal 118, Joshua è stato trasportato al Policlinico, ma le sue condizioni erano già disperate. “È stata una visione straziante – racconta Oriana, che quel giorno era lì intorno alle 13.10 – si andava a passo d’uomo, abbiamo visto il ragazzo riverso a terra, pallido, esanime. C’era una copiosa striscia di sangue sull’asfalto, la bicicletta messa da parte. Probabilmente qualcuno l’avrà sbalzato, aveva una ferita alla tempia sinistra. Sappiamo che ha avuto un arresto cardiaco in ambulanza, dove veramente fanno l’impossibile per salvarti. Poi ho saputo chi era, un ragazzo giovane, un vero dolore. Di certo in questa città il caos è impressionante, si vedono troppo spesso ambulanze imbottigliate nel traffico, c’è da avere paura a guidare. Ed è impossibile anche prendere un autobus”.

“La tragedia di Joshua si poteva evitare – dicono Salvaiciclisti, Cai e altre associazioni – qualcuno ha mai provato che significa scendere dai “paesi” di Catania nord, o anche solo osare oltrepassare il tondo Gioeni? Noi avevamo dato una soluzione, una alternativa, all’amministrazione e all’Amt rispetto a quel tratto un anno fa, ma non ci hanno ascoltato. E ora c’è il morto”.

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