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Superlega, il Chelsea, il City e il Barcellona pronti al passo indietro

Di Redazione |

Falsa partenza per la Superlega. A poco più di 48 ore dal comunicato che ne annunciava la nascita già perde i pezzi. Il Manchester City ha formalizzato la sua uscita dalla Superlega, mentre il Chelsea si appresta a farlo. Lo conferma questa sera la Bbc citando fonti delle due società inglesi. Il progetto perde così due pezzi su 12, colpito pesantemente dalla protesta scatenatasi nel Regno Unito da parte dei tifosi, della stampa e di molti addetti ai lavori, protesta sostenuta decisamente del governo del Premier Boris Johnson. E secondo le indiscrezioni altri due club inglesi – Arsenal e Manchester United – avrebbero deciso di fare un passo indietro, rinunciando alla Superlega. Il vice-presidente dello United, Ed Woodward, designato ad essere il vice-presidente della futura Superlega, ha annunciato che lascerà il club inglese al termine del 2021. Dei sei club di Premier che avevano inizialmente aderito alla nuova costituzione, al momento solo Liverpool e Tottenham non avrebbero ancora fatto retromarcia. E anche il Barcellona non è così sicuro di farne parte: l’adesione del club catalano è condizionata dall’approvazione dei soci, che saranno chiamati ad esprimersi al riguardo. 

La giornata si era sviluppata tra l’esecutivo Uefa, con Ceferin che ha prova a tendere la mano invitando «i presidenti di alcuni club, inglesi principalmente», a «cambiare idea», e Florentino Perez che indicava nella Superlega la via «per salvare il calcio», mentre veniva ribadita la contrarietà della Fifa, col presidente, Gianni Infantino, che annunciava che «i club ne pagheranno le conseguenze». Superato, si fa per dire, lo choc del comunicato dell’altra sera, il pallone (e non solo) fa muro. E intanto un tribunale di Madrid – ribadendo quanto già successo anni fa con l’Eurolega e quanto detto all’ANSA ieri dall’avvocato Pierfilippo Capello sulle controversie legali – ha emesso una misura cautelare che impedisce alla Fifa, all’Uefa, alla Liga spagnola e alle federazioni calcistiche nazionali di prendere provvedimenti contro i club che hanno annunciato l’adesione alla Superlega. Una richiesta preventiva presentata venerdì scorso dalla European Superleague Company SL. 

Il fine «salvifico» della Superlega (che «potrebbe partire già tra cinque mesi, siamo pronti a sederci e parlare con la Uefa. Le loro minacce di esclusioni non sono comunque legali” dice il segretario generale, Anas Laghrari) evocato da Perez è contrastato dall’Uefa. Ceferin ne ha parlato apertamente nel corso dell’esecutivo di Montreaux: «Con la Superlega stanno provando a privatizzare il calcio – le parole di Ceferin – Ma siamo pronti, li aspettavamo anche se non sapevamo quando sarebbero arrivati. I governi, i tifosi, i media sono con noi. Gli permetteremo di prendere il calcio? No, credetemi, è una partita che non possiamo perdere. Il calcio non appartiene a nessuno. O meglio, appartiene a tutti, perché il calcio fa parte del nostro patrimonio». L’intervento del n.1 dell’Uefa è duro, ma lascia qualche spiraglio ai 12 club. «Avete fatto un grande errore – le parole di Ceferin Qualcuno potrebbe dire che sia avarizia, ignoranza o altro, ma non importa, siete ancora in tempo per cambiare idea. Tutti commettono errori». 

La confederazione europea del calcio tornerà a riunirsi venerdì con all’ordine del giorno la questione delle città che ospiteranno l’Europeo e non è escluso che il tema Superlega possa essere inserito tra gli argomenti: esclusioni dalla Champions, sanzioni come ha annunciato ieri il n.1 della federcalcio danese Moller. Decisamente duro, nel suo intervento, Infantino: «La Fifa è una organizzazione costruita sui valori, i veri valori dello sport. Non possiamo che fortemente condannare la creazione di una Superlega, che è un qualcosa di chiuso, che è una fuga dalle attuali istituzioni calcistiche. Non c’è nessun dubbio che la Fifa disapprovi questo progetto». Una visione opposta a quella di Perez, secondo il quale «il calcio deve evolversi e questo format ci garantirà molti più soldi. La Champions – ha sentenziato -, ormai ha perso appeal». Poi l’attacco all’Uefa: «Ceferin non può insultare come ha fatto con Agnelli, è impresentabile». 

Non mancano le voci contro, anche tra quelli che sono al soldo dei club ‘fondatorì della Superlega, come Pep Guardiola, manager del Manchester City, una delle 12, che senza mezzi termini dice che «quando non esiste relazione tra l’impego e il risultato, non è più sport». E si muovono anche i calciatori: il capitano del Liverpool ha convocato una riunione con i ‘colleghì di Premier per prendere una posizione unitaria, mentre i tifosi sono sul piede di guerra. Fuori da Stamford Bridge, quelli del Chelsea – altro club coinvolto – hanno inscenato una protesta contro «l’avidità nel calcio». (ANSA). COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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