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Mario Biondo la sera del decesso non era solo in casa: svolta nel giallo del cameraman morto a Madrid

Di Redazione |

PALERMO – Emergono nuovi elementi sulla morte di Mario Biondo, il cameraman palermitano trovato senza vita nella sua casa di Madrid nel 2013. Il caso, inizialmente archiviato come suicidio, è stato avocato dalla Procura generale di Palermo per ulteriori approfondimenti.

Le novità arrivano dal lavoro di Emme Team, un gruppo di consulenti legali e paralegali italo-americani che si occupa di casi irrisolti, incaricato di svolgere indagini difensive per conto della famiglia della vittima. Gli esiti dell’inchiesta sono stati depositati alla Procura Generale che ha avocato il caso.

Tra le altre cose emergerebbe che Biondo, contrariamente a quanto scoperto finora, all’ora della morte non era solo in casa e che qualcuno ha usato la sua carta di credito in un locale notturno di Madrid, poco distante dalla sua abitazione, tra le 2:08 e le 2:53 del mattino. 

Biondo, sposato con la conduttrice Raquel Sanchez Silva, presentatrice della versione spagnola de «L’Isola de Famosi», fu trovato impiccato ad una libreria della sua abitazione a Madrid. All’epoca nessuna indagine fu svolta dalle autorità spagnole che da subito parlarono di suicidio. La Procura di Palermo aprì però una indagine per omicidio, disponendo anche la riesumazione del corpo. Non avendo individuato elementi utili a proseguire l’inchiesta seguì la richiesta di archiviazione. Una scelta non condivisa dalla Procura generale che ha avocato il caso.

Il team di consulenti italo-americani, che ha effettuato i nuovi accertamenti per conto della famiglia, dallo studio dei profili social di Biondo e grazie ai sistemi di identificazioni degli indirizzi IP e delle attività internet, possibili negli Stati Uniti, ha accertato che due smartphone avevano accesso alle pagine Facebook e Twitter della vittima e proprio tra il 29 ed il 30 Maggio 2013, sera della morte, controllavano le attività social del cameraman. Uno dei due cellulari inoltre sarebbe stato connesso al wi-fi dell’appartamento.

La notte della morte Mario avrebbe usato Facebook per comunicare con i fratelli. Alle 00:48 uno dei due dispositivi scoperti dalla consulenza avrebbe agganciato il wifi e sarebbe dunque stato usato nell’appartamento mentre il secondo smartphone sarebbe stato utilizzato nei dintorni dell’abitazione. Entrambi i dispositivi sarebbero stati nuovamente utilizzati in casa di Biondo alle 19:00 del 30 maggio, quando all’interno erano presenti le forze dell’ordine.

Emme Team, su incarico della famiglia della vittima, sta ora lavorando per fornire alla Procura Generale una mappa degli spostamenti fatti, tra il 29 ed il 30 maggio 2013, dai due dispositivi individuati, per conoscerne i movimenti successivi. Il lavoro del team di consulenti si svolge essenzialmente negli Usa dove si trovano i server dei social più diffusi.

I familiari di Biondo, certi che si sia trattato di un delitto, hanno sempre sostenuto la necessità di nuovi approfondimenti. Certo invece della tesi del suicidio è sempre stato il medico legale incaricato di eseguire l’autopsia sul corpo dopo la riesumazione. Secondo l’anatomopatologo, che ha anche analizzato le foto scattate dopo il ritrovamento della salma, inviate successivamente ai pm dalle autorità iberiche, il cadavere non presentava segni di violenza: il ragazzo, dunque, si sarebbe stretto da solo una pashmina di seta attorno al collo, dopo averla attaccata alla libreria.

Le immagini del corpo e della stanza in cui fu trovato sono state consegnate ai sostituti procuratori palermitani Geri Ferrara e Claudio Camilleri che indagavano sul fatto dagli investigatori spagnoli durante l’ultima rogatoria effettuata dai magistrati a Madrid.

I due magistrati palermitani hanno interrogato più volte Raquel Sanchez Silva, anche e soprattutto per approfondire alcune incongruenze presenti nei suoi racconti: a partire dall’ora in cui avrebbe saputo della morte del giovane marito. La Sanchez ha raccontato di avere chiesto alla domestica di controllare se Biondo stesse bene perché non aveva sue notizie da ore e di avere appreso dalla donna del decesso alle 17 del 30 maggio 2013.

Alcuni testimoni, invece, sostengono che la scoperta del corpo senza vita risalisse alla mattina dello stesso giorno. Inoltre la donna, che si sarebbe dovuta operare a Plascenzia ed era partita da Madrid per raggiungere uno zio la sera del 29 maggio, sarebbe arrivata a destinazione solo la mattina del 30 maggio. Dalle indagini e dalle analisi delle conversazioni via email e sms dei due coniugi è emerso che, al contrario di quanto detto dalla vedova, i due erano in crisi e che il cameraman aveva scoperto di essere stato tradito. La giornalista ha inoltre raccontato di avere scoperto dal telefonino del marito che questi, poche ore prima di morire aveva chiamato uno spacciatore; dall’autopsia sono emersi segni di uso di droga e alcol. In realtà dai tabulati risulta che Biondo chiamò una donna e un’agenzia immobiliare.

Gli investigatori italiani hanno poi accertato che un ingegnere informatico, parente della Sanchez, avrebbe controllato il pc di Biondo. La giornalista ha sempre dichiarato di avere controllato personalmente il computer del marito. Il pc sarebbe stato usato inoltre dopo il decesso. Contraddizioni, quelle del racconto della vedova, che, finora, però, non sono state sufficienti a ipotizzare scenari diversi dal suicidio. Chissà che questi ultimi accertamenti non possano cambiare gli scenari di questo giallo.

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