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Covid, entro 24 ore alle Regioni un milione di vaccini Pfizer

Di Lorenzo Attianese e Matteo Guidelli |

Nelle prossime ore arriverà in Italia un milione di dosi del vaccino di Pfizer e il governo è pronto ad aiutare le regioni che stanno avendo più difficoltà nell’organizzazione delle vaccinazioni e che procedono a rilento soprattutto sull’immunizzazione degli over 80, che è ferma al 40% circa del totale e che invece, come dimostra lo studio dell’Istituto superiore di sanità sugli effetti del vaccino nelle Rsa, ha un impatto fondamentale sulla riduzione di casi e decessi: l’incidenza ha raggiunto nell’ultima settimana di febbraio e nelle prime due di marzo valori sovrapponibili o inferiori a quelli di ottobre (0,6%), in controtendenza rispetto all’andamento dell’epidemia, mentre i decessi sono passati dal picco nella settimana 9-15 novembre, con circa l’1.3% dei residenti, allo 0,6%

L’esecutivo prova ad imprimere un’accelerazione alla campagna vaccinale anche se sembra ormai chiaro che non verranno mantenute le previsioni indicate nel piano del ministero della salute per il primo trimestre: entro fine marzo l’Italia disporrà infatti di 14 milioni di dosi, quasi un milione e settecentomila in meno di quanto previsto. Il lotto del siero dell’azienda statunitense è il più consistente finora spedito in Italia e verrà distribuito in 214 strutture sanitare in tutto il paese. Una boccata d’ossigeno importante, visto che si tratta del vaccino utilizzato per i soggetti fragili e vulnerabili, anche se le aspettative erano ben altre: entro la fine di marzo l’Italia avrebbe dovuto disporre di 15.694.998 dosi ma è probabile che ne mancheranno circa 2,6 milioni, a meno che non ci sia una maxiconsegna da parte di Astrazeneca.

Con le dosi di Pfizer in arrivo nelle prossime ore, le 336.600 di Moderna già consegnate e le 279mila di Astrazeneca previste per la settimana, si arriverà a quasi 11,2 milioni. Ai quali dovrebbero aggiungersi, in consegna la prossima settimana, un altro milione di Pfizer, circa 500mila di Moderna e probabilmente altre 300mila del vaccino anglo svedese, per un totale di 13 milioni. 2,6 milioni in meno, dunque, che dipendono fondamentalmente da Astrazeneca. Che farà l’azienda anglo-svedese? Certezze al momento non ce ne sono ed è anche questa una delle questioni che è stata affrontata nel corso dell’ennesimo incontro di lavoro a palazzo Chigi tra il presidente del Consiglio Mario Draghi, il commissario per l’Emergenza Francesco Paolo Figliuolo e il capo del Dipartimento della Protezione Civile Fabrizio Curcio.

L’altra questione è invece il coordinamento delle regioni, della quale il premier ha parlato anche con il ministro per gli Affari Regionali Mariastella Gelmini. Come prima mossa è stato attivato il volontariato di protezione civile: le regioni che ne faranno richiesta potranno utilizzare i volontari. Ma il nodo centrale è il rafforzamento del coordinamento tra le regioni, in modo che tutte le amministrazioni vadano nella stessa direzione e, soprattutto, si annulli il gap tra quelle virtuose, come il Lazio, e quelle che stanno avendo più difficolta, come la Calabria – dove in settimana arriverà il commissario Figliuolo – la Sardegna, la Liguria e la Lombardia dove il presidente Attilio Fontana ha rimosso in blocco i vertici della società regionale ‘Arià dopo la debacle dei giorni scorsi.

D’altronde il premier nella sua prima conferenza stampa, ribadendo che l’obiettivo del governo è di portare le somministrazioni a 500mila al giorno da metà aprile, era stato chiaro: «le Regioni vanno in ordine sparso e questo non va bene. Andiamo forte a livello nazionale ma le regioni sono molto difformi nei criteri e nella capacità di somministrare i vaccini, alcune arrivano al 25% altre al 5%». Dunque bisogna intervenire. Il ministro Gelmini ha ribadito che si aiuteranno le regioni dal punto di vista logistico e delle somministrazioni, con personale della protezione civile e dell’esercito, ma non c’è alcuna volontà di commissariamento. E che le priorità sono i soggetti fragili, disabili e i caregiver. Una delle ipotesi sul tavolo è quella di estendere la piattaforma per le prenotazioni predisposta da Poste anche ad altre regioni oltre a quelle che già la usano, Calabria, Sicilia, Abruzzo, Marche e Basilicata. Si potrebbe aggiungere all’elenco anche la Lombardia. La vaccinazione può essere prenotata dai cittadini online, tramite un call center ad hoc, o attraverso l’Atm Postamat inserendo la propria tessera sanitaria, o tramite i palmari in dotazione ai postini. La piattaforma registra anche la somministrazione e inserisce automaticamente nell’anagrafe vaccinale nazionale il nominativo, in vista di un possibile patentino.

Più dell’aiuto, però, le regioni chiedono le dosi. «Più che di una task force – dice il vicepresidente della Conferenza delle Regioni e presidente della Liguria Giovanni Toti – abbiamo bisogno dal governo di una programmazione seria e rispettata dei vaccini che arriveranno». Il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini si dice convinto che entro la fine di aprile avrà immunizzato tutti gli over 80 e quello del Veneto Luca Zaia ipotizza entro l’inizio del mese. Sempre che arrivino le dosi.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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