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Ad aprile in Sicilia 668.000 dosi, parte la sfida da 40.000 vaccini al giorno

Di Mario Barresi |

CATANIA – Raccontano che, giovedì scorso, in un vertice con i manager sanitari convocato d’urgenza, Ruggero Razza a un certo punto abbia chiarito un concetto: «Signori miei, se finora ci poteva essere l’alibi della scarsa disponibilità dei vaccini, fra poco non voglio più sentire ragioni perché arriveranno tante di quelle dosi che tutto dipenderà soltanto da noi».

E in effetti è così: ad aprile sono attese 668.020 dosi (439.000 di Pfizer, 192.500 di AstraZeneca e 35.600 di Moderna), che si aggiungeranno alle consegne di quest’ultima settimana di marzo, e cioè 103mila dosi di Pfizer (fra oggi e il 29), 24.500 di Moderna entro mercoledì, con appena 10.500 di AstraZeneca invece delle 50mila annunciate. Numeri di uno scenario che ancora non contempla l’esordio di Johnson&Johnson, che comincerà a essere distribuito «nella seconda metà di aprile, con una quantità limitata che poi andrà aumentando tra maggio e giugno» nell’auspicio del commissario straordinario per l’emergenza Covid, Francesco Paolo Figliuolo.

Una pioggia di fiale, anche in Sicilia. Con l’ansia da prestazione che cresce, assieme alla consapevolezza di «dovere registrare al meglio l’organizzazione per una campagna che adesso diventa davvero di massa», come ammette uno dei presenti all’incontro con Razza. Che, nello sfogo da spogliatoio, avrebbe chiesto a tutti di «allinearsi sui dati della somministrazione», soprattutto nella fascia degli over 80, nella quale «siamo nella parte bassa della classifica».

Secondo i dati del ministero aggiornati a sabato, la Sicilia è terzultima in Italia per copertura della prima dose (35,8% della fascia anagrafica a fronte di una media nazionale del 42,9%) e comunque indietro sui richiami (appena l’11,2% contro il 14,7% di media e picco del 30,5% in Basilicata). L’assessore ha snocciolato le cifre aggiornate a metà della scorsa settimana, con le buone performance di Messina (41%) ed Enna (38%) sulla prima copertura degli over 80, in cui Catania e Palermo sono più in affanno. Un altro meccanismo da registrare è la distribuzione delle dosi in base all’effettiva capacità di somministrarle. Negli scorsi giorni, infatti, s’è dovuto ricorrere al “prestito” di fiale: dall’Asp di Enna a Caltanissetta e dall’Oasi di Troina all’Asp di Ragusa.

Ma ora si cambia passo. Partendo dall’81% di somministrazione dei vaccini ricevuti: 606.804 su 754.025. E l’obiettivo che l’assessore esplicita a La Sicilia è «raggiungere un ritmo di 40mila dosi al giorno ad aprile». Il piano prevede il coinvolgimento dei medici di base, destinatari, come conferma Razza, di «tutto il quantitativo di Moderna», cioè 60mila dosi.

L’idea iniziale dell’assessorato è di inoculare il vaccino negli studi, ma negli ambienti sanitari c’è chi ipotizza «un più proficuo utilizzo nella somministrazione domiciliare ai non deambulanti», nonostante il progetto della Regione di impiegare parte dei 14 milioni di fondi per l’assistenza domiciliare integrata investendo su medici e infermieri del settore. E, in attesa del protocollo con Federmarma (nelle farmacie, con modalità da stabilire, sarà somministrato il J&J),Razza gioca la carta di un’intesa con i rettori siciliani.

«L’obiettivo – scandisce – è assoldare oltre mille medici specializzandi come vaccinatori». In una prima “call” l’università di Messina ha già incassato la disponibilità di 600 giovani, a breve i bandi di Palermo e Catania.

Insomma, si comincia a respirare ottimismo. Provando a ribaltare quella che l’assessore definisce «la pessima consuetudine di criticare le nostre cose, che spesso nel resto d’Italia guardano come modello». Dopo aver segnato il passo per lo stop ad AstraZeneca, la campagna di vaccinazione negli ultimi giorni ha ripreso quota. «Ieri (sabato per chi legge, ndr) siamo stati la terza regione in Italia per percentuale di soggetti vaccinati sulla popolazione», rivendica Razza dopo aver ricevuto i complimenti da Roma. Sabato sono state raggiunte 19mila, più basso il dato di ieri. Un risultato che riesce in parte a far dimenticare le proteste per le resse negli hub siciliani in occasione dei “vax day” in cui sono rimasti aperti fino alle 22 anche per chi, all’interno delle categorie previste (anziani fra i 70 e i 79 anni, forze dell’ordine e personale scolastico) non avesse prenotato.

Così il 40% delle rinunce di chi doveva fare AstraZeneca (in tutto 4.300 siciliani) è stato compensato con il last minute. Ma non certo a costo zero. «È stato un delirio, tra le tante persone prenotate si è insinuata gente di ogni tipo tra cui furbetti del tesserino che si spacciavano persino come appartenenti alle forze dell’ordine», ricostruisce Mario La Rocca, dirigente del Dipartimento pianificazione strategica. E non solo: «C’è chi si è presentato con due-tre ore di anticipo rispetto alla prenotazione, chi era accompagnato da tanti parenti, chi persino dal medico di famiglia e chi si è messo in fila alle 17 sperando di ottenere la dose residua delle 22».

Raccontano, a Palermo, di un aspirante vaccinando che si sarebbe qualificato come «insegnante». E alla richiesta di maggiori dettagli, avrebbe risposto: «Insegno windsurf».

E raccontano pure di un politico regionale d’opposizione che, subito dopo aver vergato una nota di protesta per la ressa alla Fiera del Mediterraneo, avrebbe chiamato chi di competenza per raccomandare «un amico in fila». Ma questa è un’altra storia.

Twitter: @MarioBarresi

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