Catania
Sant’Agata, Candelora d’Oro a Fiorello: «Mio padre sarebbe stato felice di essere qui»
Catania – «Buonasera a tutti, sono ‘npocu cunfunnutu. Sta ghiuvennu!!! Signore e signori: ecco a voi il signor sindaco» e lascia tutti senza fiato. Rosario Fiorello, oggi a Catania per ritirare il prestigioso riconoscimento della Candelora D’Oro, si è fatto attendere. L’incontro al Palazzo degli Elefanti era previsto per le 19, ma sono le 20 quando spunta dallo scalone di rappresentanza accompagnato da Enzo Bianco, a cui passa subito la parola. «Caro Rosario – esordisce il primo cittadino – venti anni fa veniva consegnata per la prima volta la Candelora D’Oro. Era stato un suggerimento del presidente oggi onorario del comitato di Sant’Agata, il cavaliere Maina, che ebbe l’idea di consegnare a una personalità che aveva in qualche modo onorato o servito la nostra comunità. Catania quest’anno ha premiato Rosario Fiorello perché ha saputo dare e dà ogni giorno della Sicilia un’immagine attiva, operosa, semplice, elegante. Rosario quando vuole è anche campione di una parola che è intraducibile in italiano, che è la “liscia”».
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Il tempo dei saluti istituzionali e Fiorello, invitato a parlare da un pubblico che lo reclama, si avvicina al microfono e comincia il suo show. Riavvolge il nastro della sua vita, partendo dal quartiere di Catania che lo ha visto nascere, Ognina, grato ancora a quel dottore che riuscì a intervenire tempestivamente per risolvere gli imprevisti del parto che lo mise al mondo. Dal ricordo di una complicanza, però, passa subito a rinvigorire gli anni verdi, come i viaggi in pullman da Augusta a Catania «per essere puntuale in sala da biliardo – scatta l’applauso del pubblico e, dopo il fervore, Fiorello prosegue – . Anziché andare a scuola, preferivo divertirmi e andare dietro le ragazze, soprattutto le studentesse del liceo musicale Vincenzo Bellini». Poi Fiorello parla del premio: «Per spiegare – dice – a chi non è di Catania l’entità del premio, ho fatto un esempio: se a mia madre le avessi riferito che sarei dovuto recarmi a Los Angeles per ritirare l’Oscar, non avrebbe avuto la stessa reazione». E tra una battuta e l’altra, arriva il momento che ha rubato la standing ovation del pubblico: «Questo premio lo dedico a mio padre, che non c’è più. Lui sarebbe stato più che fiero di me e sarebbe stato felice di essere qui. E io gli devo tutto». Applausi e commozione per l’uomo che è stato definito dalla città “un alfiere dell’Italia che vale”.
Video di Davide AnastasiCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA